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sabato 8 luglio 2023

MULINI A VENTO
di Luigi Mazzella

 
Le piattaforme digitali, lo streaming, i serial: ultima spiaggia dell’Occidente e mulini a vento per la Meloni.
 
Il pensiero libero nei giornali, quasi tutti finanziati dalle centrali creditizie anglo-americane e osservanti del “Verbo” propagandistico servile e comune a tutti i partiti che agiscono nell’Unione Europea, diffuso dai due Paesi egemoni (e “sostanziali” colonizzatori dell’intero Occidente), è del tutto latitante. È assente, altresì, dai libri accatastati nei super-market della pseudo-cultura in attesa di divenire best-sellers. Tracce di pensiero non condizionato dal mainstream dominante vi sono unicamente on line, grazie all’invenzione di Internet. Alla “pulzella della Garbatella”, come dimostra la sua ultima uscita a proposito di Vincenzo Muccioli e dei film sulla droga, sarebbe piaciuto distruggere l’ultima e unica speranza per gli Occidentali che intendono ancora tentare di sfuggire allo spengleriano “tramonto”. La sua intenzione (tipica di una moralista post-fascista) di arrestare  il flusso audiovisivo di immagini che attraverso le piattaforme digitali e lo streaming raggiungono lo schermo dei nostri televisori si è dovuto fermare, però, di fronte a chi l’ha avvertita che per fare una tale battaglia contro i serial, più che ispirarsi a Giovanna d’Arco avrebbe dovuto seguire l’esempio di Don Chisciotte della Mancia e cimentarsi in una cavalcata che rischierebbe di essere, come quella dell’Hidalgo spagnolo, contro i Mulini a vento: nulla e deludente! Contro i flussi digitali delle immagini seriali che scorrono sugli schermi televisivi neppure il suo amico Guido Crosetto potrebbe lanciare nello spazio infinito quei missili che, sulla terraferma, continua a fornire a Zelensky. D’altronde, il suo furore contro quel “maledetto” vizio di talune “irriducibili” menti di voler pensare ha solide motivazioni nel detto mussoliniano: “credere, obbedire, combattere”, ritenuta “parola d’ordine d’una Suprema Volontà!”. Per limitarci a un esempio, una produzione come quella di HBO dal titolo “Euphoria” di Sam Levinson, sceneggiatore e regista (figlio d’arte di Barry Levinson e di Dianna Rhodes) dando uno spaccato agghiacciante e molto repellente del male crescente prodotto dalla cosiddetta “democratica” (e drogatissima) società statunitense non aiuta certo i suoi seguaci, anche i più acefali, a comprendere la sua svolta politica “atlantista” ed “europeista (senza se e senza ma)”. La gente capisce che se si è trattato di una condizione indispensabile per governare il Paese, ma accetta con difficoltà quelli che considera “voltafaccia” nei confronti delle proprie idee comuni ai polacchi e agli ungheresi, e si sorprende per giunta dell’invito recente della “pulzella” agli ex alleati di fare un analogo tradimento dei propri ideali di libertà dal servaggio europeo e statunitense. I destinatari della mia email, esperti nella fruizione dei serial (non ci vuole molto!) possono provarci per credere. “Euphoria” è ancora in programmazione e può continuare a sgomentare gli imbambolati cultori del mito occidentale, perché la lancia in resta della Meloni, in versione “Don Chisciotte”, si è persa, com’era prevedibile, nel vuoto cosmico dei flussi audiovisivi! L’emula di Giovanna d’Arco (ritenuta tale per il suo iconoclastico furore bellico) deve farsene una ragione. E pur di restare al governo, secondo molti uomini politici, non solo dell’opposizione, se la farà, verrà aggiunta al suo capace curriculum di “voltagabbana”.