Il libro di Silvia Comoglio (Il
tempo ammutinato, Book Editore, pagine 70 euro18) rivela solide basi
filosofiche che si trasformano in immagini di autentica poesia. Il titolo sembra
polisemico: il tempo si ammutina nei nostri riguardi per i progetti che
formuliamo senza poterli, sovente, realizzare, oppure siamo noi che ci
ribelliamo di fronte a un tempo impietoso e imprevedibile. Il sottotitolo Partiture
indica una costante dimensione musicale (sono presenti graficamente le note)
creata dal ritmo, dalla disposizione dei singoli vocaboli, da certe anafore e
dall’uso dell’enjambement. Dal rischio di afasia la Comoglio si libera e riafferma
l’esigenza di esprimersi e di ritrovare l’essenza della parola, sovente,
abusata, storpiata. La società odierna non attribuisce più importanza a quel
valore che Leopardi riconosceva nella parola, capace di suscitare emozioni
perché associata a elementi accessori, a differenza del termine che delinea e
definisce gli oggetti. Silvia scrive: “Tutto, tutto è parola”, “ma,
fiorisce dunque la parola / in specchiata ombra immedicata?”. Nulla è superfluo perché si mira alla sintesi in una continua
ricerca del legame inscindibile tra pensiero e parola.