Insegnare nell’era
della Intelligenza Artificiale.
Il mio articolo, tra il serio e il faceto, su “La
parola nell’era della IA” (https://libertariam.blogspot.com/2023/10/la-parola-di-romano-rinaldi-decadenza-o.html), mi ha suscitato ulteriori riflessioni, soprattutto
in merito all’osservazione della necessità, da parte degli educatori, di
dotarsi e in gran fretta, di strumenti adatti a svolgere il loro compito servendosi
delle immense potenzialità offerte da questa nuova tecnologia, piuttosto che
subirne le conseguenze, facilmente immaginabili, connesse con l’uso proditorio
che i discenti possano farne per ottenere risultati accademici falsati dalla
loro capacità di sfruttarne i prodotti (Chat-GPT, Co-pilot e simili). La
proibizione, come inizialmente e molto goffamente proposto da taluni nostri
“illuminati” decisori, non è chiaramente proponibile a fronte di una
rivoluzione che ha visto il più elevato incremento di utenti per un singolo avanzamento
tecnologico dall’inizio dell’era dell’informatica diffusa (gli ultimi 30-35
anni). Del resto non è la prima volta che, soprattutto per la matematica,
strumenti quali il calcolatore tascabile oppure andando più indietro nel tempo,
il regolo calcolatore o addirittura il pallottoliere, aiutano i giovani
nell’apprendimento di una materia sollevandoli dall’incombenza del calcolo
mnemonico. D’altra parte, chi non conosce la barzelletta del matematico che va
dal medico e si sente dire: “lei ha i calcoli?” Già, prima ancora di mettere le
palline in un pallottoliere, i calcoli venivano fatti con l’ausilio di
sassolini di piccole dimensioni… il primo calcolatore tascabile in assoluto! Ma
col regolo calcolatore già si doveva aver compreso il significato del calcolo
logaritmico per farne un uso consapevole. Teniamo dunque a mente questo
paragone.
Ecco che, partendo da questa premessa, penso che il modo migliore per
affrontare il problema sia quello di coinvolgere il più possibile, nella
ricerca di strategie didattiche nell’era della IA, coloro che si occupano dell’insegnamento
della matematica. Infatti i matematici sono da sempre stati portati a rivedere
le loro strategia didattiche in funzione dell’avvento di strumenti sempre più
evoluti per consentire a chiunque di affrontare la prima difficoltà della loro
materia, il semplice fare di conto e a seguire tutte le altre operazioni
matematiche che oggigiorno un elaboratore portatile può affrontare rapidamente
e senza errori, rispetto ad una mente umana normalmente dotata. Non è certo
proibendo questi strumenti che un professore di matematica otterrà risultati
migliori dai suoi studenti. Dunque anche la IA non è destinata a sostituire
l’insegnamento tradizionale ma sicuramente contribuirà a cambiarlo radicalmente
e questa volta non solo per quanto riguarda la matematica o le discipline
scientifiche ma tutto lo scibile umano. Siamo solo ad un anno o poco più dalla
introduzione gratuita sui nostri motori di ricerca di un potentissimo strumento
qual è Chat-GPT (“Generative Pre-trained Transformer” ovvero “Trasformatore Generativo Pre-addestrato”) ora
ampiamente nella disponibilità soprattutto delle nuove generazioni, già nella
sua versione N. 4. Dunque un modo efficace da parte dell’insegnante per
affrontare il problema dell’apprendimento della propria materia, è quello di
sfruttare proprio il meccanismo di questa innovativa invenzione per farne uno
strumento didattico.
