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venerdì 22 settembre 2023

POETI
di Zaccaria Gallo


 

Dissennato globo


Dalle caverne delle montagne strappate al mare
il lamento riconosce il vento fulmina profitto la fragilità
 
alla dolcezza cuscino che soffoca fiori dove finisce l’erba
e l’acqua muore sulle spine della pianura per verticali minacce
  
Dove la terra appagata d’acqua sparendo la foresta 
le secondarie strade dei ramoscelli e l’aria verde sa fare il pane
 
ci mancherà quando nei vortici scenderà le scale dell’imbuto 
zoppicando nella follia dei nostri tornados
  
Le membra spezzate ai pioppi i domani vagheranno nell’ombra 
e le colpe si nasconderanno nei deserti
 
ultimo estremo seminato dal dissenno 
manderemo bicchieri in brindisi di vetro nel giardino curato con le bombe
 
epicentro dell’avidità invincibile puttana 
mondo ti tengo per mano vittima di stupro
 
t’addormenti nel sonno del suicida 
mosche conficcano chiodi nelle schiene delle farfalle 
congelate nei cassetti di città rinomate per le cucine e il cemento
  
Nella tua bocca ho visto fiorire il silenzio 
posato sulle labbra per tacere del ghiaccio che sgretola le crepe del tempo che dissolve in trasparenti cristalli
 
C’è ancora quel canto di frontiera da cantare
che è dissonanza dal canto dei tempi
canto per demolire i sogni dei fantasmi?
  
Quando guarderò oltre i vetri della finestra
dirò ancora quello è l’albero della primavera?
  
Alle spiagge giungono brulicanti alieni di plasticos’essenze
schiume alle caviglie inventarono per delfini 
nodi scorsoi e precipizi senza voce nei grandi oceani
  
Possono le nostre gole azzittirsi arrese alla bocca d’un futuro predetto quando ci mostrate il passaporto della vostra malattia?
 
Fra mille anni voleranno ancora i mille pezzi delle vostre granate 
con le speranze bruciate negli intestini?
 
Le candele si spegneranno nelle bocche del dolore?
 
Resistenza è non lasciare libero andare ogni ferita inferta dal vostro tempo
e trasformare la maledizione in poesia
  
riprenderci la terra le foglie il vento le acque 
l’intensa innocenza nella coppa delle mani la luce del sole
  
Non suicideremo i nostri respiri sulle strade dei cuori morti
noi siamo gli alberi le onde le nuvole che per primo vide pitecantropus 
noi siamo la collina che non frana il torrente che non esonda.