La crepa a Piazza Fontana L’ordine delle carte e del
luogo si aprì come un fiore
improvviso in un caos di carne e di
schegge di brandelli di stoffa e
di muri di intenzioni e di scritti
insensati senza più una logica e un posto una prassi o un patto
siglato come quei diciassette
spezzati che imbiancati di malta e
sangue irriconoscibili macerie di
vite rimasero lì, a far bordo
alla crepa che quel giorno aprì nella
strada tra la ricostruzione e il
progresso l’artiglio indecente dell’odio
di chi non avendo mai pietà per i
vivi cercava il suo Onore
smarrito nel potere sugli altri e
sul mondo e invocava una Patria e
uno Stato nelle schiere ordinate di
bare pur di fare zittire urla e
voci di chi si dava da fare o
lottava da banche, da fabbriche e
piazze, discutendo ciascuno a suo
modo per tirare un po’ meglio a
campare. Ancora aspettiamo la
Storia della storia che già
conosciamo.