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sabato 14 ottobre 2023

DA VADO LIGURE A GAZA
di Girolamo Dell’Olio

 
Da Vado Ligure a Gaza. C’è un senso in tutto questo? Che ci fa un manifestante con questa domanda pubblica a Netanyahu davanti alla Regione della Tav miliardaria nelle viscere di Firenze, del cemento ‘green’ fra i boschi d’altura del Mugello, del matrimonio combinato fra acqua di mare e gas liquefatto nel porto di Piombino, in attesa di una nuova consacrazione sulle coste del Ponente ligure? C’è un nesso? Forse sì.
Forse è quello che ha spinto a interrogarmi questo gruppo di ragazzi dal colorito levantino e senza distintivi. Incuriositi, e al tempo stesso intimoriti, circospetti, prima hanno voluto sondarmi, e a me che chiedevo ‘da dove venite?’, la prima risposta è stata: ‘Israele’. Dunque, era importante non sbagliare, con loro! Era importante spiegare perché quel messaggio. E questo li ha rassicurati. Sì, venivano da Israele. Palestinesi.
Come Abdel (nome doverosamente di fantasia), che si è spinto a dirmi subito ‘both sides are wrong’, ‘il torto è da tutti e due i lati’. Ma anche a precisare che un lato soffre di più. Che la storia del suo popolo è particolarmente dura, particolarmente umiliante, particolarmente dolorosa. E a condividere - quanto mi ha fatto piacere sentirlo dire a un ragazzo palestinese davanti a me! - che se vogliamo davvero costruire futuri di cooperazione non serve alzare bandierine e steccati, i buoni di qua, i cattivi di là, e gridare slogan a voce più alta degli altri. Forse può servire invece aiutare chi non sa a interrogarsi, avvicinare chi è preda dei pregiudizi o della propaganda o - forse il male peggiore - di Sua Maestà la Regina Indifferenza suggerendo domande legittime, ascoltando, avanzando per passi successivi: vecchio Socrate, dove sei?


 
Forse è quello che ha spinto Alessandro, che altre volte si è fermato in bicicletta a stringermi la mano su Tav, gas e mulini d’acciaio, a considerare come proprio anche l’orizzonte orientale del Mediterraneo, e a ricredersi su quella prima obiezione che gli era venuta spontanea quando in prima battuta ha interpretato come anti-israelite le parole del messaggio a Netanyahu. Dove ‘anti’ è appunto il prefisso che vorremmo lasciare alle ortiche, così come i suffissi ‘ismi’, e ‘isti’, e via generalizzando.
 


Forse è quello che ha spinto Elisa: è aquilana, e studia Scienze politiche a Novoli. A occhio e croce la dura lezione di quel sisma l’ha fortificata già da piccola. E infatti non si fa problemi a chiedermi questo volantino, a volerne parlare, a propormi una foto. Com’è diversa, Elisa, da questa generazione di ragazzi distratti, omologati, vecchietti!
Ultimi, Cecilia e Sean.
Cecilia è una donna, non è la giovane ragazza di Novoli.  È una donna forte e formata. Un gigante, nel suo ambiente. Chi la conosce può indovinarla. Ebbene: quest’aquila mi abbraccia e mi racconta che sta piangendo, in questi giorni, vedendo quello che - di Gaza - non ci mostrano.
Anche adesso, qui davanti a me, mentre racconta, piange!
Come fai? Quando vedi gente così, ti senti piccolo piccolo. Non so dire altro. Ci sono dimensioni, di questa stagione del mondo, che meritano riflessioni profonde.
Si ferma, chissà, attratto da qualcosa che deve essere uscito da questo momento di verità oltre le parole, si ferma Sean. Un bel ragazzo già uomo come te li immagini in Irlanda, davanti a un bricco di buona birra. E’ a Firenze per tre giorni, in attesa di festeggiare il matrimonio che la sorella minore ha immaginato a Montepulciano.
Cosa ci fa, Sean, qui con noi?
Possibile che si senta attratto dalla corrente che unisce Vado Ligure allo scarno messaggio inviato ieri, attraverso Marco Carrai, al primo ministro di Tel Aviv?
Possibile. È successo. E nell’inglese saltellante che da buon irlandese mi regala capiamo che siamo dalla stessa parte del mondo. Quella che, le parti, cerca appunto di metterle da parte…
E intanto mi chiedo: ma l’avrà spedito a Tel Aviv, il console onorario a Firenze, quel messaggio? Per ora, non è arrivata una prova di lettura. Vedremo.


PS
Un grazie a Stefano, creativo cronista freelance che mi ha mandato questi scatti. Era venuto per intervistare me, ma ha trovato di meglio: una donna molto molto informata e consapevole, rimasta colpita da questo parallelo con la legge - non poco barbara - del taglione. Lei partita, la registrazione l’abbiamo riascoltata insieme ammirati. Una piccola sana lezione universitaria di strada!