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venerdì 13 ottobre 2023

AMMINISTRATORI E CITTADINI
di Angelo Gaccione
 

Via Betti non molla.
 
Cittadini della Zona 8 riuniti per protesta davanti a Palazzo Marino spinti da un interesse comune, salvaguardare la qualità della vita nel Quartiere Gallaratese. Il problema questa volta è localizzato nell’ area dell’ex asilo di via Ugo Betti 175/b da anni dismesso e da anni in attesa di bonifica per l’amianto ancora presente nel fabbricato. Il Comune ha ceduto l’area per uso privato che si dovrebbe fare carico della bonifica nella migliore delle ipotesi e nella peggiore costruirci sopra un bel palazzone, un bel pugno nello stomaco per l’area circostante estremamente ristretta. L’area dell’ex asilo rappresenta la quota spettante di verde/servizi a cui i residenti rinunciarono alla nascita del quartiere. Vi rinunciarono per avere l’asilo dismesso ma ora rivogliono quell’ area per trarne legittimo beneficio: zona verde, parco giochi, centro aggregazione giovani e anziani per uso degli abitanti delle case limitrofe. Chiedono troppo? No, spetta loro di diritto e per questo si battono da tempo e continueranno a farlo. Il Comune non ci sente? Allora si dovrà alzare la voce!”



Queste che avete appena lette sono le parole di Edy Rulli, una degli abitanti del quartiere Bonola scesi in piazza ieri mattina muniti di cartelli per protestare davanti alla sede del Comune di Milano, il sordo Palazzo Marino. Io non sono di quel quartiere, ma siccome dagli inizi il nostro giornale ne sostiene la lotta, mi sono sentito in dovere di essere con loro con un cartello in mano. Per anni “Odissea” ha fatto una strenua campagna per la rimozione dell’amianto a Milano e fuori, e in diversi casi con esiti positivi (Teatro alla Scala, Uffici comunali di via Larga, Mercatino di piazza XXIV Maggio, Policlinico, ecc.). Come poi sia stato smaltito Dio solo lo sa. Il più delle volte si butta tutto giù e le lastre di eternit si mescolano al resto delle macerie e via in discarica. Su questo problema ci deluse tanto il sindaco Pisapia a Milano che il presidente del consiglio Romano Prodi sul piano nazionale. Rimuovere in sicurezza l’amianto significa salvare vite, a non vedere mescolato grano e fibrille d’amianto (i capannoni industriali così come i capannoni agricoli e i silos ne sono zeppi da un capo all’altro della Penisola) che finiscono negli alveoli dei nostri polmoni, tanto per fare un solo esempio. A suo tempo avevamo suggerito al presidente Prodi di fare un atto coraggioso: tagliare drasticamente la spesa militare e impiegare quei soldi per una prima sostanziale bonifica, almeno delle strutture pubbliche (asili, scuole, ospedali, uffici, ecc.), zero. Molti comuni non hanno soldi, è vero. Ma è pur vero, come scrive Alessandro Manzoni “che anche nelle maggiori ristrettezze, i denari del pubblico si trovan sempre, per impiegarli a sproposito”.

La solidarietà di "Odissea"


Fra i lettori di questo giornale ci sono molti politici e diversi parlamentari e allora poniamo loro questa domanda: perché non ci si impegna per far destinare una parte dei soldi del Pnrr per iniziare una seria bonifica di questo minerale killer? E perché Sala e i suoi assessori, blindati nel Palazzo indifferenti alla richiesta dei cittadini di via Betti e del quartiere Bonola, non richiedono specificatamente al governo i fondi per la bonifica (qui si tratta di allarme sanitario e lui se ne deve far carico come le altre istituzioni) invece di affidare un bene pubblico ai privati? Quando scrivevo su queste pagine che la prova del nove della retorica trionfalistica di Expo2000 sarebbero state le periferie e la questione aperta sull’amianto, molti fecero finta di non sentire né vedere. Nutrire il pianeta era lo slogan pomposo di quella fiera delle vanità; si sono abbondantemente nutrite solo le tasche dei soliti magnati ed è cresciuta in maniera scandalosa la rendita immobiliare espellendo le famiglie povere e i ceti medi impoveriti dalla città. Un percorso esemplare per una amministrazione di sinistra… 
 

Sono decenni e decenni che il diritto di voto è diventato un voto senza diritti (ed infatti la maggioranza dei ceti popolari non vota più); che la democrazia è divenuta la giustificazione legale della disuguaglianza e dell’ingiustizia; la tutela delle lobbies e dei potentati. Dunque ha fatto bene il presidente del Comitato di via Betti, il mio amico Francesco Saverio Lanza, a portare davanti a Palazzo Marino gli abitanti del quartiere e a sgolarsi in un megafono per chiedere la bonifica dell’asilo, il diritto alla salute, la sistemazione a verde di un’area che è, e deve restare, un bene comune. E hanno fatto bene i cittadini a protestare. Sarò un vecchio nostalgico, ma non mi dispiacerebbe, prima di chiudere gli occhi, apprendere che in diversi comuni si è fatto quello che i boemi fecero a Praga il 23 maggio del 1618: una salutare defenestrazione. Possibilmente dai piani più alti rispetto al castello di Haradčany.