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domenica 29 ottobre 2023

LA PAROLA
di Romano Rinaldi
 


Decadenza o rinascita della parola nell’era della IA?
 
 
Ho letto con interesse e condivisione il bel saggio di Giuseppe Landonio sulla crisi della parola, pubblicato sulla prima pagina di “Odissea” martedì 24 ottobre scorso (https://libertariam.blogspot.com/2023/10/la-crisi-della-parola-di-giuseppe.html).
Oltre agli argomenti introdotti da Landonio con appropriati riferimenti alla letteratura ed alla poesia, mi sembra tuttavia necessario estendere la narrazione alla realtà odierna che ahimè, si presenta foriera di ulteriori motivi di preoccupazione per l’uso delle parole e per la comunicazione in generale. Parlo ovviamente dell’uso della Intelligenza Artificiale (IA) già ben presente nel campo delle parole e delle lingue così come degli usi che se ne possono intravedere in tutti i campi delle relazioni umane, oltre che per scopi prettamente tecnologici. Come sempre avviene, ogni sviluppo tecnologico “epocale” è foriero di grandi vantaggi ma può portare anche altrettanti svantaggi. Per tutti valga l’esempio della dinamite e del suo inventore Alfred Nobel. Senza voler sminuire l’enorme portata positiva che si profila per questa tecnologia, propongo qui qualche riflessione su alcuni degli aspetti negativi in tema di linguaggio e articolazione del pensiero.
Gli istituti di ricerca, i governi e le associazioni di nazioni stanno già cominciando a preoccuparsi degli usi impropri della IA che persino Elon Musk, uno dei principali innovatori tecnologici del momento, paventa come forieri di catastrofi inenarrabili. Una delle più recenti preoccupazioni è quella delle “allucinazioni” da IA, quando modelli linguistici di grande potenza possono fabbricare informazione, presentando finte realtà come fatti reali. Ricerche condotte al MIT di Boston, Massachusetts, si stanno occupando della mitigazione ed eventuale eliminazione (automatica) della falsa informazione prodotta da sistemi generativi di IA con lo scopo di sviluppare sistemi di IA attendibili e sicuri nel campo della comunicazione. Tuttavia, senza voler pensar male (a dispetto della massima che dice che a pensar male, pur peccando, ci si azzecca), lo sviluppo della IA nel campo delle parole sta procedendo con una rapidità impressionante e le conseguenze non tarderanno a manifestarsi soprattutto per quanto riguarda l’inadeguatezza delle menti più giovani alla gestione del linguaggio, una volta che saremo passati dall’uso di frasi sempre meno articolate e concetti sempre più semplificati (come giustamente nota Landonio nel suo saggio) alla creazione di testi da parte di algoritmi che, a partire dell’input di poche parole, possano elaborare composizioni organiche e complete, fino ai riferimenti bibliografici. 




È dunque facilmente prevedibile, in assenza di contromisure adeguate e da individuare in fretta da parte degli educatori, il rapido raggiungimento della incomunicabilità tra individui che non riusciranno più ad articolare un pensiero in parole proprie e tantomeno uno scritto, senza l’ausilio dello strumento informatico prescelto per la comunicazione. È infatti lecito dubitare della capacità di interpretare la parola espressa da un ente estraneo al cervello umano, quando il cervello non sarà più in grado di articolare quelle parole in modo autonomo e in un discorso compiuto. Un passettino in più, già alla portata di questi mezzi, è la capacità di riprodurre la voce del soggetto e quindi di “parlare” a nome e per conto dell’individuo, magari anche servendosi di un ologramma o anche più semplicemente di una animazione da fotogrammi con le esatte sembianze dell’individuo. In pratica il connubio tra la IA e la realtà aumentata potrà sostituirsi alle persone in carne ed ossa e prendere possesso della loro anima (novelli Faust).
Per immaginare qualche aspetto positivo pensiamo ad esempio a persone altrimenti incapaci di esprimersi in modo coerente ma in posizioni socialmente rilevanti (il riferimento ad alcuni nostri rappresentanti parlamentari o altri personaggi pubblici è del tutto casuale) le quali potranno finalmente formulare qualche pensiero consono ad una logica che potranno scegliere da un “menu” informatico, anziché doversi inventare lì per lì le baggianate più illogiche. Noi umani ancora capaci di giudizio sulle parole, potremo almeno avere l’illusione di essere guidati da qualche mente pensante. Quanto alla durata di questa situazione, date le mie premesse ecco che l’aspetto positivo comincia già a incrinarsi un poco…


Non molto tempo fa, Noha Yuval Harari pubblicava due libri molto famosi in cui preconizzava lo sviluppo di homo Sapiens in Homo Deus. Ebbene, volendo rileggere quei libri dopo solo un anno dalla introduzione di Chat-GPT nei nostri motori di ricerca Web e degli sviluppi più recenti della IA collegata all’uso della parola e senza voler entrare in tutte le altre applicazioni possibili e immaginabili di questa tecnologia, ce ne sarebbe più che abbastanza perché l’ottimo Harari debba rimettere mano a penna, carta e calamaio e riformulare un buon numero delle sue previsioni.
Mi è già capitato, incontrando giovani e parlando di episodi di cui potevo offrire testimonianza ed esperienza diretta, di vederli compulsare freneticamente sul telefonino alla ricerca degli argomenti che trattavo per poterne a loro volta essere “padroni” e magari confutarmi dati e analisi in base ai risultati della loro ricerca istantanea sulla Rete. Questo era solo l’inizio, già più di dieci anni fa; il futuro non è poi così difficile da immaginare e come suol dirsi, il buon giorno si vede dal mattino… Auguri a tutti noi e alle nostre Parole!