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domenica 24 settembre 2023

PIETÀ PER GLI ANIMALI
di Angelo Gaccione

 
Quando c’è in giro tanta pietà per gli animali, pochissima ne resta per gli uomini
”. Davvero c’è tanta pietà per gli animali in giro? A me non pare proprio, e per aver potuto scrivere una frase come questa a cuor leggero, Leonardo Sciascia deve aver poco riflettuto sulla condizione degli animali. Da sempre impiegati in maniera indegna dagli uomini nelle guerre che hanno provocato, nei tornei agonistici, nelle corse ad ostacoli, costretti a inoltrarsi per luoghi impervi e da vertigini, a correre a colpi di frustate quell’osceno palio che si svolge a Siena dove non è raro spezzarsi le zampe per il divertimento di sadici indifferenti, altro che pietà. Sfruttati ed abusati fino allo sfinimento fisico nelle miniere, dove li attendeva una sicura cecità. E pensare che lo scrittore era siciliano e aveva avuto non solo il nonno, ma anche il padre, come lavorante in una miniera di zolfo. Deve aver conosciuto bene anche la società contadina di quella terra e forse da bambino avrà visto un asino bendato e fatto girare per ore ed ore attorno ad un pozzo per estrarre acqua, o impiegato in altri duri e sfiancanti lavori fino all’infarto. Ne ho visti tanti stracarichi di legna, pietre, tronchi, sacchi di sabbia di questi miti esemplari, negli anni della mia adolescenza. Caricati fino a fargli scoppiare il cuore, a farli stramazzare a terra e presi per giunta a bastonate per costringerli a rialzarsi. Potrei portare ad esempio non solo animali da soma, ma animali di ogni tipo. Vi pare che si abbia pietà di loro quando si incendiano interi boschi trasformandoli in cenere? Piante e animali arsi vivi nella più totale indifferenza. E che dire degli allevamenti intensivi (maiali, pollame, conigli…) tenuti nel luridume, in ambienti spesso privi di luce, ammassati in maniera tale che faticano persino a muoversi? In questi lager finiscono per azzannarsi a vicenda. Non mi sembra un comportamento che riveli sentimenti di umanità. Molti di quanti possiedono animali di compagnia li acquistano come “giocattoli” per i propri figli, e come tali trattati. Altri li lasciano soli in appartamenti giornate intere per via del lavoro a lamentarsi e ad abbaiare; altri ancora non li curano se si ammalano e se ne disfano appena arrivano problemi di salute e di vecchiaia. Quelli che li portano nei ritrovi per animali e nelle cosiddette pensioni nei mesi estivi, non si chiedono affatto cosa provano queste creature lasciate da sole per mesi interi; non parlano ma sentono. Molti di loro si ammalano di malinconia e rivelano disturbi psichici come qualunque essere senziente. I pochissimi che mostrano un attaccamento vero, fraterno, umano, verso gli animali, arrivano ad esprimere concetti come questi: “Purtroppo gli animali che abbiamo amato quando vengono a mancare lasciano un vuoto, più di molti uomini egoisti, stupidi e violenti” (Oliviero Arzuffi, scrittore). O ti mandano frasi come queste: “Gli animali sono migliori degli uomini e non fanno le guerre” (Lorenza Bussolati). Questo invece è il pensiero dello scrittore boemo Milan Kundera e riguarda i cani, me lo ha mandato la poetessa Annitta Di Mineo: “I cani sono il nostro legame con il paradiso. Non conoscono il male né la gelosia né la scontentezza. Sedersi su un pendio con un cane in uno splendido pomeriggio è come tornare nel giardino dell’Eden in cui oziare non era noioso: era pace”. Se diventano feroci gli animali è perché li aizzano gli istinti perversi degli uomini. Lotte di galli armati di lame alle zampe per colpire in modo sanguinario e accecarsi a vicenda; combattimenti di cani per scommesse a fini di lucro; il tutto organizzato da bestie con due piedi. Giudicate se è più feroce l’istinto degli animali o la fredda ragione degli uomini.