Le
parole di Barack Obama sulla guerra in Medio Oriente. L’ex
Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, per farsi “perdonare” il Premio
Nobel per la Pace ottenuto iniziando ben tre guerre (record tra tutti i Presidenti
americani) ha voluto intervenire sui fatti Mediorientali dicendo, finalmente, una cosa sensata e priva di faziosa
parzialità: nella guerra Israele-Hamas nessuno può dire di avere le mani
pulite. Dopo un’affermazione di taglio così netto, l’ex Capo della Casa Bianca
ha parlato di “indignazione morale” ed è caduto
nel blablabla consueto e scontato circa la necessità per le due parti
in conflitto di dialogare. C’è, però, anche in
questa seconda parte del suo discorso un inciso che vale la pena di ricordare:
“dopo avere ammesso le proprie colpe”. Ed è partendo da questa affermazione che
vale la pena di approfondire il discorso. La
colpa delle guerre è dell’intera umanità, nessun essere umano escluso. La
violenza, l’aggressività, l’uso della forza bruta nel mondo umano, come in
quello animale, sono, infatti, di carattere universale; si manifestano in
Occidente come in Oriente: non c’è parte del Pianeta che non ne conosca gli
effetti distruttivi. Tutto ciò è vero e inconfutabile ma è altrettanto
certo che in nessuna altra parte del Globo tali manifestazioni della nequizia
umana provocano “l’indignazione morale”, di cui parla, con evidente ipocrisia
(dati i suoi precedenti), l’Obama statunitense. I sommovimenti dell’animo
per le colpe morali dei nemici, le reazioni “manichee” con le conseguenti
discettazioni dotte sulle origini delle guerre e i finti sgomenti colmi di
meraviglia, però, sono diffusi in tutta la parte di mondo da noi e dai
mediorientali abitata: perché è qui che sono nate la distinzione e la immaginata,
quasi personificata, eterna lotta del Bene e del Male.
E, conseguentemente, soprattutto in tale parte del mondo, tutto ciò
determina la necessità di trovare motivazioni che giustificano le guerre, agli
occhi propri più che degli avversari, in maniera adeguata e convincente. Per farlo, Occidentali e Mediorientali, uniti ormai
da un comune destino dalla diffusione endemica delle tre religioni
monoteistiche mesopotamiche e delle due filiazioni di destra e di sinistra
dell’idealismo tedesco hegeliano, spesso in combinazione tra di loro per
affinità di obiettivi, tirano in ballo concetti complessi come lo
scontro di civiltà e l’attacco alle democrazie da parte degli
Stati autocratici. Normalmente, secondo
le giaculatorie dei credenti e dei fanatici, sono le civiltà cattive o
inciviltà, i domini del Male o i regni della Barbarie a scatenare i conflitti. Le “risposte” dei “buoni”, sarebbero sempre il
frutto di una provocazione ingiustamente subita da parte dei “cattivi” e non
sarebbero mai, per così dire “fuori misura". Così se in risposta
all’attacco di Pearl Harbour si risponde con lo sgancio di due bombe atomiche a
Hiroshima e soprattutto (del tutto inutilmente) a Nagasaki
il mainstream del sistema mass-mediatico della parte “buona” del
mondo non ne esce turbato: si trova sempre il modo di spiegare e di coprire
tutto. Sono secoli e secoli, da Ipazia a Guantanamo, che la civiltà
“buona” dei tre monoteismi mesopotamici (giudaismo, cristianesimo,
islamismo) e dei due fanatismi politici di marca teutonica (fascismo e
comunismo) compie misfatti inenarrabili (conquista delle Americhe con
eliminazione di indios, pellirosse, maya, aztechi e via dicendo, colonialismo
in Africa e Oriente, lager, gulag, Santa Inquisizione e patiboli del Papa Re,
monarchie sanguinarie e dittatori crudeli e così via) ma essa resta sempre la
“civiltà” migliore, l’esempio da imitare. E
ciò non solo per la sua pretesa di esportare la “democrazia” ma anche
per il suo presunto “rispetto dei diritti umani”. Poco importa che le
democrazie, sul piano sostanziale, sono in Occidente nelle mani dei servizi
d’intelligence e degli apparati militari internazionali come la NATO e che in
Medio oriente sono sottratte agli sceicchi da fascisti alla
Netanyahu. Sono pochi ad aver capito che l’asserita civiltà Occidentale,
la cosiddetta “democrazia” dei Paesi che ne fanno parte, il “Pentagono” che
domina i consessi internazionali nati per la difesa ma passati nel campo
opposto degli attacchi, rappresentano la zavorra che ci sta portando a
fondo.