PACE UNICO PRESUPPOSTO DI CIVILTÀ di
Franco Astengo
Immanuel Kant
«Le massime
dei filosofi sulle condizioni di possibilità della pace pubblica devono essere
consultate dagli stati armati per la guerra»: questo il testo dell’“articolo
segreto” che Immanuel Kant comprende nel suo: Per la PacePerpetua.
Invece pare proprio che anche oggi gli stati armati non consultino i filosofi:
non li consultano perché non vogliono sentirsi dire che l’unico presupposto per
la civiltà è la pace. La pace intesa quale sola condizione preliminarmente
indispensabile per avviare una transizione verso un diverso sistema economico e
sociale che vorremmo ancora denominare come “socialismo”. Nel pensare il
presente modestissimo testo non si intendeva però impancarci nel tentativo di
indicare una nuova via verso il socialismo: l’intenzione è soltanto quella di
segnalare, ancora una volta, l’assoluta insufficienza nella richiesta di pace
che sono capaci di esprimere le forze politiche, la debolezza della
mobilitazione sociale, la vacuità nelle espressioni di tensione etica e morale
da parte di chi agisce e governa gli strumenti culturali e di comunicazione di
massa. In un quadro complessivo che via via si sta drammatizzando sembrano
prevalere ancora una volta i giochi di potere, i calcoli di predominio, l’indifferenza
di chi pensa ad accumulare ricchezza per rendere sempre più ingiusta la
convivenza umana. Non si avvertono i segnali di una inversione di tendenza e
neppure l’idea di ritorno ad un equilibrio del terrore (questa volta
multipolare) sembra scuotere più di tanto le coscienze. La
politica non riesce a fare quella che dovrebbe essere la propria parte:
elaborare strategie adatte ad evitare l’imbarbarimento generale.
In
questo momento sono oltre 50 i teatri di guerra attivi nel mondo, in buona
parte misconosciuti dall’opinione pubblica ma se vogliamo riferirci ai casi di
maggiore insistenza di esposizione da parte dei mezzi di comunicazione di massa
non possiamo non rimarcare la pervicacia dei governi interessati a battere la
strada delle armi e l’assoluta incapacità a formulare proposte politiche da
parte delle organizzazioni sovranazionali dall’ONU alla Comunità Europea. La
Comunità Europea spicca per la sua assoluta sudditanza a una organizzazione
militare come la NATO e alle scelte in funzione bellicista che, in quell’ambito,
compie la Presidenza USA: la guerra intesa come sola risposta possibile alle
prevaricazioni armate come quella russa e al terrorismo di Hamas. Non solo non
si consultano i filosofi (nel senso lato del termine) ma li si considera
trascurabili “profeti disarmati”. Valutare la richiesta di pace intesa come
sinonimo di civiltà quale “profezia disarmata” quasi di pura derivazione
religiosa e così trascurandola come stanno facendo anche le forze politiche
progressiste italiane ci sembra un vero e proprio punto di arretramento
politico ed etico. Per fare esempi legati semplicemente alla stretta attualità:
perché dall’Unione Europea non sorge un invito all’ONU per una interposizione
sul fronte russo-ucraino (magari da intendersi come primo passo per la
creazione di una zona smilitarizzata al centro d’Europa: zona smilitarizzata
che dovrebbe interessare anche la frontiera azero/armena) e per l’avvio di
concreti progetti attorno all’idea dello Stato Palestinese? Perché non sfidare
l’egemonia delle grandi potenze (come si fece al tempo della crisi dei
missili?): senza dimenticare l’Africa che la bramosia di ricchezza della sua
borghesia e delle leadership mondiali ha ridotto ormai in condizioni incredibili
dal punto di vista economico, sociale, umano. Sarebbe necessario che pace e
politica si trasformassero in un binomio inscindibile partendo proprio da un
recupero da una visione del futuro attraverso una necessaria Utopia da rendere
possibile come progetto.