CON DUE BAMBINI SOTTO PALAZZO VECCHIO di
Girolamo Dell’Olio
Lapo
e Zaccaria. Due ragazzi belli svegli. Gli unici che meritano una calda menzione
in quest’ora di testimonianza altrimenti noiosetta, fra torme di asiatici
incuffiati e incuranti, chini sui loro aggeggi elettrici, refrattari “come
questa pietra / del S. Michele”. Sono
qui appunto, al portone laterale di Palazzo Vecchio. Ho
anticipato l’agente della Municipale che staziona davanti all’ingresso
mostrandogli la comunicazione alla Questura. Legge, autorizza. Non può
accettare però, è ‘in servizio’, il volantino che gli offro. Poco
dopo arriva un altro vigile da piazza della Signoria, cortese, ignaro del
permesso che ho già mostrato. Lo legge con cura. ‘Dalle
dieci alle undici, vero?’ Gli
ribadisco che non sono un turbolento, che questo è il cento-e-rottesimo
appuntamento del genere… e sì, anche lui, dice, ricorda di avermi visto in quel
di piazza Duomo, giusto? ‘Preciso!
Sotto il Palazzo della giunta regionale, la maratona per Piombino!’ Mi
spingo allora a spiegargli un po’ il senso di questa cosa di oggi. E mi allargo
a passargli le malefatte del Municipio raccontate in quell’altro volantino,
quello con la denuncia allegramente ignorata da tutte le democratiche Autorità
sulla sicurezza della ‘grande opera’ TAV. Una denuncia a firma niente meno che
della Comandante provinciale dei Vigili del Fuoco della città patrimonio
dell’Unesco. Non
fa come fanno a volte tanti altri, cioè di ripiegarlo e metterselo in tasca per
momenti migliori. No, lo legge con grande attenzione, davanti e di dietro. E dà
la sensazione di aver ben capito quanto è grave quello che viene segnalato.
Però, con altrettanto garbo, mi invita a staccare quei due cartelli che ho
provato ad appendere a un anello e a un arpione sulla pietraforte del palazzo che
fanno bella mostra di sé. Perché lì, accenna. vige un divieto: quei ferri sono
per i cavalli (almeno quelli di una volta), e non per i i messaggi
pubblici.Lo dice con tale sensata
naturalezza che mi disarma: apprezzo e obbedisco.
Ma
torniamo a Lapo e a Zaccaria. C’è questo gruppetto misto-etnico di ragazzi che
oziano davanti all’ingresso chiacchierando fra loro, e lanciando però ogni
tanto uno sguardo al mio messaggio coi due bambini - stella di David e kefiah -
che si abbracciano, e le rovine di Gaza che fumano. In particolare c’è questo
nerino che indugia a leggere il tentativo di commento in inglese: ‘Would you
rather stay with them (i bimbi allegri) or with that (quel paesaggio urbano
tragico)?’ Mi
avvicino. Provo in inglese: probabilmente lo parlano. ‘Cos’è
questa?’, mi chiede uno. ‘E
Gaza. Gaza in questi giorni.’ ‘E
allora?’ ‘E
allora vuol dire… che dici? meglio l’amicizia o la distruzione?’ Forse
l’ho messa troppo filosofica, la cosa. Tituba un po’ a rispondere. E
allora parte Lapo, il toscanaccio spietato, che scoppia a ridere: ‘Eh, ci deve
pensare, ehhh…?’ Lapo
èproprio indigeno: Firenze! ‘Si viene
tutti quanti da Vinci’, aggiunge. ‘Come
mai? Una gita organizzata?’ ‘No,
abbiamo un allestimento su al Salone dei Cinquecento.’ ‘Per?’ ‘Un
evento.’ ‘Un
evento? Non mi dire: Nardella per la pace! Dai, dimmelo! Dimmi che è vero!’,
propongo per assurdo. ‘No,
non c’è Nardella ma…’ ‘Ci
sarà i’ gGiani!’
Insomma,
battute fin troppo facili! Però servono a sciogliersi. E allora anche a loro do
questo aggiornamento sui due buchi neri sotto la città. ‘Fammi
capire: sotto le fondamenta delle Belle Arti?’ ‘Indovinato:
sotto l’arco dei Lorena, e sotto la fortezza medicea di San Giovanni, E lì
l’Alta Velocità, per rallentare un po’, sai com’è, fa una bella curva a 90
gradi.’ Sembrano
non averne mai sentito parlare. Del resto, l’ultima volta che se né minimamente
discusso, qui, è stato un quarto di secolo fa: se ne è andata tutta una generazione. ‘Bravi,
vedo che siete svegli’, li encomio. ‘ Mica come tutti questi vostri coetanei
che se la dormono.’ E
qui interviene Zaccaria, che mi corregge con perle di saggezza: ‘Ma i ragazzi
di Firenze centro sono un’altra cosa…. non sono come i ragazzi delle periferie,
dei paesi, della provincia, come noi, che ci siamo svegliati alle cinque e
mezzo per venire qui. Noi, ci s’ha più attenzione alle persone che, come noi,
hanno più problemi, più necessità. Anche su questi argomenti quindi siamo un
pelino più sensibili!’ Già,
come diceva il vecchio Robinson Crusoe: la necessità aguzza l’ingegno! E
Zaccaria, guarda caso, viene dal Marocco. Come
potevo osservare anche a scuola, gli ultimi tempi, sono proprio i ragazzi
arabi, o albanesi, o sudamericani, i più attivi nelle iniziative che richiedono
socialità, coraggio, inventiva, e non soltanto apprendimento passivo. Il nostro
Occidente – impigrito, conformista, presuntuoso – ha perso le sue radici. Ha
trasformato tutto in PIL, numeri, Borsa e macchine. E questi ragazzi che
vengono dalla scuola della vita, forse… ce lo stanno ricordando.
I
rintocchi delle campane.
Affabile, si riavvicina questo vero modello di urbanità in divisa che
piacerebbe trovare ovunque. Mi sussurra: ‘Sono le undici…’
‘Già!’
Sorrido, ringrazio e riarrotolo i miei messaggi.