Caro Angelo, Odissea è una
delle poche cose che mi appassionano, sarà per la sua libertà di dibattito... e
così, leggendo il pezzo di Vaccaro, ho sentito l’esigenza di promuovere una
ulteriore riflessione comune, sgombrare il campo da alcuni luoghi comuni, e
offrire spunti di approfondimento... il risultato è lo scritto che ti mando in
allegato, un caro abbraccio Gabriella.
Ho letto e
apprezzato lo scritto di Adam Vaccaro su Odissea del 4/2/2024, soprattutto nei
passaggi sull’eros, l’utopia visionaria e le relazioni positive; nonché sulla
rottura di ogni senso del limite e la creazione di un universo liquido. Tanto
che il suo discorso mi ha stimolato a ulteriori momenti di riflessione.
A cominciare dalla sua tesi che la nascita del patriarcato sarebbe stata
indotta dalla divisione del lavoro, ovvero dall’interno della società matriarcale. Una tesi che (in mancanza di fonti che
Vaccaro non indica) immagino egli abbia mutuato dal dibattito marxista, e in
particolare dalle analisi di Engels. Ora, però, si sa che intanto la divisione
del lavoro che assegnava la caccia agli uomini tout court è stata messa
in discussione: ad es. è appurato che presso gli esquimesi a caccia di
balene andavano le donne sui loro “oumiak” o battello di donna. È vero poi che
superata la fase dei raccoglitori cacciatori, con l’avvento dell’agricoltura ad
opera delle donne (nel neolitico), anche gli uomini fossero stanziali, addetti
all’allevamento e alle costruzioni di grandi opere, con una divisione del
lavoro basata sulla complementarietà e su pari dignità di entrambi i generi.
H. Gottner-Abendroth
Interessante a tal proposito cosa scrive la storica delle civiltà Heide
Göttner-Abendroth: “Le culture matriarcali urbane, per esempio, mostrano un
alto grado di specializzazione del lavoro e di produttività, anche quando non
esiste la proprietà privata. L’aumento della divisione del lavoro non genera
automaticamente differenze di classe tra ricchi e poveri. Questa è una pecca
nel pensiero di Engels…” (cfr. p. 47 Le società matriarcali. Studi sulle
culture indigene del mondo, Venexia, Roma 2013).
Per inciso, per chi volesse approfondire, troverà nella summenzionata
pubblicazione una prima parte proprio dedicata alla storia critica del pensiero
sul matriarcato e agli studi dei cd. “Pionieri”, a partire da Bachofen, Morgan,
Engels, Malinovski ecc., rivisitati criticamente dall’Autrice che ne rinviene
gli elementi ancora attuali e quelli ormai superati. E sempre grazie a questa
ricercatrice oggi sappiamo che il termine preistoria appare decaduto,
soprattutto alla luce dei suoi nuovi studi che identificano paleolitico e
neolitico come vere e proprie epoche storiche, matricentrica il primo,
matriarcale il secondo. La storia dunque non comincia più con il patriarcato,
essendo quest’ultimo solo un piccolo segmento di questa (cfr. Le società
matriarcali del passato e nascita del patriarcato, Mimesis, Milano 2023).
Il che ci induce a sperare che dopo questa attuale civiltà mortifera con il suo
mitema della guerra infinita, ve ne possa cominciare un’altra orientata alla
vita.
Engels
Ma tornando alle cause della nascita del patriarcato, diverse a seconda delle
zone geografiche, quello che accadde in realtà – se prendiamo l’esempio delle
steppe eurasiatiche - è che in seguito a pesanti crisi climatiche e di desertificazione
dei territori, le economie e le società agricole in alcune zone andarono sradicandosi;
per motivi di sopravvivenza, infatti, cominciò una fase nomadica di ‘pastori
guerrieri’, ovvero pastori sganciatisi dai clan matriarcali, che cominciarono a
farsi la guerra tra loro per contendersi le risorse (questione simpaticamente
ancor oggi attualissima). E dunque non fu la divisione dei ruoli a generare
gruppi di dominio che presero il sopravvento all’interno del proprio
gruppo, piuttosto furono pastori guerrieri che dall'esterno invasero
clan matriarcali abitati da uomini e donne ancora pacifici; laddove gli uomini
matriarcali vennero uccisi e le donne stuprate (ricorda niente?). In sintesi: “Eroberung
(conquista)” e “Überlagerung (sovrapposizione)”, furono questi i
paradigmi con cui si imposero le società patriarcali, un processo che in talune
aree durò secoli e persino millenni per un concatenarsi di cause e per la
strenua resistenza delle popolazioni invase.
Javier Milei
Venendo
all’attualità, l’articolo di Vaccaro mi ha poi suscitato alcune riflessioni sul
neoliberismo. Che esso stia esercitando un’azione disgregatrice, sia del
Welfare statale che della famiglia patriarcale, non c’è dubbio; è vero però che
un Elon Musk (e non un nostalgico La Russa) inneggia alla famiglia prolifica
(anche con ricorso alla maternità surrogata), l’importante è che la
riproduzione rimanga sotto stretto controllo patriarcale (aborto compreso);
così come è vero che lo Stato, inteso stavolta come Stato poliziesco e
militarizzato, è sempre più necessario a tenere a bada le masse dei diseredati
(Milei in Argentina docet). E questo spiega perché vengono promossi quei
diritti civili che non mettono in discussione la famiglia patriarcale e la coppia
monogamica (modello sia per etero che per omo che per trans), mentre vengono
sempre più inasprite le disparità sociali.
Elon Musk
Quanto alla
mistica della guerra in nome di Dio (ebraico o islamico), infuria ancora oggi
in Medio Oriente, mentre da noi è una lontana eco delle Crociate. Perché noi
siamo oltre. Come direbbe Thanopulos – siamo approdati a una “cattiva
religione”. Intervistato dal Fatto Quotidiano (1/2/24), il Presidente della
Società Psicanalitica Italiana, ha denunciato i rischi della novella industria
della trasformazione, non più di beni, ma di esseri umani: “Può portare a degli estremismi, come quello dell’Università di
Angers, in Francia, dove le studentesse non devono più definirsi donne ma
“persone mestruate”. Si sposta l’attenzione dal piacere a una funzione
fisiologica del corpo. E in questo c’è anche un attacco alla sessualità
femminile. Siamo di fronte a una cattiva religione per costruire nuove
categorie di essere umani. Affrontiamo il tema delle persone transgender come
fossero piloti di una nuova umanità, invece di combattere lo stigma e la
discriminazione di cui ancora oggi sono vittime”. Conquista e sovrapposizione
alla natura, compresa quella umana: i paradigmi patriarcali continuano ad
essere quelli di sempre. E seguire ancora le vicende della Caoslandia
denunciata da Vaccaro sarebbe ormai persino sterile, se non fosse per la loro
pericolosità. Perché è evidente che il patriarcato sta andando a sbattere, e
che urge riprendere in mano la situazione e invertire la rotta. Scrivere
un’altra storia.