Da
quando, nel secolo d’oro, per il tramite dei Servizi segreti di Sua Maestà
britannica, la Banca d’Inghilterra gettò le basi necessarie per l’espansione
imperialistica del Regno Unito, utilizzando la pirateria sui mari, gli assetti
del potere politico degli Stati in Occidente furono stravolti. Nessun
Governante poteva prescindere dal contributo dei servizi d’
“intelligence”. Oggi vi sono molte buone ragioni per ritenere che, nel
Nuovo e nel Vecchio Continente, la “politica” sia stata sottratta, quasi
completamente, ai “politici” e che quella che noi chiamiamo “democrazia”
rappresenti solo l’aspetto falso di un potere che, sostanzialmente, è
unicamente nelle mani di spioni e di militari, controllati se non diretti da
MI6 e CIA. Lo stesso fenomeno, verosimilmente, si verifica nelle
“autocrazie” che gli Occidentali ritengono esservi unicamente fuori dai confini
della parte Ovest del Pianeta, con la sottolineatura di significative differenze. In
primis, in quei Paesi è proprio chi controlla i servizi segreti o le forze
armate che s’impossessa spesso senza veli e finzioni dello scettro del comando
e domina la scena politica sino a quando ha la forza per farlo. In
secondo luogo, per restare in sella, il Capo se non ha mire imperialistiche che
travalicano i confini del Paese che governa, non ha alcun bisogno di
dirsi portatore di Valori Universali, necessari per salvare l’intera umanità,
ma ha soltanto bisogno di dimostrare di operare nell’interesse esclusivo dei
suoi governati. In terzo luogo, una minore ipocrisia caratterizza la vita
politica: a tacer d’altro, non v’è bisogno di rivestire l’Autorità
ufficiale di orpelli di falso potere per avallare la tesi che fonte del suo
imperio e origine della sua ascesa al governo del Paese derivi dal popolo
votante. Infine: la presenza pregnante e dominante dell’“intelligence”
nella vita politica cosiddetta “democratica”, riesce a modificare anche le
vecchie regole del gioco elettorale, alterandole con l’aggiunta di partiti in
grado di assorbire le perdite di forze politiche gradite ai “servizi” degli
Stati egemoni dell’Occidente. MI6
e CIA hanno creato la pratica di far sorgere dal nulla, con adeguati
finanziamenti, un partito che fiancheggi sostanzialmente (senza renderlo,
ovviamente, palese) un partito politico della tradizione, amico o ben controllato
dall’“intelligence” medesima, con il compito specifico di mostrarsi “fintamente”
critico (anche con l’apporto ben pagato di uno o più giornali diretti da
professionisti del doppio gioco) della politica praticata dal partito, per
così dire, “fratello”. Il ruolo assegnato è svolto lanciando false
invettive, destinate a lasciare il tempo che trovano e neutralizzando,
irreggimentandole, voci dissenzienti; ponendo la dovuta attenzione che non si
tratti di persone veramente autonome e indipendenti. Il tutto, ovviamente,
per impedire ad altre forze politiche di catturare il consenso dei militanti
delusi o nostalgici dei tempi passati del partito-fratello. Conclusione:
una volta, nel linguaggio giornalistico italiano, si definiva “fuga in avanti”
la tattica o il comportamento degli uomini politici consistente nel proporsi
mete lontane e irraggiungibili quando e perché non si è in grado di risolvere i
problemi immediati. Il che in un Paese di “utopisti” conclamati, com’era (e
com’è) l’Italia, altro non rappresentava che, la definizione dell’unica
attività politica praticata normalmente sullo Stivale. Oggi grazie
all’ultima trovata dei servizi segreti dei Paesi egemoni alla predetta
“fuga in avanti” si può aggiungere una “fuga di lato”: per chi entra, cioè, nel
recinto controllato di un partito di falsa opposizione.