Pagine

mercoledì 18 ottobre 2023

CONVIENE SPERARE. E AGIRE
di Girolamo dell’Olio



Aiutatemi a dirlo: conviene sperare! Assistere oggi alla manifestazione di sostegno al governo di Israele in piazza Duomo mi ha convinto che ce la possiamo fare! E vi spiego perché. Nessun ‘sondaggio-di-Stato’ rileverebbe quello che ho potuto toccare con mano stando lì, con addosso i miei due punti interrogativi indirizzati a Netanyahu, colorati a caratteri cubitali, in italiano e in inglese. Del resto, se la maggior parte dei giornalisti hanno smesso da un pezzo di essere ‘professionisti della verità’, per dedicarsi invece al velinaggio, al copia-incolla, all’autocensura o alla propaganda, figuriamoci che credibilità possono mai avere i ‘sondaggi’! Ecco, oggi uno l’ho fatto involontariamente io: ho potuto registrare dal vivo le reazioni dei passanti di ogni colore, razza, nazionalità, età e religione che capitavano fra me e le bandiere con la stella di Davide, convocate per ascoltare un fritto misto di politici di ogni scuderia.
La mia Doxa dice che - a meno di smentite - non si è certo rimpinguato il già magro gruppo di amici ‘senza se e senza ma’ del governo di Israele. Tanti invece, e con quale spirito ed empatia e ironia! mi sono venuti incontro squadrando e compitando quelle due frasi vergate a mano sui cartelli, strizzandomi l’occhio e annuendo, sorridendo e, in quanti! fotografando, conversando e approfondendo. Questo gruppetto di pischelli in libera uscita dal colorito mediorientale arriva da Dubai. Hanno voglia soprattutto di divertirsi. Si vede, ma quel po’ di inglese buttato lì accanto al nome del primo ministro di Tel Aviv li intriga. E allora: ‘Them, for the Israeli government.  Me, for the Israeli people!’. Apprezzano.
Susan è di Los Angeles. Scruta bene, fa sì col capo: “Counter-demonstration!’. Ha capito tutto. Huma, che viene dall’India, mi vuol dire grazie, mi abbraccia. Più tardi, mi manda questo scatto insieme a lei!

Girolamo con Huma

Due donne di Nantes mi raccontano il lato francese della medesima volgare chiamata alle armi, travestita da giustizia coi colori dell’arcobaleno. Con una coppia di raffinati intellettuali Pistoia partiamo dalla violenza di Stato benedetta da questi tifosi dem dell’offensiva di terra a Gaza, per passare in rassegna altre illustri violenze ambientali promosse in analoghi ambienti dem in Toscana. Lui e lei, bei ragazzi di Reggio Emilia, mi regalano la loro totale condivisione del messaggio proposto. E a me che mi congratulo perché ‘magari ce ne fossero tanti di ragazzi col cervello acceso come voi!’, restituiscono questa bella notizia: ‘Il livello di coscienza fra i giovani sta crescendo!’. Evviva! E poi il gruppo di giornalisti di Sky di qualche paese arabo, ma senza attrezzi. ‘Giornalisti!? Vade retro!’, mi viene istintivo, ridendo. ‘Tranquillo! Siamo di quelli buoni! Hai ragione a scrivere queste cose!’. E intanto mi mandano questa ‘Israel protest photo’. E poi un gruppo familiare misto, lui 50% libanese, 50% palestinese, la moglie e la suocera fiorentine, l’amico pure, con cui è bello verificare consonanze, scoprire amici comuni, e arricchire conoscenze di prima mano di quel che succede laggiù.
Ci sono anche donne israeliane che non condividono del tutto. Una è addirittura insegnante di storia. E mi stupisce sentirla raccontare quella della sua Israele, con tanta ingenua unilateralità e superficialità. Ma non la contesto: la ascolto, e solo ogni tanto le insinuo qualche dato, qualche dubbio. Magari ci pensa stanotte, e va a cercarsi anche altre fonti, chissà! In qualcuna noto un energico spirito di corpo, e al tempo stesso un sentimento come di cittadino assediato, che davvero non giova - penso - alla lucidità nei giudizi. Ma ci lasciamo con la consapevolezza che, magari per strade ancora un po’ contorte, perseguiamo la tolleranza, l’amicizia, il rispetto. Altra musica quella che proviene dal microfono sotto la Regione. Si avvicendano i soliti slogan consunti, toni spesso comizieschi, paradossali ossimori fatti di ‘pace’ e di ‘morte’, applausi di rito.


