I MURI DELLA
RIVOLTA
di Angelo Gaccione
Palazzo Acerbi
Diversi i
palazzi nobiliari che adornano e ingentiliscono il Corso di Porta Romana a Milano sopravvissuti ai bombardamenti dell’ultima guerra. Il palazzo Acerbi (al civico
numero 3) e il palazzo Annoni (al civico n. 6), tanto per citarne alcuni, si fronteggiano
sui due lati della strada. Tardo cinquecentesco il primo, seicentesco il
secondo realizzato dalla mano dell’architetto Francesco Maria Richini. Palazzo
Annoni all’esterno esibisce un totem con le informazioni essenziali per il
passante che vi transita davanti, il palazzo Acerbi no. E forse non è del tutto
sbagliata la mia supposizione: gli attuali proprietari devono averne avuto le
tasche piene di trovarsi davanti al portone o nel cortile, schiere di fanatici
creduloni. Non c’è castello che non abbia avuto una stanza con fantasma, e non
c’è palazzo che non abbia avuto il suo diavolo; dunque non c’è da stupirsi se la
fantasia corre e c’è sempre chi è pronto a scambiare bufala per manzo.
In più, la riservatezza rigida dei milanesi fa il resto, figuriamoci se ricchi.
Ne ho fatto le spese anch’io che mi ero infilato sotto il colonnato del cortile
per fotografare la grande lastra di marmo con inciso l’elenco degli abitatori
della casa: dal 1577 al 1876. Da Pietro Maria Rossi conte di San Secondo, fino a
Fortunato Bassani e successori, tutti rigorosamente annotati per titolo e per date.
Una gentile ma energica portinaia salernitana mi ha invitato gentilmente ad
uscire, “perché i proprietari non gradiscono visite”, e se mi sono
evitato una reprimenda, lo devo al mio mestiere di scrittore e ad una tessera
di giornalista.
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