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lunedì 1 gennaio 2024

PER PIAZZA FONTANA E PINELLI  
di Giulia Contri Piscopo



Perché la poesia non dimentica…
 
È uscito, in occasione del cinquantaquattresimo anniversario della morte di Giuseppe Pinelli, un egregio libro a cura di Angelo Gaccione*, che ci porge una silloge di testi di poesia di decine d’anni fa e di oggi, di pensatori-poeti che non hanno mai smesso di ragionare su quella morte di un innocente, vittima, ricorda a memoria di tutti il magistrato Salvini che presenta il libro, di “una giustizia solo di dolore e cecità”.
La raccolta di versi, a cominciare da quelli di Pasolini e di Raboni, ma poi di tanti altri meno noti ma altrettanto significativi, è preceduta da una testimonianza di Edgar Lee Masters da Spoon river, impressa sulla lapide di Pinelli, che ci parla della Giustizia come di una donna bellissima, “che non rispetta gli uomini” e che,  armata di spada, uccide i deboli, e che, liberata della benda, mostra ciglia corrose, palpebre imputridite e pupille bruciate, con la follia di un’anima morente scritta sul volto”.
Il magistrato Salvini parla di Pinelli come vittima di una “persecuzione illegale” operata da una giustizia in conclusione ingiusta: giustizia ingiusta di cui parla anche in poesia la figlia di Pinelli Claudia, che ha voluto, in suo padre, “distruggere una persona che voleva farsi plurale” senza omologarsi all’opinione comune degli omologati.
Pensiero questo concluso da un’altra sopraffina poetessa, Laura Cantelmo, che ci dice oggi che “nell’insidia del volo” - dalla finestra da cui son convinta che fu defenestrato, ovviamente - Pinelli “fu aquila che chiese pietà al mondo intero per la vergogna di cotanto oltraggio”.
‘Oltraggio’ subìto del resto allora da tutti noi cittadini - pensati, nel caso, dalle Istituzioni come degli idioti cui far credere qualsiasi cosa: ci fu venduta infatti spudoratamente dalla Questura la panzana, subito dopo la caduta di Pinelli dalla finestra della stanza in cui lo stavano interrogando, di un suo ‘malore attivo’, che gli avrebbe permesso di attraversare quella stanza affollata da forze dell’ordine, verso la finestra, e di lanciarsi nel vuoto, senza che nessuno lo potesse fermare. Le voci dei poeti che Gaccione ci riporta dai tempi che furono a oggi sono voci di un’élite culturale e politica di base fatta di persone che non intendono assoggettarsi, facendosene vittime, ad una presunta élite di vertice che intende spossessarla del proprio giudizio, individuale e sociale, sugli eventi: e di spossessarla, come è avvenuto per Pinelli, oltreché attraverso una giustizia ingiusta, anche attraverso tentativi ignobili di convincimento irrispettosi della sua intelligenza, come quello del ‘malore attivo’ di Pinelli, che sarebbe stato all’origine della sua morte e di tutta la storia successiva che le è stata costruita sopra.


 
*Autori Vari
Piazza Fontana. La strage e Pinelli
La poesia non dimentica
Antologia poetica a cura di Angelo Gaccione
Introduzione di Guido Salvini
Testimonianze di Roberto Cenati, Federico Sinicato, Silvia Pinelli
Copertina di Dario Fo

Interlinea 2023, pagg. 170 € 14,00