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domenica 11 febbraio 2024

PAROLE E LINGUA
di Nicola Santagada



Le disputazioni (Cap. II)


In prosecuzione di quanto riportato nell’articolo intitolato: “L’utile” e, quindi, continuando le considerazioni sulle parole contenenti la lettera teta, prendo in considerazione: πύθ-ω, che acquisì il seguente significato: faccio imputridire, imputridisco, in quanto πυθ è da tradurre: fa il crescere dell’ho (qui, verosimilmente, si parla di un corpo in decomposizione che cresce a dismisura).
Da questa radice, i latini dedussero: put-eo: puzzo, mi puzza, ho il sentore del marcio, quindi: puzza, puzzolento, putrido, imputridire. Sicuramente pus puris: pus, che è il risultato della seguente perifrasi: è ciò che crescendo fa generare il crescere dallo scorrere il mancare (appunto: il pus). D’altra parte, già prima i greci avevano definito il pus: πύος πύεος (variante: πύος πύους). Poi, da pus fu dedotta pustola. I latini da πύος, meglio da πυθ, dedussero sπουo/sπυoθum: sputare e da chi ha sputato: sputum sputi. Verosimilmente, da πυθ, nel dialetto veneto, fu dedotta: put-ela, che è la ragazza appena cresciuta, con gli attributi sessuali definiti. Putto e puttino rimandano, a putus/pusillus: bimbo, che ha anche la variante assibilata pusus, ricollegabile a πυθ/πουθ.
Anche la puttana è da collegare a questa radice, in quanto soddisfa le voglie (fa dall’ho il crescere).



Continuando le riflessioni su out (alla greca: εοθ/ουθ/ους), per espansione logica fu dedotto: (π-ουθ-ao) p-ut-o putas: giudico, stimo, valuto, conto (da cui: computo), attraverso questa perifrasi: è ciò che si genera quando il grembo cresce. Da puto disputo: adduco prove contrarie, in quanto c’era, tra i pastori, anche una scuola di pensiero che riteneva che la nascita della creatura fosse determinata dal crescere e non dal mancare. Pertanto, in chi ha disputato si evincono le disputazioni, che riguardano discussioni con tesi contrapposte. Quindi furono dedotti altri verbi: imputo, deputo, reputo, da cui: imputato e imputazione, deputato e deputazione, reputato e reputazione. Anche m-ουθ-are, richiama lo stesso conio, in quanto la creatura che cresce diviene e, quindi, si trasforma. Comunque, mutare è proprio del grembo che si trasforma, divenendo. C’è da aggiungere che l’omografo putare con il significato di potare ha la lettera tau, con il significato di tendere, per cui il contadino asserisce, con sicurezza, che i rami, che si protendono in alto, vengono tagliati. Da questo putare fu dedotto: amputare. Per indicare un altro verbo assonante: poto potas: bevo abbondantemente, si sostiene che sia da collegare alla radice ποθ (fa l’ho il crescere) di πίνω: bevo; anche potio potionis: filtro d’amore discende da ποθ.



C’è, ancora, da ricordare che il calco ουθ fu assibilato dai latini in us (alla greca: ους), per cui compare nella formulazione di sal-us sal-ut-is. Infatti, dalla radice σαλ (dallo sciogliere il mancare), che, tra l’altro, aveva dato luogo a salire, i latini formularono il concetto di salute, mediante la seguente perifrasi: dal mancare dello sperma scaturisce la crescita del flusso gravidico, che necessita di vigore fisico, nel momento in cui si lega alla madre per realizzare la grandiosa costruzione/formazione del grembo. La salute si sostanzia di vigore fisico per affrontare le dure fatiche quotidiane. L’aggettivo tutus: ben protetto, che non corre alcun pericolo, da cui poi: tut-ela, va scritto, alla greca τ-ουθ-us, indica la creatura in grembo, che mentre cresce tende ben legato alla madre. Si tratta di un piccolo, che gode di amorevoli attenzioni. Anche il perfetto ausus sum del semideponente audeo: oso (è ciò che si genera dall’ho il mancare), che indica una situazione disperata durante un parto difficile, contiene ουθ assibilato (a-ουθ-us) e asserisce che ha osato chi ha già affrontato un parto disperato, indicato dalla perifrasi: (in chi ha affrontato durante il parto) una creatura molto cresciuta bloccata/legata nella situazione del preparto. Tutti espedienti dei latini, che, nella formulazione delle parole, furono molto ingegnosi e versatili!
I latini, da quatio/quassum (alla greca: χουαθιω): scuoto, agito, faccio tremare, con i prefissi, formularono: in-c-ουθ
-io/incussum: infondo, desto, da cui il nostro incutere, excutio, dai tanti significati, tra cui: ricerco minutamente, esamino, da cui: l’escussione dei testimoni, quindi: discutio, il cui significato odierno di discutere è da collegare a escutere, in quanto, alla base dell’escussione, c’è la confutazione (dei testimoni), essenza della discussione.