Crisi secca della Linke; scissione di Syriza; deriva rosso-bruna in
Italia, difficoltà di Podemos: la sinistra radicale o d'alternativa pare
soffrire, a livello europeo, di una discesa inarrestabile nella capacità di
elaborazione, di aggregazione e organizzativa. Una difficoltà non definibile
sul piano identitario, ma che evidenzia un vero e proprio smarrimento.Tutti
soggetti, quelli citati e altri, che sono stati molto influenzati
dall'approccio movimentista no-global evidenziato - soprattutto -
nell'occasione del G8 di Genova (2001); un approccio che ha impedito di vedere
i processi di scomposizione e frammentazione operati in lunghi anni di
riorganizzazione del capitale e del suo sistema. Ci troviamo così in una
situazione di molteplicità di soggetti antagonisti privi di un punto di
riferimento egemonico, attirati nelle indeterminatezze delle teorie della
“moltitudine” o nella rivalutazione del populismo. In un quadro simile la
responsabilità del pensiero politico come elemento riunificante è ancora
maggiore rispetto al passato. Nello stesso tempo è impensabile che si possa
procedere attraverso l'elaborazione in ambiti ristretti per incontrare il
grande fiume dei movimenti che pure si stanno esprimendo sulle più grandi
piazze d'Europa, come è stato nel caso dell'appoggio alla causa palestinese,
tanto più che il vero tema all'ordine del giorno è quello della
"sconnessione" dalla politica.