Idra
sospende suo malgrado il dialogo con le Ferrovie. Sulla TAV a Firenze silenzi,
reticenze, fumosità, ritardi. Ma la cittadinanza attiva esige serietà,
correttezza, affidabilità! Firenze.
Con la lettera con cui Rfi ha dato riscontro ai quaranta (40) quesiti
riproposti a gennaio da Idra dopo un anno di interlocuzione formale con Rete
Ferroviaria Italiana, cadono le ultime speranze di un rapporto all’insegna
della trasparenza: l’associazione ecologista fiorentina ritira la disponibilità
a proseguire nell’azione di monitoraggio costruttivo della ‘grande opera’ in
tandem con le Ferrovie. A partire da febbraio 2023 sono stati calendarizzati incontri
tematici, in presenza e in videoconferenza, con esponenti toscani e centrali di
Rfi, Italferr, Infrarail e Ferrovie. Ha avuto luogo un fitto scambio di pareri,
osservazioni, lettere, documenti. A Idra, invitata alla presentazione della
nuova talpa ‘Iris’, è stata accordata l’opportunità di usufruire, a ottobre, anche
di una visita guidata al cantiere della nuova stazione, e di condividerne con
Rfi un esauriente resoconto stampa. A parole, il contributo di proposte provenienti
dalla cittadinanza attiva è stato definito da Rfi un arricchimento, “una
voce critica costruttiva”. Lo scorso luglio, nella sede dell’Infopoint in Via
Circondaria, a Idra sono stati chiesti, e diligentemente annotati, persino suggerimenti
su come impostare la gestione della comunicazione con una città delicata,
preziosa e stressata come Firenze, chiamata a ospitare per almeno un quinquennio
il cantiere di un’opera dalle tante incognite. Ma delle indicazioni fornite non
si è fatto apparentemente alcun buon uso. Con un’agile capriola, anzi, l’ultimo
riscontro inviato all’associazione informa il 5 febbraio 2024 che “quanto
affermato nel corso dell’incontro del 27 luglio 2023 è da considerarsi superato”.
La lettera, peraltro, risulta priva di firma: alla squadra di responsabili con nome
e cognome che Idra si era abituata a conoscere subentra un anonimo impersonale
‘Infopoint’. Escamotage che permette a Rfi di non tener fede neppure agli
impegni, ripetutamente ribaditi, di guidare una delegazione di cittadini ai sopralluoghi
richiesti allo ‘Scavalco’ degradato di Castello, alla talpa inaugurata a Campo
di Marte e alla ex miniera del Valdarno aretino destinataria, a Cavriglia, delle
enormi quantità di terre di scavo per la realizzazione dei due tunnel. Ma
fosse solo una questione di buona educazione… Son ben altri i problemi, quelli seri!
Per
esempio, alla richiesta di fornire un quadro dettagliato delle singole voci di
cui si compongono i costi immensi dell’opera, lievitati non poco rispetto alle
cifre rese note negli anni passati, Rfi replica semplicemente negandolo: “Vista
la complessità degli interventi afferenti al progetto del Nodo AV di Firenze”, scrive,
“si ritiene di poter fornire il costo a vita intera dello stesso
(progettazione, realizzazione, monitoraggio ambientale, espropri), comprese
anche le opere complementari e quelle previste dagli accordi con gli enti
locali, che è pari a 2,7 miliardi di euro circa”. Dunque, la cifra totale, e arrotondata
alle… centinaia di milioni! Nessun dettaglio è dato ricevere neppure sui costi
dell’ultimo capitolo del libro infinito della sventurata TAV fiorentina, la
cosiddetta ‘project review’, l’adeguamento del progetto alle normative vigenti:
anche qui, trasparenza negata, senza spiegazioni accettabili.
È
da marzo dello scorso anno che si evoca poi, in occasione dei colloqui
Idra-Ferrovie, l’avvenuta costituzione di un “tavolo tecnico con Regione e Comune”
per le sistemazioni della nuova Stazione e delle aree attigue. Ma tuttora, a
domanda sui risultati anche parziali e/o interlocutori delle attività del
‘tavolo’, Rfi risponde testualmente: “In virtù del fatto che le interlocuzioni
sul tema in oggetto sono tuttora in corso, le informazioni a nostra disposizione
sono da considerarsi parziali e, pertanto, non si ritiene di condividerle in
questa fase”. Inutile
chiedere documentazione di alcuni degli atti vantati a riprova della qualità dell’intervento,
ovverosia: il Piano di comunicazione Rfi / Comune / Città Metropolitana /
Regione; la
Convenzione siglata con la ASL, quanto meno per la parte che concerne le
responsabilità e il finanziamento da parte di Rfi; la
Convenzione stipulata coi Comuni del Valdarno interessati dal trasferimento
delle terre di scavo; il
testo, e un aggiornamento informativo, sulla Convenzione attuativa del
contributo di 54 milioni di euro promesso per passi successivi al Comune di
Firenze a compensazione delle conseguenze dell’opera nel tessuto cittadino. L’indicazione
è: “Trattandosi di un Atto sottoscritto con enti pubblici, si ritiene più
opportuno e corretto che la richiesta venga presentata ai suddetti enti”. È forse
questo un modo di agevolare l’opera di monitoraggio collaborativo atteso dalla
cittadinanza?
