Da Vado Ligure a Gaza. C’è un
senso in tutto questo? Che ci fa un manifestante con questa domanda pubblica a
Netanyahu davanti alla Regione della Tav miliardaria nelle viscere di Firenze,
del cemento ‘green’ fra i boschi d’altura del Mugello, del matrimonio combinato
fra acqua di mare e gas liquefatto nel porto di Piombino, in attesa di una
nuova consacrazione sulle coste del Ponente ligure? C’è un nesso? Forse sì. Forse è quello che ha
spinto a interrogarmi questo gruppo di ragazzi dal colorito levantino e senza
distintivi. Incuriositi, e al tempo stesso intimoriti, circospetti, prima hanno
voluto sondarmi, e a me che chiedevo ‘da dove venite?’, la prima risposta è
stata: ‘Israele’. Dunque, era importante non sbagliare, con loro! Era
importante spiegare perché quel messaggio. E questo li ha rassicurati. Sì,
venivano da Israele. Palestinesi. Come Abdel (nome
doverosamente di fantasia), che si è spinto a dirmi subito ‘both sides are
wrong’, ‘il torto è da tutti e due i lati’. Ma anche a precisare che un lato
soffre di più. Che la storia del suo popolo è particolarmente dura,
particolarmente umiliante, particolarmente dolorosa. E a condividere - quanto
mi ha fatto piacere sentirlo dire a un ragazzo palestinese davanti a me! - che
se vogliamo davvero costruire futuri di cooperazione non serve alzare
bandierine e steccati, i buoni di qua, i cattivi di là, e gridare slogan a voce
più alta degli altri. Forse può servire invece aiutare chi non sa a
interrogarsi, avvicinare chi è preda dei pregiudizi o della propaganda o -
forse il male peggiore - di Sua Maestà la Regina Indifferenza suggerendo
domande legittime, ascoltando, avanzando per passi successivi: vecchio Socrate,
dove sei?
Forse è quello che ha
spinto Alessandro, che altre volte si è fermato in bicicletta a stringermi la
mano su Tav, gas e mulini d’acciaio, a considerare come proprio anche
l’orizzonte orientale del Mediterraneo, e a ricredersi su quella prima
obiezione che gli era venuta spontanea quando in prima battuta ha interpretato
come anti-israelite le parole del messaggio a Netanyahu. Dove ‘anti’ è appunto
il prefisso che vorremmo lasciare alle ortiche, così come i suffissi ‘ismi’, e
‘isti’, e via generalizzando.
Forse è quello che ha
spinto Elisa: è aquilana, e studia Scienze politiche a Novoli. A occhio e croce
la dura lezione di quel sisma l’ha fortificata già da piccola. E infatti non si
fa problemi a chiedermi questo volantino, a volerne parlare, a propormi una
foto. Com’è diversa, Elisa, da questa generazione di ragazzi distratti,
omologati, vecchietti! Ultimi, Cecilia e Sean. Cecilia è una donna, non è
la giovane ragazza di Novoli.È una
donna forte e formata. Un gigante, nel suo ambiente. Chi la conosce può
indovinarla. Ebbene: quest’aquila mi abbraccia e mi racconta che sta piangendo,
in questi giorni, vedendo quello che - di Gaza - non ci mostrano. Anche adesso, qui davanti
a me, mentre racconta, piange! Come fai? Quando vedi
gente così, ti senti piccolo piccolo. Non so dire altro. Ci sono dimensioni, di
questa stagione del mondo, che meritano riflessioni profonde. Si ferma, chissà, attratto
da qualcosa che deve essere uscito da questo momento di verità oltre le parole,
si ferma Sean. Un bel ragazzo già uomo come te li immagini in Irlanda, davanti
a un bricco di buona birra. E’ a Firenze per tre giorni, in attesa di
festeggiare il matrimonio che la sorella minore ha immaginato a Montepulciano. Cosa ci fa, Sean, qui con
noi? Possibile che si senta
attratto dalla corrente che unisce Vado Ligure allo scarno messaggio inviato
ieri, attraverso Marco Carrai, al primo ministro di Tel Aviv? Possibile. È successo. E
nell’inglese saltellante che da buon irlandese mi regala capiamo che siamo
dalla stessa parte del mondo. Quella che, le parti, cerca appunto di metterle
da parte… E intanto mi chiedo: ma
l’avrà spedito a Tel Aviv, il console onorario a Firenze, quel messaggio? Per
ora, non è arrivata una prova di lettura. Vedremo.
PS
Un grazie a Stefano, creativo cronista freelance che mi ha mandato questi scatti.
Era venuto per intervistare me, ma ha trovato di meglio: una donna molto molto
informata e consapevole, rimasta colpita da questo parallelo con la legge - non
poco barbara - del taglione. Lei partita, la registrazione l’abbiamo
riascoltata insieme ammirati. Una piccola sana lezione universitaria di strada!