Via Betti non molla. “Cittadini della Zona 8 riuniti
per protesta davanti a Palazzo Marino spinti da un interesse comune,
salvaguardare la qualità della vita nel Quartiere Gallaratese.Il problema questa volta è localizzato nell’ area dell’ex
asilo di via Ugo Betti 175/b da anni dismesso e da anni in attesa di bonifica
per l’amianto ancora presente nel fabbricato. Il Comune ha ceduto l’area per
uso privato che si dovrebbe fare carico della bonifica nella migliore delle
ipotesi e nella peggiore costruirci sopra un bel palazzone, un bel pugno nello
stomaco per l’area circostante estremamente ristretta. L’area dell’ex asilo
rappresenta la quota spettante di verde/servizi a cui i residenti rinunciarono
alla nascita del quartiere. Vi rinunciarono per avere l’asilo dismesso ma ora
rivogliono quell’ area per trarne legittimo beneficio: zona verde, parco
giochi, centro aggregazione giovani e anziani per uso degli abitanti delle case
limitrofe.Chiedono troppo? No, spetta
loro di diritto e per questo si battono da tempo e continueranno a farlo. Il
Comune non ci sente? Allora si dovrà alzare la voce!”
Queste che avete appena lette sono le parole di Edy Rulli,
una degli abitanti del quartiere Bonola scesi in piazza ieri mattina muniti di
cartelli per protestare davanti alla sede del Comune di Milano, il sordo
Palazzo Marino. Io non sono di quel quartiere, ma siccome dagli inizi il nostro
giornale ne sostiene la lotta, mi sono sentito in dovere di essere con loro con
un cartello in mano. Per anni “Odissea” ha fatto una strenua campagna per la
rimozione dell’amianto a Milano e fuori, e in diversi casi con esiti positivi
(Teatro alla Scala, Uffici comunali di via Larga, Mercatino di piazza XXIV
Maggio, Policlinico, ecc.). Come poi sia stato smaltito Dio solo lo sa. Il più
delle volte si butta tutto giù e le lastre di eternit si mescolano al resto
delle macerie e via in discarica. Su questo problema ci deluse tanto il sindaco
Pisapia a Milano che il presidente del consiglio Romano Prodi sul piano
nazionale. Rimuovere in sicurezza l’amianto significa salvare vite, a non
vedere mescolato grano e fibrille d’amianto (i capannoni industriali così come
i capannoni agricoli e i silos ne sono zeppi da un capo all’altro della Penisola)
che finiscono negli alveoli dei nostri polmoni, tanto per fare un solo esempio.
A suo tempo avevamo suggerito al presidente Prodi di fare un atto coraggioso:
tagliare drasticamente la spesa militare e impiegare quei soldi per una prima
sostanziale bonifica, almeno delle strutture pubbliche (asili, scuole,
ospedali, uffici, ecc.), zero. Molti comuni non hanno soldi, è vero. Ma è pur
vero, come scrive Alessandro Manzoni “che anche nelle maggiori ristrettezze,
i denari del pubblico si trovan sempre, per impiegarli a sproposito”.
La solidarietà di "Odissea"
Fra i lettori di questo giornale ci sono molti politici e
diversi parlamentari e allora poniamo loro questa domanda: perché non ci si
impegna per far destinare una parte dei soldi del Pnrr per iniziare una seria
bonifica di questo minerale killer? E perché Sala e i suoi assessori, blindati
nel Palazzo indifferenti alla richiesta dei cittadini di via Betti e del
quartiere Bonola, non richiedono specificatamente al governo i fondi per la
bonifica (qui si tratta di allarme sanitario e lui se ne deve far carico come
le altre istituzioni) invece di affidare un bene pubblico ai privati? Quando
scrivevo su queste pagine che la prova del nove della retorica trionfalistica
di Expo2000 sarebbero state le periferie e la questione aperta sull’amianto,
molti fecero finta di non sentire né vedere. Nutrire il pianeta era lo
slogan pomposo di quella fiera delle vanità; si sono abbondantemente nutrite
solo le tasche dei soliti magnati ed è cresciuta in maniera scandalosa la
rendita immobiliare espellendo le famiglie povere e i ceti medi impoveriti
dalla città. Un percorso esemplare per una amministrazione di sinistra…
Sono decenni e decenni che il diritto di voto è diventato un
voto senza diritti (ed infatti la maggioranza dei ceti popolari non vota più);
che la democrazia è divenuta la giustificazione legale della disuguaglianza e
dell’ingiustizia; la tutela delle lobbies e dei potentati. Dunque ha fatto bene
il presidente del Comitato di via Betti, il mio amico Francesco Saverio Lanza,
a portare davanti a Palazzo Marino gli abitanti del quartiere e a sgolarsi in
un megafono per chiedere la bonifica dell’asilo, il diritto alla salute, la
sistemazione a verde di un’area che è, e deve restare, un bene comune. E hanno
fatto bene i cittadini a protestare. Sarò un vecchio nostalgico, ma non mi
dispiacerebbe, prima di chiudere gli occhi, apprendere che in diversi comuni si
è fatto quello che i boemi fecero a Praga il 23 maggio del 1618: una salutare
defenestrazione. Possibilmente dai piani più alti rispetto al castello di
Haradčany.