CONSIDERAZIONI DI UN NON
FISICO di Luca Marchesini
Una realtà
fatta, piuttosto che di cose, di relazioni (anche senza scomodare la meccanica
quantistica, basta che io mi tolga gli occhiali, o me li metta, per avere davanti
a me due mondi differenti – qualcuno dirà di certo che uno solo è quello giusto, ma lasciamo andare). Ma
relazioni fra che: fra entità nulle (virtuali),
che solo entrando in relazione fra loro (nulla con nulla) diventano qualcosa? Consideriamo anche questo aspetto
del problema. Una relazione è a sua volta una cosa, e come tale, in base all’assunto precedente, acquista
esistenza solo interagendo con altre cose,
ovvero con altre relazioni. E dunque su cosa poggia, in fin dei conti, un tale
sistema di specchi ognuno dei quali non fa che riflettere gli altri (e in tal
modo, ancora una volta, non riflette nulla, è nulla)? Una situazione all’apparenza
senza vie d’uscita (logiche). A meno di non prendere le mosse dall’ultima
relazione possibile: quella fra la penultima
relazione e me. Allora, risalendo
all’indietro da questa relazione ultima (la mia
percezione del mondo, il mondo) lungo tutta la catena, ecco da tale relazione, e
solo da essa, trarre il proprio essere le precedenti, fino alle particelle virtuali che, nella loro virtualità, sembrerebbero aver innescato l’intera sequenza. Sembrerebbero: perché, in una tale
prospettiva rovesciata, si può dire che il tutto parta viceversa dalle mie rappresentazioni,
unica realtà effettuale, per giustificare la quale in termini concettualmente
coerenti si rende necessario ricorrere ad astrazioni quali le particelle,
invisibili non come lo sono le cose piccole ma come lo sono i concetti limite. Tutto ciò non mette forse capo,
quale unica soluzione possibile (non contraddittoria), al solipsismo? (Eppure
sto buttando giù queste righe nella prospettiva che qualcun altro le legga. Di un solipsista coerente, sempre che possa
esistere, nessuno saprebbe che è un solipsista).