Piazza
San Babila. Ora
piazza San Babila è davvero una piazza e, con la fontana e la vasca che la
adornano, può finalmente dare il meglio di sé. La risistemazione, la
pedonalizzazione e la chiusura al traffico, le hanno conferito un carattere e
una elegante fisionomia che non aveva mai avuto prima ai miei occhi. Gli
edifici modernisti di impronta fascista che la circondano, a cominciare da
quello che per i milanesi è sempre stato il Palazzo del Toro (1935-1939), dal
palazzo della Snia Viscosa con la sua robusta Torre (1935-1937) – per inciso
questo è stato il primo grattacielo edificato a Milano –, ai palazzi adibiti a
negozi ed abitazioni con i bei portici, tutti realizzati tra il 1954 e il 1957
da un robusto gruppo di noti urbanisti, in questa nuova “veste” mi hanno riconciliato
con questo luogo. Per decenni San Babila per me era stata l’omonima chiesetta
con i suoi bei mattoni di cotto rosso e la colonna con sopra il leone simbolo
del quartiere della Porta Orientale, un po’ mal ridotto dal tempo e dalle
intemperie. Se potevo fare a meno di passarvi evitavo volentieri. Era un covo
di mazzieri neri, neofascisti poco raccomandabili, e non solo per me, ma per
tanti giovani della mia generazione era un territorio proibito.
La fontana con la vasca
Poi le cose
cambiarono e potei recarmi con tranquillità alla Casa della Cultura sotto i
portici di via Borgona, e soprattutto nei due teatri (Il Nuovo e il San
Babila), per scrivere le mie note critiche per giornali e riviste. Una volta ci
andai vestito con esagerata eleganza e una splendida cravatta di seta, per
incontrare un’attrice, e sarei potuto passare per uno dei borghesi che
frequentavano i suoi bar. Un travestimento, perché in piazza Santo Stefano e in
via Festa del Perdono, dove c’era la mia Università, mai mi sarei vestito così.
Quelli erano luoghi “nostri”, di sinistra, frequentati da studenti o da
lavoratori-studenti com’ero io, e ci distinguevamo anche nel vestire, non solo
per le idee.
La piazza riqualificata
La linea
Quattro della Metropolitana, quella di colore blu che raggiunge l’aeroporto di
Linate, recentemente inaugurata, ha permesso di unire la piazza con lo slargo
ora dedicato al grande direttore d’orchestra Arturo Toscanini che ha avuto casa
in via Durini, quasi di fronte allo slargo. Anche i marciapiedi sono stati
ampliati, mentre l’inserimento di sedute in pietra e lo spazio arredato da
gentilissimi alberelli e qualche aiuola, rendono il colpo d’occhio magnifico.
Corso Europa ha ceduto anch’esso spazio ai pedoni per l’uscita e l’entrata del
Metrò e tutta l’area ne ha enormemente guadagnato. Il fluire lungo i portici e
le gallerie ora potrà svolgersi con meno affanno e oppressione di auto; sulla
piazza e lo slargo si può sostare e infatti i cittadini se ne sono già
impossessati per riposare, consumare un gelato o semplicemente per scambiare
due chiacchiere. Ce ne siamo “impossessati” anche noi di recente, per chiedere
la liberazione del giornalista australiano Julian Assange detenuto a Londra, a
cui il mondo deve molto per le sue denunce sui crimini di guerra, e non solo,
degli Stati.