La cecità di cui parla Barbara Spinelli è intellettuale,
l’equivalente di chiudere gli occhi di fronte alla realtà. E la foto di Biden
che parla dall’“Oval office”, rappresenta bene il presidente che chiude gli
occhi per dare libero sfogo alla fantasia. Nella sua mente compaiono così le
immagini, per altro non originali, dell’America faro dell’umanità, nazione
indispensabile per tenere unito il mondo, ecc. Sono però immagini che
contraddicono l’altro messaggio contenuto nel discorso: che l’America si sente
molto insicura, sebbene nessuno minacci di attaccarla, e che per questi timori
è costretta a intervenire in ogni angolo del mondo. La contraddizione potrebbe
non sussistere se l’animus fosse quello del signore che porta la
pace e l’ordine; ma, come sappiamo, Biden condivide con i suoi predecessori una
visione del mondo manichea, insieme all’idea che la guerra, anziché portare il
caos, sia il bisturi che taglia alla radice il male. Più che di una
contraddizione – se fosse sicura di sé stessa, l’America non si sentirebbe
insicura – si dovrebbe parlare di una forma di schizofrenia. Ma Jeet Heer va
oltre, e definisce la politica estera di Biden zombie, ossia il
prodotto di un morto in piedi, di uno che non sa di cosa parli, come quando usa
standard diversi per Russia e Israele, o mette l’Arabia Saudita tra le
democrazie, o pretende di risolvere la questione palestinese seppellendola
sotto l’alleanza di Israele e Arabia Saudita, massima rappresentante del mondo
arabo. Il commento di Heer è importante perché espresso su The Nation,
lo storico periodico fiancheggiatore del partito democratico. Allo squillo di
tromba di una sinistra in via di estinzione (o che si risveglia), risponde
a destra lo squillo di David Stockman. Anche l’ex ministro del Bilancio con
Reagan può essere considerato appartenere a una specie in via di estinzione: la
destra liberale, conservatrice e attenta all’equilibrio di bilancio. La critica
di Stockman tocca anche temi geopolitici, come quando ritiene legittime le
rivendicazioni della Russia sulla Crimea e sull’Ucraina orientale, oppure
quando esprime perplessità sugli aiuti a Israele, ma essa si concentra sulla
politica finanziaria: il governo approfitta del privilegio del dollaro per
estendere oltre ogni limite tollerabile il proprio indebitamento – le
conseguenze saranno pesanti. Al centro potremmo mettere Andrew Bacevich che nel
suo ultimo libro affronta la questione dell’origine dell’eccezionalismo
americano. Il creatore di questo mito autocelebrativo sarebbe l’editore Henry
Luce che con una copertina di Life nel 1941 inventò l’“American Century”.
In realtà questo secolo glorioso è pieno di falsità – la guerra contro il
nazi-fascismo non l’hanno vinta gli americani, ma l’Unione Sovietica – e di
porcate cominciate con Cuba, 1898, e che continuano fino ai nostri giorni.
Prima di chiudere un accenno all’attualità, perché il Corriere della Sera ha
pubblicato un’intervista di Benny Morris, lo storico israeliano, e un
editoriale di Galli della Loggia, meritevoli di commento. La prima dimostra che
un bravo storico non è necessariamente un buon analista politico – un
conto è ragionare a bocce (relativamente) ferme, un altro a bocce in movimento.
Il riferimento è al fatto che alla fine Morris non sa fare niente
di meglio che recitare la litania dei due stati per un futuro imprecisato.
Più interessante è ciò che egli dice sulle conseguenze interne del 7 ottobre: cambierà
l’apparato di governo, a cominciare da Netanyahu – in altre parole, il 7
ottobre non è come l’11 settembre, dove nessuno ha pagato, e che quindi è stato
ragionevolmente frutto di un complotto. Galli della Loggia segue le orme di
Mieli: meglio prendersela con gli estremisti nostrani, reali o immaginari non
importa, comunque senza nome, piuttosto che affrontare la questione spinosa di
come evitare il periodico ripetersi di queste tragedie. Chi non sfugge i
problemi come i due editorialisti del Corriere, è per esempio Raphael Cohen
niente meno che su Rand, uno dei siti più guerrafondai. Per definire ciò che
accade periodicamente a Gaza da una ventina d’anni, Cohen usa l’espressione
falciare l’erba – l’erba è Hamas e la falce sono i bombardamenti israeliani.
Ogni volta l’erba ricresce più rigogliosa, e su di essa sempre più pesante si
abbatte la falce israeliana. La via d’uscita da questo ciclo di violenze
sta solo nel dare un futuro decente ai palestinesi di Gaza.