Uno stop all’invio di armi a Zelensky da parte delle
“colonie” europee gestite dagli Anglo Americani sarà impedito dagli Stati
Uniti: parola, ferma e decisa, di Joe Biden, riportata
dal mainstream mediatico Occidentale. Come? Non è scritto. Con la
forza delle armi NATO contro i Paesi del Patto? Sarebbe un modo originale di
utilizzare un’alleanza stipulata a scopo difensivo. Con l’attuale inquilino
della Casa Bianca (dove non si respira di certo l’aria di Downton Abbey) per i
poveri Paesi della succube Unione Europea mala tempora currunt. C’è da
chiedersi se le cose potrebbero andare meglio con una più incisiva presenza
nella “cabina di regia” (l’espressione, orrenda, è di moda) del Regno Unito di
Gran Bretagna. Secondo gli Anglofili più accaniti, gli Inglesi, a
differenza di ciò che scritto in precedenti note, votando la Brexit sarebbero
caduti dalla padella alla brace, subendo ancor più lo strapotere yankee. A loro
parere, essi, non potendo contare su personalità politiche come Winston
Churchill e Margareth Thatcher (rare anche alle loro latitudini) oggi
sarebbero, come il resto dell’Occidente, nelle mani di una classe politica del
tutto gregaria e sottomessa a quella, rozza e grossolana,
degli Statunitensi, e di un MI6 di cui la CIA farebbe ciò che vuole, a
dispetto delle versioni cinematografiche, mirabolanti e false, dei vari 007. Secondo
il parere dei loro denigratori, essi avrebbero soltanto ripreso il loro ruolo
di “pataccari” (come li chiama un mio amico blogghista) meglio e più di prima.
Certo. Il giudizio sulla “perfida Albione” è più complesso di quello che si può
dare dalla patria americana dei cow-boys. Il discorso non può che essere
articolato e ricco di sfumature. Tentiamo.
Condividere il cristianesimo sia
pure solo nella sua versione scismatica anglicano-calvinista (da sempre, ostile
al cattolicesimo assolutistico e intollerante della Chiesa di Roma) è stato, a
giudizio degli individui dalla mente
libera, l’errore maggiore dell’empiristica e razionale Inghilterra; e
ha costituito probabilmente, un elemento significativo per la sua
condanna all’inevitabile declino insieme al caotico Occidente di cui ha
condiviso tutta l’ipocrita falsità dei Valori (impegno universale per il
benessere di tutti, rispetto dei diritti umani e dei valori della “democrazia”
etc.). Del cristianesimo, gli Inglesi hanno sposato, per giunta il peggio:
non solo l’idea folle del “peccato carnale”, (sorprendentemente credendovi) che
è stato all’origine del malato, sessuofobico puritanesimo nazionale, ma
anche l’idea propagandistica del messaggio d’amore universale, (spostandola
interessatamente) che è stata utilizzata per giustificare un colonialismo
religiosamente feroce e per altri, molteplici versi spregiudicatamente
predatorio. A causa di esso, la vita inglese è stata caratterizzata da
molte colpe. A mo’ d’esempio: il sostanziale omicidio di un genio come Oscar
Wilde; la distruzione della carriera di importanti uomini politici a causa
di innocue, magari giovanili e lontane del tempo, scappatelle amorose
(il ridicolo metoo riportato, con dovizia di particolari piccanti, nei
“mainstream” mediatici) e il furto di gigantesche opere d’arte per il
dichiarato intento di sottrarle, a fin di bene, ai “barbari”. A parte tali
criminali “debolezze”, gli Inglesi non hanno mai “giustamente” amato la
filosofia continentale egemonizzata dagli Illuministi francesi (implacabili
ghigliottinatori nel periodo del “Terrore”), dagli Idealisti Tedeschi (padri,
più che putativi, del nazifascismo e del socialcomunismo) e degli stessi
insegnamenti Platonici, all’origine di ogni supponente autoritarismo personale
e collettivo. L’empirismo presocratico, soprattutto democriteo, lisippiano ed
epicureo, ben ripreso in Inghilterra, in primis, da John Locke li avrebbe
salvati dalla confusione mentale dell’Occidente, se essi non si fossero
lasciati contaminare dalle idee religiose, assimilate dal racconto delle
favole dei cammellieri dei deserti mediorientali.
In altre parole, la Gran
Bretagna, che era ed è un’isola geograficamente parlando, sarebbe rimasta tale
anche sotto il profilo della sua cultura, mantenendosi lontana sia dagli
assolutismi teocratici, monarchico-dispotici e delle tirannie intolleranti del
“pensiero fideistico” della parte continentale europea. La disaffinità dei
britannici empiristi e pragmatici dai fanatici dell’assolutismo tedesco,
francese, italiano, spagnolo, portoghese e via dicendo sarebbe stato il
passaporto per i lidi desiderabili di un pensiero veramente
libero. E, invece, non tenendo conto che “errare è umano ma perseverare
nell’errore è diabolico”, la Gran Bretagna ha fatto anche lo sbaglio di
entrare nella cosiddetta Europa Unita (prima Comunità Economica e
poi opprimente Unione Europea di ventisette Stati, resa servente
dell’economia Statunitense in forza dei famigerati accordi
di Maastricht). Si è liberata di quelle
catene con la Brexit. Ed oggi, nel bene e nel male, ce la ritroviamo
tra le potenze vincitrici di una guerra che fu chiusa, grazie alla bomba
atomica, con un Trattato di pace che è poco definire vergognoso perché
all’origine di una “dittatura tra Stati” che a ottant’anni dalla fine della
guerra non accenna a mitigarsi. Il diktat di Joe Biden ne è,
purtroppo, una conferma.