Guardiamole bene quelle immagini
che vengono dalle città dell’Ucraina e da Gaza.Guardiamo bene quelle bocche spalancate, senza più denti, senza più
labbra, che prima erano state finestre e ora sono buchi, caverne, oscene ferite
profondissime, attraverso le quali si intravedono un armadio, un tavolo
rovesciato, un letto pieno di polvere e calcina, un lampadario che non si
accenderà mai più. un orologio fermo all’ora della morte. Guardiamole bene
quelle pietre che si sono accumulate giù per terra, piovute dal cielo, e sulle
quali si aggirano, come fantasmi, uomini, bambini, donne, non si sa la ricerca
di cosa. Per uno come me, che crede che anche gli oggetti inanimati possono
parlare, quelle case, quelle pietre hanno la loro voce e hanno tante cose da dirci,
accompagnando le immagini che ci giungono da settimane, e descrivendo una
angoscia senza requie, senza fine. La casa è un bene assoluto, comune alla
intera umanità. Non è solo un edificio. Ѐ un
manufatto pieno di simboli e valori; manifesta un concetto di appartenenza che
non si circoscrive alla costruzione. Ѐ “home”!
Suggerisce una dimora collegata alla famiglia e alla vita domestica, uno spazio
intimo, un fascio di sentimenti, di affetti.Racchiude,
diversifica l’interno dall’esterno, dà vita a uno stato di intimità, difende
quello che è dentro, cercando di allontanarlo da ogni rischio. Ogni suo angolo
è sacro.
Casa è “domus”: ha radice
sanscrita “dama” in comune con “duomo”. Casa come uno dei luoghi di
sviluppo della personalità, attraverso la coltivazione dei sentimenti, della
soggettività, della stessa vita psichica degli esseri umani. “Essere a casa” ha
lo stesso significato di “essere completi a livello psichico”. Ci rappresenta.
Ogni cosa che contiene, anche quella apparentemente inutile, racconta la vita,
i desideri, i sogni, le aspirazioni di ognuno di noi. Ѐ non solo presente: è passato, è futuro.
Luogo di ricordi che legano le persone che vi abitano e contribuiscono a conservare
la Storia della famiglia. Giovanni Pascoli parlava di “nido” (così simile a
quello di altri esseri viventi, oltre l’uomo). Ognuno di noi crea gli spazi
all’interno della abitazione, conseguendo con la sistemazione dei mobili e di
altro, visibile o anche nascosto, a dar vita alla armonia delle forme. Casa non
è soltanto pareti, porte, finestre, tetti, balconi: è odori, colori, visi,
fotografie, quadri, libri, sensazioni, emozioni, tutti quei dettagli che
portiamo sempre con noi, nella nostra memoria, quando ci allontaniamo da lei. E
infine casa è vicinanza ad altra casa, è vicolo, strada, quartiere, città:
socialità. Quando si perde la casa, si perdono sicuramente tutte queste
funzioni simboliche e contenitrici. Ѐ evento
che può determinare una polverizzazione, non solo fisica dell’edificio, ma
anche degli esseri umani che vi vivevano, ed è uno sgretolamento individuale e personale,
una frantumazione familiare e una socio-economica, culturale e politica.
“La bomba è una mano gigante che viene a portare via i palazzi
e le case” (Ascanio Celestini).
Un pugno, un gigantesco maglio, che non batte alla porta per poter entrare ma
che entra di prepotenza, abbatte e distrugge, travolge la vita di migliaia di
uomini, donne e bambini portandosi dietro morte, dolori, paure. Bombardare
intere città è diventata una precisa strategia militare, usata certo per
vincere una guerra, cercando di annientare l’esercito nemico, ma anche farla,
mettendo in conto di essere distruttrice della popolazione civile. Di questa
lacerante tragica realtà, di questo crudele atto di terrore, ci parlano i
nugoli di macerie, le bocche delle case bombardate rimaste ad urlare, spesso
confondendo la loro voce con il tetro ronzio dei bombardieri, il fischio dei
missili in arrivo, il frullo sinistro dei droni: ci parlano di una umanità
devastata tanto quanto le loro povere case. La parola nuova coniata per
descrivere tutto questo è “domicidio”, che nasce dalla unione della parola
“domus” e “caedere” (uccidere). Sì: assassinio della casa! Il concetto è
entrato nel dibattito pubblico e sta ad indicare precisamente “la distruzione
di massa delle abitazioni per rendere un territorio inabitabile”. Ѐ in corso alle Nazioni Unite la necessità di
classificare il domicidio come “crimine contro l’umanità”. Purtroppo noi sappiamo,
attraverso l’utilizzo delle immagini satellitari, che nella striscia di Gaza attualmente
circa 120 mila edifici sono stati danneggiati e sono comprese scuole, ospedali
e luoghi di culto. Domicidio! E resta ferito il mio senso di umanità e
giustizia.