Distopia e speranza nel romanzo di Beatrice
Montenegro. Èsempre più d’attualità
il tema del cambiamento climatico, un fenomeno su cui si accapigliano
scienziati e politici, opinionisti e semplici cittadini con versioni spesso
contrastanti tra i cosiddetti “negazionisti del clima” e i “catastrofisti”. La letteratura,
che tutto può dire, ha la capacità di uscire dal recinto forzato della realtà
per approdare nei territori della fiction e dell’invenzione con una libertà sorprendente.
Beatrice Montenegro, docente salentina di scuole superiori, dà forma con “Elpìs”
(Fides edizioni) a un romanzo distopico che potrebbe avverarsi in un futuro nemmeno
troppo lontano: il surriscaldamento globale, l’innalzamento del livello dei
mari, lo scioglimento dei ghiacciai a cui già stiamo assistendo, le stagioni “rovesciate”,
alluvioni e grandinate improvvisi sono ormai all’ordine del giorno. Cosa accadrebbe,
allora, in una situazione ancora peggiore in cui si arrivasse all’invivibilità
del pianeta Terra? Nella palazzina di via degli Olmi di una città imprecisata dove
è ambientata l’opera queste preoccupazioni tengono banco costantemente
forgiando una retrotopia sempre più evidente: nelle uscite serali, negli
incontri tra familiari, nei discorsi con gli amici, sui luoghi di lavoro non si
parla d’altro finendo per rendere ancora più cupa la cappa di negatività e
pessimismo che vi aleggia. Tra gli inquilini si rafforza quella solidarietà
tipica nella comune sventura che consente di sostenersi a vicenda: così la
pediatra Alba, il docente in pensione Alfonso, la famiglia di Brezza e Rivo e gli
altri personaggi che popolano l’intreccio narrativo si trovano a convivere con le
calamità e a cercare una via d’uscita, nelle incombenze quotidiane a cui sono
attesi. Nell’epoca in cui la storia è ambientata, proiettata nel futuro dove
viaggiano treni iperveloci, è d’uopo cambiare il proprio nome, un vezzo, una moda
forse per contrapporsi e sfuggire alla realtà già asfissiante. Di fronte a
tutto ciò l’unica salvezza è guardare altrove: ecco dunque che la distopia si trasforma
in utopia. La scoperta della vita su un altro pianeta, chiamato non a caso Elpìs
(il dio greco della speranza), consentirà tramite astronavi ultramoderne di
trasferirvi tutti coloro che lo vorranno: sarà, però, un addio, un definitivo
saluto alla Terra e a quanti sceglieranno di rimanervi e non tutti opteranno
per una soluzione così drastica e irreversibile. Ed è un’improvvisa nostalgia
quella che coinvolgerà una delle protagoniste che alla fine deciderà, a
differenza degli altri ormai ex inquilini di via degli Olmi, di osservare la realtà
e affrontarla anziché sfuggirne rivivendo inoltre un amore che sembrava irrecuperabile.
Un libro, quello di Montenegro, in cui in controluce leggiamo un invito pressante
ai governanti e a ciascuno di noi a prendere coscienza della grave situazione
in cui versa il pianeta impegnandosi per evitare danni irrimediabili per tutti.