In
occasione del Convegno su don Milani per il centenario della nascita
(1923-2023) che si terrà al Palazzo Reale di Milano il 26 settembre prossimo,
dovendo portare anch’io una testimonianza sono sceso in “Carboneria” con
l’intento di cercare il libretto L’obbedienza non è più una virtù. È da
questo libretto apertamente antimilitarista e contrario ad ogni guerra che
voglio partire, perché al priore di Barbiana era costato un linciaggio pubblico
e un processo. A me, invece, invogliò a sostenere l’esame su questi argomenti
con lo studioso di storia militare Giorgio Rochat all’Università degli Studi di
Milano dove allora insegnava. Di fronte al diluvio di libri disposti senza
alcun ordine mi disillusi subito ed ero certo che non l’avrei assolutamente
trovato. Mi ero premunito chiedendo al mio amico Giuseppe Bruzzone di guardare
fra i suoi libri: avendo da giovane subìto diversi mesi di carcere in qualità
di obiettore di coscienza, ero certo che lui lo avesse sotto mano. E invece
mentre mi apprestavo deluso a lasciare la “Carboneria”, ecco che misteriosamente
la costa del libretto di don Milani mi salta agli occhi da uno scaffale. Un
libro che mi ha chiamato. L’anima di don Lorenzo? Quella di mia madre che per
controllare che nessuno portasse via dalla casa in Calabria i miei libri, dove
anche questo era stato fino alla sua morte custodito, aveva contrassegnato con due
strisce di pennarello nero il loro dorso per tutta la lunghezza dello scaffale?
Chissà.
Sulla prima
pagina ho trovato la data che vi avevo apposto (16- 1- 1973), mezzo secolo
esatto, e tutte le sottolineature con la solita matita rossoblù, e gli appunti
scritti a mano. L’avevo comprato quattro giorni dopo il compimento del mio
22° anno di età ed era costato 800 lire. Mi piacque subito la radicalità di
questo prete, il parlar chiaro e tondo, di non fare inutili sofismi su quella
pratica criminale chiamata guerra, su eserciti, armi, carceri militari,
cappellani che la guerra benedicono, su chi la subisce, su chi la provoca, su
chi mandano al macello. E mi dispiacque molto di non averlo potuto incontrare.
Un cancro infame se l’era portato via ad appena 44 anni nel 1967. Peccato. Dieci
anni dopo avrei incontrato preti operai, obiettori totali, operai, studenti,
partigiani anarchici, militanti di vari gruppi politici e diversi estimatori e seguaci
di don Milani, in quella Lega per il disarmo unilaterale che fondammo a Firenze
con lo scrittore Carlo Cassola. Sono sicuro che sarebbe stato con noi per la
nostra avventura disarmista. E volentieri parlerò di lui al Convegno di Palazzo
Reale, perché mi è diventato ancora più simpatico dopo aver letto nel nuovo magnifico
libro che gli ha di recente dedicato Mario Lancisi: Don Milani. Vita di un
profeta disubbidiente (Terra Santa Edizioni), questa lettera secca e piena
di ironia al presidente del Tribunale che lo stava processando: “Caro
presidente, io ho la bua. Tanta tanta bua. Che sei bischero a farmi venire a
Roma? Se mi vuoi vedere vieni te. Un bacio anche a tua moglie”. Decisamente un
mito. Bravo don Milani, come si può non amare un uomo come te?