In
previsione della necessità di organizzare momenti di approfondimento attorno ai
diversi temi proposti dal voto europeo 2024 mi permetto di sintetizzare in
alcuni punti-chiave di un possibile elenco di questioni che dovranno essere
affrontate: 1) Mutamento di senso
dell'elezione di rappresentanti dei diversi paesi (nello specifico la dizione
originaria a partire dal 1979 è quella di "Rappresentanti dell'Italia al
Parlamento Europeo") in una fase di transizione come quella che stiamo
attraversando dominata dal tema della coincidenza NATO/UE e dal rapporto tra
Governi e Commissione sul PNRR. Tutto questo all'interno di un quadro generale
caratterizzato dalla crisi della globalizzazione, dal rallentamento del
processo di cessione di sovranità dello "Stato - Nazione",
dell'emergere di rinnovati nazionalismi con la guerra presente nel teatro
europeo. 2)Incidenza del parlamento
europeo nella formazione della complessiva "governance" dell'Unione.
A questo proposito mi concentro su di un solo aspetto: il
Parlamento europeo elegge il Presidente della Commissione. Dopo le
elezioni, uno dei primi compiti del nuovo Parlamento è quello
di eleggere il Presidente della Commissione l'organo esecutivo
dell'UE. Gli Stati membri designano un candidato, tenendo però conto dei
risultati delle elezioni europee. Il Parlamento deve poi eleggere il nuovo
Presidente della Commissione a maggioranza assoluta (la metà dei deputati più
uno). Se il candidato non ottiene la maggioranza necessaria, gli Stati membri
hanno un mese di tempo per proporne un altro (il Consiglio europeo delibera a
maggioranza qualificata). In occasione delle elezioni del 2014 il Parlamento ha
introdotto il sistema dei candidati capilista: ciascun partito politico europeo
presenta un candidato alla carica di Presidente della Commissione e il partito
che ottiene il maggior numero di voti può proporre il candidato del Parlamento
per tale carica. 3)Dal punto 2 deriva
essenzialmente il dibattito in corso sulla formazione di una nuova maggioranza
a Strasburgo e sulla "formula Ursula" che presiedette all'elezione di
Ursula Von der Layen (avvenuta con il voto del Movimento 5Stelle a sostegno
dell'alleanza PPE-Socialisti & Democratici). Appare evidente che saranno i
risultati elettorali a determinare il quadro di alleanze: nel concreto non
esistono possibilità di prefigurare convergenze che soltanto possibilità
numeriche potranno concretizzare vista la conformazione dei gruppi nel nuovo
Europarlamento. 4)Risiede nel punto
relativo all'elezione del Presidente della Commissione il valore effettivamente
sovranazionale del voto espresso nazionalmente (salvo gli inevitabili riflessi
sul quadro politico nazionale) perché sarà soltanto l'esito del voto che ci
fornirà l'indicazione per la costruzione delle alleanze: i fondamentali della
politica europea, infatti, ci indicano un quadro diverso da quello presentato
nel sistema politico italiano da un sistema che esige alleanze preventive e
punisce chi non riesce a realizzarle. 5)Questo quadro ci indica
come uno spunto di discussione da svolgere sarà quello riguardante la
richiesta, in campagna elettorale, di una maggiore incidenza del Parlamento
Europeo sui gangli decisivi della politica comunitaria (economica, militare,
estera, ambientale) e sul rilancio di una ipotesi di costituzionalizzazione
dell'UE dopo il fallimento degli anni 2003-2007. Ipotesi da intendersi almeno
sul piano della formazione di una dialettica come bilanciamento della ferocia
sovranista e militarista che contrassegnerà i prossimi mesi di scontro
politico. Si tratterà di indicare con grande precisione l'assoluta proiezione
sovranazionale del valore del voto. 6)La qualità della
rappresentanza istituzionale che, a sinistra, si intenderà realizzare risulterà
assolutamente collegata alla rappresentatività dell'intreccio tra le grandi
contraddizioni della modernità e della post-modernità. Anche l'opzione
pacifista avrà bisogno di essere inclusa in un progetto complessivo e non
presentata semplicemente come una (pur sacrosanta) esigenzialità immediata.