 
Non era proprio andata liscia liscia, a ripensarci, quando, srotolati i manifesti e impugnati i volantini, due simpatici omoni (lo dico rispetto a me, che sono uno scricciolo), in fiammante uniforme ‘Polizia’, mi hanno intercettato. Non erano le solite conoscenze della Digos. Quindi, ho dovuto spiegare: se questa è una manifestazione per Israele, anch’io sono qui per questo. Loro, laggiù con tutte le telecamere e le fotocamere attorno, manifestano per il governo. Io, per il popolo. E per quello della Palestina. Che c’è di male? No, non posso, mi dicono: ‘Sia cortese: vada nell’altra piazza, davanti alla facciata del Duomo’.
‘Ma guardate che io non mi mescolo certo con loro. Io sto qui, lontano, discretamente ai bordi’. E intanto mi leggono meglio davanti e dietro. E gli porgo il volantino. ‘No, questa attività di volantinaggio non è ammessa. C’è un’altra manifestazione concomitante. E questa che lei propone non è prevista”.
‘Scusate, ci si vuol bene, ma… legalmente io sono un cittadino…’
‘… che sta facendo un’attività di volantinaggio senza preavviso…’.
Come dargli torto?
‘È giusto’, replico. ‘Il volantino lo rimetto via: sto solo con questo cartello. Però io partecipo alla manifestazione per Israele. Guardate quello che c’è scritto, non ci sono mica bestemmie! Sono due domande!’
‘Se ci veniamo incontro…’
‘Non c’è problema, sto qui, sto qui, sto un po’ più in qua… Però, devo essere visibile anche a loro, perché devono capire che per Israele si può essere in tanti modi diversi. Si può essere per Israele e per la Palestina insieme, guarda un po’!’
‘Ma lei capisce che quando c’è una situazione del genere…’
‘Ma io sono tranquillo!’
‘Ma è la stessa. Lei va nell’altra piazza...’
‘E ho anche questa lettera da consegnare al console onorario’.
‘Va bene, alla fine gliela darà …’
‘No, mi dispiace, disobbedisco. Disobbedisco perché è una violazione di un diritto civile. Io sto manifestando per Israele: viva il popolo di Israele! il popolo!’
A questo punto la palla passa al cellulare: verifica con la centrale, immagino. L’amico in uniforme legge il testo al telefono. E lo invito a chiarire che in fondo a ogni frase non c’è un punto (sovversivo), ma un innocente punto interrogativo.
Via libera!


Hanno capito. Li ringrazio: ‘Siete molto più avanti di quelli là sotto la Regione”. E segretamente son certo che condividono. Me ne sto verso l’abside, e passeggio tutto il tempo avanti e indietro, lentamente, a destra e a sinistra, e faccio tutti questi meravigliosi incontri di cui vi ho raccontato, e tanti altri ancora. Compresa Elisa, la studentessa dell'Aquila qui a Firenze per Scienze politiche, che mi riconosce e mi saluta. Stavolta, ci sta anche un bacetto su quelle belle guance! A volte mi si forma anche un bel gruppo attorno, con estranei che socializzano e avviano chiacchierate fra loro in più lingue.
Ecco, questo è davvero un bel risultato. E la Doxa dice che qui c’è creatività, incontro, condivisione. Là, dispiace per loro, vecchie formule orwelliane!
Alla fine, a evento concluso, dopo che ho fatto un ultimo passaggio fra i manifestanti che mi guardano un po’ strano e qualche foto alla stella di Davide coi lumini, da un agente in borghese l’ultima cortesia, con accento partenopeo: ‘Quella lettera al console onorario, gliela possiamo dare noi, o no?’.
‘Eccola! Ma… non gliela posso porgere io?’
‘Meglio di no… c’è la scorta… c’è la sicurezza…’
‘Va bene. grazie. Però mi raccomando, gliela dà!’
‘Certo!’