Nicola
Vacca (Gioia del Colle, nel 1963) è scrittore, opinionista, critico letterario,
collabora alle pagine culturali di quotidiani e riviste. Dirige la rivista blog
Zona di disagio. Tra le sue ultime pubblicazioni ricordiamo: Lucenera
(Marco Saya edizioni 2015, Premio Camaiore 2016), Vite colme di versi
(Galaad edizioni 2016), Lettere a Cioran (Galaad edizioni 2017), Tutti
i nomidi un padre (L’Argolibro editore 2019), Non dare la corda
ai giocattoli (Marco Saya edizioni 2019), Arrivano parole dal jazz
(Oltre edizioni 2020), Muse nascoste (Galaad 2021), Un caffè in due
(A&B Editrice 2022). Il
suo ultimo libro appena pubblicato da Marco Saya Edizioni, Milano 2024, si
intitola Il libro delle bestemmie. È un libro denso e importante in
perfetta simbiosi con la sua crescente poetica eretico/esistenziale, anche se
non mancano nei suoi registri la vena ironica e civile e la lirica d’amore.
Questo libro però ha il respiro di Nietzsche e Cioran (di cui è un grande
studioso). Ma è anche irriverente e provocatorio come Cecco Angiolieri, Carmelo
Bene e certe trafitture e tenere blasfemie di Guido Ceronetti. Alla fine ne
scaturisce un cantico irreligioso e tragico che cerca e trova le ferite e i
lamenti atroci dello stesso Dio assente, invisibile e dimenticato persino dai
suoi seguaci eucaristici. Un grido d’assenza che diventa preghiera. Ben
ha fatto nella postfazione al libro Vincenzo Fiore a rilevare: “In un certo
senso, Il libro delle bestemmie contiene intrinsecamente in sé la stessa
scissione interpretativa, poiché all’occhio del lettore attento apparirà forse
chiaro che, per Vacca, vale lo stesso vecchio adagio secondo cui, forse, a dare
più credito a Dio sono coloro che paradossalmente non riescono più a credere in
Lui. La solitudine dell’uomo gettato nel mondo è la stessa di Cristo sulla
croce, non c’è consolazione per chi varca il grembo materno, è scritto anche
nella Bibbia, precisamente nel Libro di Giobbe…”. Vacca
forse cerca e rimprovera Dio di non aver mai parlato al mondo, di essersi
distratto, o che Dio è morto, infatti come in questo testo esemplare scrive: “Eutanasia
di dio /Basta con questo accanimento /staccate la spina/all’illusione di un dio
/che esiste ma che non c’è. /Dalla creazione a oggi /tirando le somme /non ha
fatto un buon lavoro. /Nel dilemma atroce /del silenzio colpevole /si sopprima
la sua voce/che non ha mai parlato”.
Anche
dio è disoccupato Non
è mai dolce la parola di dio ogni
giorno su questa terra la
vigliaccheria del suo silenzio è
uno spargimento di sangue che
non avrà mai una fine.