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lunedì 31 luglio 2023

REFERENDUM E GUERRA
 

Gabriella Galzio pone una questione molto seria a proposito del fallimento del Referendum contro l’invio di armi in Ucraina e bisognerà fare un’autocritica severa. Anche se chi come noi non ha nulla da rimproverarsi (personalmente ho messo a disposizione “Odissea”, ho preso parte ai banchetti di Milano e sfilato ai cortei anche in condizioni di salute precarie). Ma il fallimento ha le sue ragioni e bisognerà interrogarsi pubblicamente e senza ambiguità.
 
 
Caro Angelo,
sono appena venuta a sapere dell’esito negativo della raccolta firme per i referendum contro l’invio di armi in Ucraina, cui senz’altro ha concorso il silenziamento dei media di regime; ciò nonostante mi sono cadute le braccia leggendo l’analisi di questa assenza da parte dei cittadini: giovani, pacifisti, parrocchie, M5S... assenti! Il papa non è “riuscito” a mobilitare le parrocchie, Conte si schiera contro l’invio di armi in Parlamento, ma poi non “riesce” a mobilitare iscritti (133.664 all’agosto 2022) e simpatizzanti (eredi di una tradizione radicale della democrazia diretta)... e i pacifisti? Quanti sono i pacifisti? E quelli dei sondaggi dati oltre il 50%? E i giovani? Le giovani larve, prime ad essere sbattute al fronte in caso di guerra? Possibile che viviamo in un mondo di smidollati? Se non esercitiamo quei pochi istituti di democrazia diretta, peraltro in questioni cruciali come pace o guerra, tanto vale consegnarci a qualunque regime voglia esautorarci. Altro che cittadini sovrani, sudditi, ecco quello che sono, quelli che potevano firmare e non l’hanno fatto.
Gabriella Galzio