Inprosecuzione di quanto riportato nell’articolo
intitolato: “L’utile” e, quindi, continuando le considerazioni sulle parole
contenenti la lettera teta, prendo in considerazione: πύθ-ω, che acquisì il seguente significato: faccio
imputridire, imputridisco, in quanto πυθ è da tradurre: fa il crescere dell’ho (qui, verosimilmente, si parla di
un corpo in decomposizione che cresce a dismisura). Da questa
radice, i latini dedussero: put-eo: puzzo, mi puzza, ho
il sentore del marcio, quindi: puzza, puzzolento, putrido,
imputridire. Sicuramente pus puris: pus, cheè il
risultato della seguente perifrasi: è ciò che crescendo fa generare il
crescere dallo scorrere il mancare (appunto: il pus). D’altra parte, già
prima i greci avevano definito il pus: πύοςπύεος (variante: πύοςπύους). Poi, da pus fu dedotta pustola. I latini da πύος, meglio da πυθ, dedussero sπουo/sπυoθum: sputare e da chi ha sputato: sputum
sputi. Verosimilmente, da πυθ, nel
dialetto veneto, fu dedotta: put-ela, che è la ragazza appena cresciuta,
con gli attributi sessuali definiti. Putto e puttino rimandano, a
putus/pusillus: bimbo, che ha anche la variante assibilata
pusus, ricollegabile a πυθ/πουθ. Anche la puttana
è da collegare a questa radice, in quanto soddisfa le voglie (fa dall’ho il
crescere).
Continuando
le riflessioni su out (alla greca: εοθ/ουθ/ους), per
espansione logica fu dedotto: (π-ουθ-ao) p-ut-o
putas: giudico, stimo, valuto, conto (da
cui: computo), attraverso questa perifrasi: è ciò che si genera quando
il grembo cresce. Da puto disputo: adducoprove
contrarie, in quanto c’era, tra i pastori, anche una scuola di pensiero che
riteneva che la nascita della creatura fosse determinata dal crescere e
non dal mancare. Pertanto, in chi ha disputato si evincono le disputazioni,
che riguardano discussioni con tesi contrapposte. Quindi furono dedotti altri
verbi: imputo, deputo, reputo, da cui: imputato e imputazione,
deputato e deputazione, reputato e reputazione.
Anche m-ουθ-are, richiama lo stesso conio, in quanto la
creatura che cresce diviene e, quindi, si trasforma. Comunque, mutare
è proprio del grembo che si trasforma, divenendo. C’è da aggiungere che
l’omografo putare con il significato di potare ha la lettera
tau,con il significato di tendere, per cui il contadino
asserisce, con sicurezza, che i rami, che si protendono in alto, vengono
tagliati. Da questo putare fu dedotto: amputare. Per indicare un
altro verbo assonante: poto potas: bevo abbondantemente, si
sostiene che sia da collegare alla radice ποθ(fa l’ho il
crescere) di πίνω: bevo; anche potio potionis: filtro
d’amore discende da ποθ.
C’è, ancora,
da ricordare che il calco ουθ fu
assibilato dai latini in us (alla greca: ους), per cui compare nella formulazione di sal-us sal-ut-is.
Infatti, dalla radice σαλ (dallo
sciogliere il mancare), che, tra l’altro, aveva dato luogo a salire, i
latini formularono il concetto di salute, mediante la seguente
perifrasi: dal mancare dello sperma scaturisce la crescita del flusso
gravidico, che necessita di vigore fisico, nel momento in cui si lega alla
madre per realizzare la grandiosa costruzione/formazione del grembo. La salute
si sostanzia di vigore fisico per affrontare le dure fatiche quotidiane. L’aggettivo
tutus: ben protetto, che non corre alcun pericolo, da cui
poi: tut-ela, va scritto, alla greca τ-ουθ-us, indica la creatura in grembo, che mentre cresce tende ben
legato alla madre. Si tratta di un piccolo, che gode di amorevoli attenzioni.
Anche il perfetto ausus sum del semideponente audeo: oso (è
ciò che si genera dall’ho il mancare), che indica una situazione disperata
durante un parto difficile, contiene ουθassibilato (a-ουθ-us) e asserisce che ha osato chi ha già affrontato un parto disperato,
indicato dalla perifrasi: (in chi ha affrontato durante il parto) una creatura
molto cresciuta bloccata/legata nella situazione del preparto. Tutti espedienti
dei latini, che, nella formulazione delle parole, furono molto ingegnosi e
versatili! I latini, da quatio/quassum
(alla greca: χουαθιω): scuoto, agito, faccio tremare,
con i prefissi, formularono: in-c-ουθ-io/incussum:
infondo, desto, da cui il nostro incutere, excutio,
dai tanti significati, tra cui: ricerco minutamente, esamino, da
cui: l’escussione dei testimoni, quindi: discutio, il cui
significato odierno di discutere è da collegare a escutere, in
quanto, alla base dell’escussione,c’è la confutazione
(dei testimoni), essenza della discussione.