PER PIAZZA FONTANA E PINELLI
di
Giulia Contri Piscopo
Perché
la poesia non dimentica…
È
uscito, in occasione del cinquantaquattresimo anniversario della morte di
Giuseppe Pinelli, un egregio libro a cura di Angelo Gaccione*, che ci
porge una silloge di testi di poesia di decine d’anni fa e di oggi, di
pensatori-poeti che non hanno mai smesso di ragionare su quella morte di un
innocente, vittima, ricorda a memoria di tutti il magistrato Salvini che
presenta il libro, di “una giustizia solo di dolore e cecità”.
La
raccolta di versi, a cominciare da quelli di Pasolini e di Raboni, ma poi di
tanti altri meno noti ma altrettanto significativi, è preceduta da una
testimonianza di Edgar Lee Masters da Spoon river, impressa sulla lapide
di Pinelli, che ci parla della Giustizia come di una donna bellissima, “che non
rispetta gli uomini” e che, armata di
spada, uccide i deboli, e che, liberata della benda, mostra ciglia corrose,
palpebre imputridite e pupille bruciate, con la follia di un’anima morente
scritta sul volto”.
Il
magistrato Salvini parla di Pinelli come vittima di una “persecuzione illegale”
operata da una giustizia in conclusione ingiusta: giustizia ingiusta di cui
parla anche in poesia la figlia di Pinelli Claudia, che ha voluto, in suo
padre, “distruggere una persona che voleva farsi plurale” senza omologarsi all’opinione
comune degli omologati.
Pensiero
questo concluso da un’altra sopraffina poetessa, Laura Cantelmo, che ci dice
oggi che “nell’insidia del volo” - dalla finestra da cui son convinta che fu
defenestrato, ovviamente - Pinelli “fu aquila che chiese pietà al mondo intero
per la vergogna di cotanto oltraggio”.
‘Oltraggio’
subìto del resto allora da tutti noi cittadini - pensati, nel caso, dalle
Istituzioni come degli idioti cui far credere qualsiasi cosa: ci fu venduta
infatti spudoratamente dalla Questura la panzana, subito dopo la caduta di
Pinelli dalla finestra della stanza in cui lo stavano interrogando, di un suo ‘malore
attivo’, che gli avrebbe permesso di attraversare quella stanza affollata da
forze dell’ordine, verso la finestra, e di lanciarsi nel vuoto, senza che
nessuno lo potesse fermare. Le voci dei poeti che Gaccione ci riporta dai tempi
che furono a oggi sono voci di un’élite culturale e politica di base fatta di
persone che non intendono assoggettarsi, facendosene vittime, ad una presunta élite
di vertice che intende spossessarla del proprio giudizio, individuale e
sociale, sugli eventi: e di spossessarla, come è avvenuto per Pinelli, oltreché
attraverso una giustizia ingiusta, anche attraverso tentativi ignobili di
convincimento irrispettosi della sua intelligenza, come quello del ‘malore
attivo’ di Pinelli, che sarebbe stato all’origine della sua morte e di tutta la
storia successiva che le è stata costruita sopra.
*Autori
Vari
Piazza
Fontana. La strage e Pinelli
La
poesia non dimentica
Antologia
poetica a cura di Angelo Gaccione
Introduzione
di Guido Salvini
Testimonianze
di Roberto Cenati, Federico Sinicato, Silvia Pinelli
Copertina di Dario Fo
Interlinea 2023, pagg. 170 € 14,00