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venerdì 3 novembre 2023

RESTIAMO UMANI

 


Ezio Mauro ha scritto un editoriale per ‘la Repubblica’ del 30 ottobre che sin dal titolo “Lo sguardo sul male” ci impone di fermarci a pensare, anche perché il titolo è parte di una affermazione che ci inchioda ad una responsabilità che non possiamo continuare a scansare, implicita nelle parole di Mauro, “il problema è che non riusciamo a tenere lo sguardo fermo sul male”. Mi prendo l’ardire di chiosare le sue parole, non è forse vero che risolviamo il problema illudendoci di schierarci, a nostro rassicurante e insindacabile giudizio, sempre dalla parte del bene? Illusione per altro sostenuta negandoci il bisogno di vedere e sentire ragioni altre, da quelle che proclamiamo, convinti in fondo che a differenza di quello che dice Mauro, siamo capaci di tenere lo sguardo fermo sul male, basta che sia il male incarnato dagli “altri”. Al riparo dallo strazio delle bombe, scendiamo così in campo a combattere nel modo più stupido la comoda guerra delle opinioni. Cercare di capire prima di giudicare è troppo rischioso, cercare di capire è sempre un tentativo ad alto tasso di errore, che potrebbe lasciarci senza rassicuranti risposte, meglio schierarsi dietro ad una qualche bandiera, anche se non cogliamo il valore dei suoi colori. Meglio assumere dei riferimenti paradossalmente rassicuranti nella loro mostruosità, “il pogrom di Hamas è un unicum dei nostri anni” sottolinea Mauro, ma davvero mi chiedo “persone trasformate in bersaglio non perciò che hanno fatto, ma perciò che sono” rappresenta una mostruosità circoscritta nel tempo e nello spazio indicati? I tagliagole di Hamas sono certamente assassini, ma davvero possiamo credere che siano “un unico” mai visto, nei decenni che ci separano dalla fine della Seconda guerra mondiale? E davvero possiamo credere che i “nostri” mai e poi mai siano stati tagliagole assassini? Forse è il caso di ripensare il valore positivo, che in tanti diamo alle parole di Vittorio Arrigoni, l’operatore umanitario ucciso a Gaza. Alla luce di quello che noi “umani” di continuo mostriamo di essere capaci di fare, al posto del suo “restiamo umani” forse è il caso di sostenere in direzione ‘ostinata e contraria’ (De André), “modifichiamo il nostro modo di essere umani”

Vittorio Melandri