Aiutatemi
a dirlo: conviene sperare! Assistere oggi alla manifestazione di sostegno al
governo di Israele in piazza Duomo mi ha convinto che ce la possiamo fare! E vi
spiego perché. Nessun ‘sondaggio-di-Stato’ rileverebbe quello che ho potuto
toccare con mano stando lì, con addosso i miei due punti interrogativi
indirizzati a Netanyahu, colorati a caratteri cubitali, in italiano e in
inglese. Del resto, se la maggior parte dei giornalisti hanno smesso da un pezzo
di essere ‘professionisti della verità’, per dedicarsi invece al velinaggio, al
copia-incolla, all’autocensura o alla propaganda, figuriamoci che credibilità
possono mai avere i ‘sondaggi’! Ecco, oggi uno l’ho fatto involontariamente io:
ho potuto registrare dal vivo le reazioni dei passanti di ogni colore, razza,
nazionalità, età e religione che capitavano fra me e le bandiere con la stella
di Davide, convocate per ascoltare un fritto misto di politici di ogni
scuderia. La
mia Doxa dice che - a meno di smentite - non si è certo rimpinguato il già
magro gruppo di amici ‘senza se e senza ma’ del governo di Israele. Tanti invece,
e con quale spirito ed empatia e ironia! mi sono venuti incontro squadrando e
compitando quelle due frasi vergate a mano sui cartelli, strizzandomi l’occhio
e annuendo, sorridendo e, in quanti! fotografando, conversando e approfondendo.
Questo gruppetto di pischelli in libera uscita dal colorito mediorientale
arriva da Dubai. Hanno voglia soprattutto di divertirsi. Si vede, ma quel po’
di inglese buttato lì accanto al nome del primo ministro di Tel Aviv li
intriga. E allora: ‘Them, for the Israeli government. Me, for the Israeli people!’. Apprezzano. Susan
è di Los Angeles. Scruta bene, fa sì col capo: “Counter-demonstration!’. Ha
capito tutto. Huma, che viene dall’India, mi vuol dire grazie, mi abbraccia.
Più tardi, mi manda questo scatto insieme a lei!
Girolamo con Huma
Due
donne di Nantes mi raccontano il lato francese della medesima volgare chiamata
alle armi, travestita da giustizia coi colori dell’arcobaleno. Con una coppia
di raffinati intellettuali Pistoia partiamo dalla violenza di Stato benedetta
da questi tifosi dem dell’offensiva di terra a Gaza, per passare in rassegna
altre illustri violenze ambientali promosse in analoghi ambienti dem in
Toscana. Lui e lei, bei ragazzi di Reggio Emilia, mi regalano la loro totale
condivisione del messaggio proposto. E a me che mi congratulo perché ‘magari ce
ne fossero tanti di ragazzi col cervello acceso come voi!’, restituiscono
questa bella notizia: ‘Il livello di coscienza fra i giovani sta crescendo!’.
Evviva! E poi il gruppo di giornalisti di Sky di qualche paese arabo, ma senza
attrezzi. ‘Giornalisti!? Vade retro!’, mi viene istintivo, ridendo.
‘Tranquillo! Siamo di quelli buoni! Hai ragione a scrivere queste cose!’. E
intanto mi mandano questa ‘Israel protest photo’. E poi un gruppo familiare
misto, lui 50% libanese, 50% palestinese, la moglie e la suocera fiorentine,
l’amico pure, con cui è bello verificare consonanze, scoprire amici comuni, e arricchire
conoscenze di prima mano di quel che succede laggiù. Ci
sono anche donne israeliane che non condividono del tutto. Una è addirittura
insegnante di storia. E mi stupisce sentirla raccontare quella della sua
Israele, con tanta ingenua unilateralità e superficialità. Ma non la contesto:
la ascolto, e solo ogni tanto le insinuo qualche dato, qualche dubbio. Magari
ci pensa stanotte, e va a cercarsi anche altre fonti, chissà! In qualcuna noto
un energico spirito di corpo, e al tempo stesso un sentimento come di cittadino
assediato, che davvero non giova - penso - alla lucidità nei giudizi. Ma ci
lasciamo con la consapevolezza che, magari per strade ancora un po’ contorte,
perseguiamo la tolleranza, l’amicizia, il rispetto. Altra musica quella che
proviene dal microfono sotto la Regione. Si avvicendano i soliti slogan
consunti, toni spesso comizieschi, paradossali ossimori fatti di ‘pace’ e di
‘morte’, applausi di rito.
