Caro Angelo, ho letto con attenzione lo scritto
del prof. Marco Vitale “Rimembranze” (“Odissea” mercoledì 31 gennaio 2024) e,
al di là del complimento per il mio scritto che a me, peraltro, non sembra
meriti tanto, ho apprezzato moltissimo la profondità, i collegamenti
culturali e i riferimenti storici che hanno reso possibile la pacificazione tra
popoli, popoli fatti di persone (il cappello dell’alpino sul fucile come
esempio) oltre che di apparati istituzionali, esposti dal tuo amico. Sulla chiusa del suo scritto
vorrei invece dire che quella della religione è solo una questione strumentale
maledettamente montata. Per esempio le scuole cristiane in Palestina, Gaza
compresa, accolgono circa il 90% di studenti musulmani che siedono fianco a
fianco con i cristiani e che - purtroppo - subiscono la stessa sorte sotto
i bombardamenti o le esecuzioni da parte dei cecchini o dei soldati. Aggiungo pure che il padre del
sionismo ottocentesco era ateo e, inoltre, che gli ebrei cacciati dall’occidente
nel XV e XVI secolo trovarono accoglienza in Medioriente dove hanno
tranquillamente convissuto con genti di altre religioni, prevalentemente
musulmane, fino agli inizi del XX secolo. Insomma non si tratta di un
conflitto religioso, ma la religione è solo una strumentalizzazione atta a
non consentire la pace. Ti ringrazio di avermi girato uno
scritto che ho trovato profondo e interessante e che rileggerò con piacere. Un abbraccio Patrizia Cecconi
Per un federalismo disarmato
Ho letto
anch’io con molta attenzione il prezioso scritto dell’amico Marco Vitale, e
come tantissimi lettori l’ho trovato di grande interesse. Il federalismo da lui
suggerito per la convivenza dei due popoli è la via migliore. Da parte mia
aggiungerei, e questo lo sto ribadendo da sempre e continuerò a ribadirlo anche
a costo di rimanere l’unica voce, un federalismo disarmato. Cioè né gli
israeliani né i palestinesi devono possedere un esercito e un armamento.
Dovrebbero scrivere nelle rispettive Costituzioni, a seguito di un serio
accordo sotto l’egida delle Nazioni Unite, di impegnarsi a risolvere qualunque
tipo di controversia futura, per via pacifica e mediante negoziati. Solo così
sarebbe concretamente garantita la reciproca sicurezza, e si darebbe al mondo
un esempio luminoso di tolleranza e di pace duratura. Angelo
Gaccione