Come
indica l’acronimo, il sistema è basato su un meccanismo di affinamento della
risposta attraverso un addestramento preventivo (pre-training) ovvero la
capacità di generare risposte sulla base dell’analisi di grandi quantitativi di
informazioni che vengono costantemente aggiornate e sviluppate anche in
funzione delle richieste fatte al sistema. L’insegnante può agevolmente
inserirsi in questo procedimento utilizzando a suo vantaggio, a vantaggio degli
studenti ed anche del sistema, le possibilità che ha di fronte. I giovani
studenti sono già assidui frequentatori ed esperti nell’uso dello strumento
quindi all’insegnante spetta il compito di utilizzare le loro capacità e
dirigerle sulla base della sua esperienza e conoscenza della materia per
aiutarli nell’apprendimento e soprattutto per sviluppare le loro capacità
analitiche e il senso critico. Data la natura dello strumento non sarà inusuale
la scoperta degli arcani misteri che un tempo richiedevano ore di biblioteca ai
migliori studenti e che viceversa saranno a disposizione di tutti ed in
brevissimo tempo. Inoltre dato che lo strumento stesso ha la capacità di
apprendere dalle domande fatte, i discenti saranno a loro volta insegnanti del
sistema.
A
questo punto, il passo successivo sarà quello di affrontare l’argomento del
perché si debba chiedere agli studenti di apprendere contenuti e concetti di
una materia quando uno strumento artificiale può fornire questi contenuti tanto
agevolmente. Questa è una nuova tecnologia, molto più di una novità
tecnico-strumentale e porta ad interrogarci sulle questioni fondamentali
dell’insegnamento e dell’apprendimento e cosa questo significhi per
l’intelletto umano. In pratica il concetto di cultura. Le risposte a questi
interrogativi, in tutti i campi del sapere, non sono banali ma è necessario che
gli educatori almeno si pongano tali domande. Inoltre, l’aspetto normativo dei
programmi di insegnamento nell’era dei Chat-bot e di tutto il relativo
armamentario fornito dalla IA, pone una sfida non indifferente che in ogni caso
non può essere risolta con la proibizione, come accennavo poc’anzi, né con la
totale e incontrollata liceità come ho appena cercato di argomentare.
Personalmente
penso e auspico che l’uso della IA possa portare, quasi paradossalmente, ad una
rivoluzione positiva e molto necessaria nell’educazione in Italia. Assodato che
tutti possano raggiungere un elevato livello di apparente competenza, seppure falsa,
sarà opportuno andare, una volta per tutte, alla radice del problema. Quello
della mancanza di scrupoli nel perseguire un risultato scolastico o accademico
attraverso la copiatura, il plagio, quando non addirittura la sostituzione di
persona! Un fenomeno che ho riscontrato soprattutto nel nostro Paese, dei tanti
che ho visitato nella mia carriera di docente, sia in Europa che oltre oceano.
Volendo generalizzare, direi che una “morale protestante” è normalmente il
miglior antidoto per costruire nei giovani, fin dai primissimi anni della loro
vita di relazione, l’etica della lealtà nei confronti del prossimo, del sistema:
scuola, famiglia, lavoro, ecc., in ultima analisi della società. Tuttavia,
volendo utilizzare l’adagio “non è mai troppo tardi” penso che l’uso degli
strumenti offerti dalla IA nell’insegnamento, possa offrire l’opportunità di
scoprire, agli occhi di tutti, i motivi che spingono lo studente e poi l’adulto
a imbrogliare il sistema (e sé stesso!) anziché sentirsi appagato, se non
felice, quando riesce a raggiungere il risultato atteso con le proprie forze o
meglio con le capacità intellettuali di cui dispone come individuo.
In
anni passati, si è fatto un gran parlare della inutilità del nozionismo a
scuola, ecco l’opportunità per superare questa idea di cultura e affacciarsi
alla necessità di affermazione dell’intelligenza individuale, educata all’uso
della conoscenza universale attraverso lo strumento dell’intelligenza
artificiale. Quest’ultima, pur se perfettamente in grado di offrire anche
soluzioni logiche a problemi di tutti i tipi, almeno in prospettiva, dovrà
essere non solo ben conosciuta e in fretta dagli umani cui sono delegate le
capacità decisionali ma per quanto possibile, dovrà essere posta al servizio
delle loro menti e non come protesi per funzioni altrimenti non eseguibili.
Questa è a sua volta la sfida che la nostra intelligenza dovrà affrontare, sia
a livello individuale che a livello istituzionale, nazionale ed internazionale.
Come già si intravede e come dovrà essere intrapreso e consolidato in un
prossimo vicinissimo futuro. Buon lavoro a tutti noi, a partire dagli
educatori.