Non
era proprio andata liscia liscia, a ripensarci, quando, srotolati i manifesti e
impugnati i volantini, due simpatici omoni (lo dico rispetto a me, che sono uno
scricciolo), in fiammante uniforme ‘Polizia’, mi hanno intercettato. Non erano
le solite conoscenze della Digos. Quindi, ho dovuto spiegare: se questa è una
manifestazione per Israele, anch’io sono qui per questo. Loro, laggiù con tutte
le telecamere e le fotocamere attorno, manifestano per il governo. Io, per il
popolo. E per quello della Palestina. Che c’è di male? No, non posso, mi
dicono: ‘Sia cortese: vada nell’altra piazza, davanti alla facciata del Duomo’. ‘Ma
guardate che io non mi mescolo certo con loro. Io sto qui, lontano, discretamente
ai bordi’. E intanto mi leggono meglio davanti e dietro. E gli porgo il
volantino. ‘No, questa attività di volantinaggio non è ammessa. C’è un’altra
manifestazione concomitante. E questa che lei propone non è prevista”. ‘Scusate,
ci si vuol bene, ma… legalmente io sono un cittadino…’ ‘…
che sta facendo un’attività di volantinaggio senza preavviso…’. Come
dargli torto? ‘È
giusto’, replico. ‘Il volantino lo rimetto via: sto solo con questo cartello.
Però io partecipo alla manifestazione per Israele. Guardate quello che c’è
scritto, non ci sono mica bestemmie! Sono due domande!’ ‘Se
ci veniamo incontro…’ ‘Non
c’è problema, sto qui, sto qui, sto un po’ più in qua… Però, devo essere
visibile anche a loro, perché devono capire che per Israele si può essere in
tanti modi diversi. Si può essere per Israele e per la Palestina insieme,
guarda un po’!’ ‘Ma
lei capisce che quando c’è una situazione del genere…’ ‘Ma
io sono tranquillo!’ ‘Ma
è la stessa. Lei va nell’altra piazza...’ ‘E
ho anche questa lettera da consegnare al console onorario’. ‘Va
bene, alla fine gliela darà …’ ‘No,
mi dispiace, disobbedisco. Disobbedisco perché è una violazione di un diritto
civile. Io sto manifestando per Israele: viva il popolo di Israele! il popolo!’ A
questo punto la palla passa al cellulare: verifica con la centrale, immagino.
L’amico in uniforme legge il testo al telefono. E lo invito a chiarire che in
fondo a ogni frase non c’è un punto (sovversivo), ma un innocente punto
interrogativo. Via
libera!
Hanno capito. Li ringrazio: ‘Siete molto più avanti di quelli là sotto la
Regione”. E segretamente son certo che condividono. Me ne sto verso l’abside, e
passeggio tutto il tempo avanti e indietro, lentamente, a destra e a sinistra,
e faccio tutti questi meravigliosi incontri di cui vi ho raccontato, e tanti
altri ancora. Compresa Elisa, la studentessa dell'Aquila qui a Firenze per
Scienze politiche, che mi riconosce e mi saluta. Stavolta, ci sta anche un
bacetto su quelle belle guance! A volte mi si forma anche un bel gruppo
attorno, con estranei che socializzano e avviano chiacchierate fra loro in più
lingue.
Ecco, questo è davvero un bel risultato. E la Doxa dice che qui c’è creatività,
incontro, condivisione. Là, dispiace per loro, vecchie formule orwelliane! Alla
fine, a evento concluso, dopo che ho fatto un ultimo passaggio fra i
manifestanti che mi guardano un po’ strano e qualche foto alla stella di Davide
coi lumini, da un agente in borghese l’ultima cortesia, con accento partenopeo:
‘Quella lettera al console onorario, gliela possiamo dare noi, o no?’. ‘Eccola!
Ma… non gliela posso porgere io?’ ‘Meglio
di no… c’è la scorta… c’è la sicurezza…’ ‘Va
bene. grazie. Però mi raccomando, gliela dà!’ ‘Certo!’