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giovedì 13 luglio 2023

PAROLE E LINGUA
di Nicola Santagada


 
Le vestigia /2


Per quanto riguarda statuo/stabilisco, bisogna ricordare che, per il pastore, le leggi di natura, il tempo di stazionamento erano prescritti ed immodificabili, così come tutto il processo di formazione della creatura era rigidamente sequenziale, dovendo attenersi ad un ordine tassativo. Fu dedotto il sostantivo neutro statutum: il decreto.
Da statuo, nei verbi con prefisso, si usò la radice στη (dal legare il generare il tendere), desumendo: deστηtuo/destitutum: abbandono, lascio, vengo meno (con la nascita), mentre, il participio destitutus significò: abbandonato, privato (di), spogliato, da cui la destituzione. Ancora: restituo: restituisco, ripongo, constituo/constitutum: faccio sorgere, fondo, formo, creo; da constitutus (da chi ha costituito/da ciò che ha costituito) fu formulato il deverbale: constitutio: costituzione fisica, temperamento, base/fondamento (dell’organizzazione politica), disposizione/ordine. Quindi, si passò a: instituo/institutum: comincio, intraprendo, pongo le basi, istituisco/ dispongo. Quindi, da chi ha istituito, furono dedotti institutio, nel senso di stabilire le premesse, di dare le regole, l’insegnamento/educazione, e istitutore come colui che istituisce/fonda, ma anche come maestro/precettore.
Fu elaborato un altro verbo, che dimostra, in modo inequivocabile, che stituo attiene al grembo materno, meglio: a ciò che si deduce dal grembo materno: prostituo, ad indicare che, talvolta, quello stare è il frutto di un prezzo, in quanto pro, in latino, significò anche: in cambio di, al prezzo di.
Tra i tanti verbi dedotti ci furono non solo: reσταuro e instauro, ma, soprattutto: sisto (va a mancare lo stare, si genera dallo stare): faccio stare, colloco, compaio, erigo, trattengo, duro, sostengo, da cui: assisto, resisto, insisto, persisto, obsisto (contrasto) desisto. Poi, consisto: mi poso, mi riposo, prendo sede, prendo una posizione salda, prendo consistenza, nel senso anche di: mi rapprendo. Il significato dato a consistente si integra mediante inconsistente. Da consisto fu dedotto consistorium (concistoro).



Dall’essere in avanzata formazione: sistens, si deduce/nasce: εκsisto, che rimanda non solo al grembo: vengo fuori, esco d’un tratto, compaio, spunto, sbuco, nasco, ma anche alla creatura finita che nasce. Il pastore latino da questo verbo deduce esistenza, che ha anche il significato di presenza, per cui l’essere in fase avanzata di formazione, che pulsa e si muove, indica una presenza di vita.
I greci avevano indicato con οσία non solo essenza, ma anche: esistenza, che si genera dalla madre, da colei che è: οσα. Inoltre, in colei che è, si riscontra la parusia come presenza.
Ci sono, in italiano, il verbo sistemare e il deverbale sistema, che furono importati, durante la colonizzazione, dalla cultura greca. Nella cultura popolare sistemare significa: ciò che si genera dallo stare insieme, per cui se si dice: i figli si sono sistemati, si vuol indicare che si sono sposati e sono in condizione di affrontare con tranquillità la vita. Il concetto di sistema, in greco: σύ-στη-μα σύστηματος: composto, massa, complesso, associazione, costituzione, lega, associazione, condotto, acquedotto, ha non solo qualcosa di complesso dinamico, ma il sistema si caratterizza per l’interazione delle parti e dei momenti, concetti che si son potuti desumere dai meccanismi sinergici del grembo. In altra occasione il pastore greco aveva coniato dieta, come regime alimentare del grembo, quello latino da rego aveva dedotto regime (alimentare), mentre il pastore/mulattiere del mio paese utilizzò: κυβερνάω: governo, guido, reggo per indicare l’alimentazione necessaria per gli animali: agg’ iut’ a guvernà i vuii (sono andato a governare i buoi). Quanti richiami culturali ci sono nella parola governo!
Si riverberano non solo quello di chi guida in un mare talvolta tempestoso, ma anche quello di chi provvede ai più elementari bisogni del polites e del civis.  Infine, il concetto di sistema si coglie meglio dal dedotto sistematico: che forma un tutto, che forma un sistema.
Nella lingua latina, inoltre, da στη fu dedotto: ueστηgium/vestigia, che rimangono dall’ho dal legare il tendere (come cammino). Questa parola, che sembra ricercata e che indusse il Petrarca a scrivere, in Solo e pensoso: “ove vestigio human l’arena stampi “, ha lasciato traccia profonda nella nostra lingua nel verbo investigare e sue derivazioni, in quanto le impronte, soprattutto quelle digitali, sono elementi certi per avviare un’indagine.



Nella lingua italiana, molte altre parole furono desunte da στα/στη, sicuramente: stampare, lo stampo, che è il frutto di questa perifrasi: è ciò che si genera: dal fare il rimanere il legare il tendere. Probabilmente, qualcuno, notando sull’argilla bagnata l’impronta delle scarpe, fece questo conio. Nel mio dialetto ci sono locuzioni molto in uso: è tutto la stampa della madre, dare una stampata significa: sferrare un calcione che lascia i segni; sicuramente, furono dedotti: stagno come acqua stagnante e come metallo che lega, starnuto/ sternuto, staffa, staffetta, staffilo, staffilata, stalla (dal greco: στάβλον), stallo, stallone, sterco, sterpo, στηrps stirpis, mediante questa perifrasi: dal generare  il legare il tendere, fa lo scorrere il crescere generare la stirpe (che è ciò che manca). Fu coniato il verbo ba-stare (va a generare lo stare/dall’andare lo stare), nel senso che quello stare finisce, ma anche che il tempo dello stare è sufficiente per, per cui si ebbero: bastante e abbastanza. Fu dedotto anche basto che è ciò che serve per legare nei trasporti (dal tendere). Anche bestia e bestemmia rimandano alla stessa radice. Ricordo che, nel mio dialetto, basto (il) si dice: u mmast’, mentre: agg’ fatt’ u bast’ i gugli, significa: ho costituito una riserva di olio sufficiente per tutto l’anno. Inoltre, da stath (lega il tendere dal crescere) si generò: stazza, alla greca: σταθια. Gli italici coniarono anche: sta-gione/stagioni, come periodi funzionali al legare delle piante (come processo di formazione) fino al mancare, che è la fruttificazione. Contrariamente a quanto sostengono i filologi, histrio histrionis (χ-ιστ-rio) è da collegare alla radice ιστ di στημι, meglio è una perifrasi che contiene ιστ, ad indicare l’attore che ha la vis espressiva nell’enfasi dei toni e nella mimica facciale.
Voglio concludere con una parola luminosa: dentro il concetto di chi sta al buio, si generò: στηnla/stella, che è quella che mi rischiara (la mia buona stella!) le tenebre del cammino notturno.