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giovedì 8 febbraio 2024

MEMORIA VIOLATA
di Gianmarco Pisa



Tra oblio e revisionismo
 
Ancora una volta, la memoria, e i luoghi della memoria, subiscono non solo l’assalto del tempo e delle stagioni, ma anche l’oltraggio dell’oblio e del revisionismo, quando non, peggio ancora, del negazionismo. Giunge lo scorso 13 gennaio la notizia, rilanciata con «preoccupazione e indignazione» dal Museo delle vittime del genocidio di Belgrado (Muzej žrtava genocida), della profanazione della necropoli memoriale di Sremska Mitrovica, nello Srem, in Serbia, un’ottantina di chilometri a nord-ovest della capitale. Il Museo delle vittime del genocidio ha ricordato che «nella necropoli sono sepolte circa 6.000 vittime, serbi, ebrei e rom, del genocidio perpetrato dagli ustascia croati e dagli occupanti nazisti, e, tra questi, il grande pittore serbo Sava Šumanović (1896-1942)», considerato uno tra i più grandi artisti serbi e jugoslavi del Novecento. Con la denuncia, il Museo ha anche sollecitato le autorità competenti a intervenire immediatamente per tutelare il memoriale da ulteriori profanazioni e vandalizzazioni, non nuove purtroppo, in questo come in altri luoghi della memoria variamente disseminati nello spazio post-jugoslavo, facendo quindi appello alle istituzioni e alla cittadinanza.



La necropoli monumentale di Sremska Mitrovica è importante per il suo significato storico, memoriale, e per il suo valore monumentale, artistico. Collocata poco distante dal vecchio cimitero ortodosso, copre una superficie totale di circa dodici ettari, corrispondenti alla dislocazione delle vecchie fosse comuni degli eccidi perpetrati dagli ustascia e dai nazisti durante la Seconda guerra mondiale. Qui è stato costruito il complesso commemorativo, la necropoli memoriale (Spomen-groblje): fu realizzato a partire dal 1959 secondo il progetto del grandissimo artista e architetto, Bogdan Bogdanović, uno dei massimi esponenti dell’arte jugoslava del secondo Novecento e uno dei principali rappresentati del modernismo socialista tipico dell’estetica della Jugoslavia di Tito, e fu quindi inaugurato il 4 luglio 1960. Anche il 4 luglio è una data memoriale molto significativa, dal momento che vi si celebrava, nella Jugoslavia socialista, la “giornata della sollevazione”, in memoria della sessione del Comitato Centrale del Partito Comunista di Jugoslavia, tenutasi il 4 luglio 1941 a Belgrado, in cui fu presa la decisione di lanciare l’insurrezione generale della resistenza partigiana antifascista e per la liberazione del Paese.



La necropoli di Sremska Mitrovica è originale e innovativa nella concezione: ha una vera e propria “configurazione spaziale”, ospita diversi contenuti memoriali, affiancati da sculture in bronzo a forma di fiamma, con un’area centrale rettangolare su cui sono posizionati tre grandi lapidi in pietra; i viali di accesso attorno ai tumuli sono scavati nel terreno e pavimentati con mattoni; all’ingresso della necropoli, a destra rispetto al viale principale, posta su un rialzo, una grande scultura in bronzo, a forma di urna, domina la scena. Si tratta di una magnifica composizione spaziale, in cui non solo è presente l’elemento commemorativo, ma si affianca anche l’elemento naturalistico, dal momento che il parco ospita cento specie diverse di alberi e arbusti ad alto fusto. Inoltre, ovviamente, è un importante, anche se poco conosciuto, luogo della memoria jugoslavo ed europeo, in cui sono stati sepolti 308 soldati della JNA, l’Armata Popolare di Liberazione della Jugoslavia, 20 soldati bulgari e 18 soldati sovietici; nonché quattro eroi nazionali: Janko Čmelik, Boško Palkovljević Pinki, Slobodan Bajić Paja e Stanko Paunović Veljko. Il significato storico e civile del memoriale è espresso dalla lapide sulla quale è inciso il testo di Dobrica Ćosić (1921-2014), che fu, tra l’altro, non solo grande scrittore (Premio NIN nel 1954 e nel 1961; Medaglia Pushkin nel 2010), ma anche primo presidente della Repubblica Federale di Jugoslavia, tra il 1992 e il 1994.



Seguendo il testo di Dobrica Ćosić: «Qui, i tedeschi e i fascisti, dal 1941 al 1944, hanno ucciso 7.950 uomini e donne. Qui, quegli uomini e quelle donne torturati, nudi e spogli, sotto la pioggia e la neve, furono costretti con le baionette a scavarsi la fossa. Qui, i feriti versavano calce e venivano sepolti vivi. Qui, i martiri in fin di vita attendevano di essere salvati. Qui, sopra le tombe, davanti alle baionette e alle mitragliatrici, le vittime, levando i loro canti, venivano uccise. Erano patrioti, comunisti e combattenti. Erano persone. Erano e sono libertà, fratellanza e dignità del nostro popolo». Come in altre grandi realizzazioni monumentali di Bogdan Bogdanović, la necropoli dà luogo ad un effetto sorprendente, sembra scaturire dal paesaggio e realizza un tutt’uno architettonico con la natura e l’ambiente circostante: come in altre sue opere, peraltro, anche in questo caso, l’opera appare senza tempo, extra-temporale o meta-temporale, espressione di un’inedita profondità creativa.



Bogdan Bogdanović, nato a Belgrado nel 1922, morto a Vienna nel 2010, è artefice di numerosi, importanti, monumenti in onore dei combattenti e delle vittime del fascismo ai quattro angoli della Jugoslavia: il Monumento agli Ebrei vittime del fascismo a Belgrado (1952), il Complesso Memoriale, appunto, di Sremska Mitrovica (1960), il Parco Memoriale “Slobodište” a Kruševac (1961 - 1965), il Cimitero dei Partigiani a Mostar (1961 - 1965), sul quale le pagine di Odissea si sono già soffermate, il celebre “Memoriale di Jasenovac”, a memoria delle vittime del campo di concentramento ustascia, ultimato nel 1966. Architetto, scultore e teorico della composizione artistica, è autore di articoli scientifici e monografie, tra cui la notevole “Urbanističke Mitologeme” (“Mitologemi Urbanistici”) pubblicata a Belgrado nel 1966. È uno dei campioni della «scultura monumentale negli spazi aperti» e dell’estetica del modernismo socialista propria della Jugoslavia, in particolare a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, cui ha saputo conferire rilievo in senso mitologico e simbolico. Queste, come altre, sono dunque opere d’arte e luoghi della memoria di grandissima importanza, per la regione e l’intera Europa, e al tempo stesso, un tributo alla memoria, un’avvertenza a tenere alta la guardia contro il fascismo e a difesa delle conquiste della democrazia.