Angelo Gaccione,
poeta, scrittore, drammaturgo, è il curatore della raccolta di queste
poesie, che – a cinquantaquattro anni da quell’atto criminale ed eversivo -
recuperano la memoria della strage di Piazza Fontana (17 morti e 88 feriti) e
ciò che ha significato per il nostro tormentato Paese.
Si ricorderà la morte
di Giuseppe Pinelli, l’anarchico diventato il capro espiatorio, unitamente
all’anarchico Pietro Valpreda, di una strategia finalizzata allo
stravolgimento della nostra Democrazia.
Gli anarchici e, con
essi, tutto il movimento democratico, furono le vittime sacrificali di un atto
criminale di intollerabile violenza, ma anche di indagini sviate, a vari
livelli, da protezioni inconfessabili, da coinvolgimenti di apparati dello
Stato, che tramarono, mentirono e perseguirono, assieme, il fine terroristico
di ingenerare paura nella popolazione, per impedire ogni processo di
cambiamento.
Si coprirono, così, i
veri criminali, che la strage l’avevano eseguita e, soprattutto, coloro che
avevano progettato e sostenuto quel piano di matrice fascista.
Quella strage dette
inizio alla cosiddetta “strategia della tensione”.
Il movimento
democratico – pur spiazzato da quelle accuse e da quel dramma – reagì
prontamente e subito si avvide dell’esistenza di un progetto “politico”
eversivo, che vedeva, come esecutori materiali, gli appartenenti a cellule
fasciste, e, come ispiratori, eversori di vario livello, anche internazionale e
sovra nazionale.
Solo attraverso
inenarrabili difficoltà, e con il decorso di troppi e lunghi anni, la
Magistratura italiana riuscì a incriminare gli autori di quella strage (e di
molte stragi, che ne seguirono) e ad evidenziare i legami criminali con livelli
politici, massonici, statali e ultranazionali.
Questa raccolta di
poesie si contrappone ad ogni intento di insabbiamento e consente di esplorare
vicende vive nella nostra memoria collettiva, che lasciano ancora troppe ombre
sulla nostra storia.