Il
silenzio vige pure sui motivi per cui le terre di scavo non sono conferite nei siti
di cui si è avuto finora notizia, ma vengono recapitate in regime di rifiuto in
sei diverse località fin qui sconosciute alla pubblica opinione: Ambienta srl (CE), C.Li.R.I. srl (LI), Cava Ghisaba
srl (BG), Recupera srl (BS), Trattamenti ecologici doria srl (NO), Viter srl
(MI). Alla domanda sulle modalità di trasporto adottate per questo conferimento
in Campania, in Lombardia e in Piemonte, Rfi si limita a rispondere genericamente
che “l’allontanamento delle terre da scavo dal cantiere è avvenuto via treno
fino all’interporto più prossimo e, successivamente, via gomma fino al sito di
conferimento”. Quando è evidente che, a un’associazione ecologista dichiaratamente
stimata, dei materiali da conferire serve sapere molto di più: quantità,
distanze, tempi, impatti, codici (di questi si comunica soltanto che “sono
onere del produttore del rifiuto”). Non del tutto chiara inoltre la spiegazione
dei motivi per cui i siti già noti di Serravalle Pistoiese e Pomezia non
vengono utilizzati: “Il sito Gerin di Pomezia verrà utilizzato come da
previsioni (esecuzione campo prova). Per quanto riguarda il sito Cava Bruni di
Serravalle Pistoiese, non si sono finora verificate le condizioni per l’utilizzo”.
Sarebbe piaciuto invece avere qualche informazione in più sullo smaltimento di
materiali intorno ai quali fioriscono notoriamente affari non sempre cristallini.
Chissà che qualche soggetto pubblico (il Comune di Firenze? la Regione Toscana?
l’Osservatorio Ambientale? il Prefetto?), incuriosito se non già informato, non
provi adesso a ottenere le notizie che la cittadinanza attiva non riesce a
raggiungere!
C’è di più. Viene a questo punto il dubbio che la galleria
artificiale dello ‘Scavalco’ ad Alta Velocità ultimata più di dieci anni fa a
Castello, ma già degradata a colabrodo, non possa e non debba essere ammirata
da occhi indiscreti. Di sicuro, questo non è stato consentito a un’associazione
come Idra, iscritta al Registro nazionale del volontariato, indipendente dal
denaro pubblico e dalle formazioni elettorali, alla quale viene insistentemente
negato l’accesso anche al ‘verbale di accertamento’, il documento – redatto da
un soggetto pubblico, il presidente della Commissione di collaudo
tecnico-amministrativo - che ne descrive le criticità già in fase di progetto,
e che – se le cronache non mentono – pare aver sollevato la curiosità della
Corte dei Conti della Toscana.
E ancora: dopo aver assicurato
che nel progetto di sottoattraversamento della città tutto è a posto (bisogna
fidarsi, perché la pubblicità di quel progetto le Ferrovie l’hanno consegnata rigorosamente
al Comune: ma Palazzo Vecchio ha deciso di non pubblicarlo per tempo e integralmente,
limitandosi a scaricare un po’ alla volta “una selezione degli elaborati aggiornati più
significativi”), da luglio a oggi Rfi non è
in grado di dare spiegazioni plausibili di una circostanza inquietante: in quelle
carte c’è una lacuna vistosa, documentata e riconfermata dal Comando
provinciale dei Vigili del Fuoco, nel singolare silenzio del Prefetto. Manca infatti
il piano di emergenza: si opera dunque apparentemente contra legem, nell’inosservanza
delle norme stringenti sulla sicurezza delle gallerie ferroviarie. Come
rispondono le Ferrovie a questa domanda, sei mesi dopo che è emersa l’evidenza
di quella lacuna progettuale? “I Vigili del Fuoco, come previsto dalla
normativa, hanno partecipato alle Conferenze di Servizi”, scrivono, “e si sono
espressi positivamente sulla gestione degli interventi attualmente in corso. Ad
oggi, non hanno avanzato richieste di integrazioni documentali”. Dunque, al
Comando provinciale di Firenze si sarebbero ‘distratti’, a luglio, quando hanno
informato anche il Prefetto, e ancora a dicembre, quando hanno comunicato di
non aver ricevuto al riguardo nessun
riscontro? Lasciamo
al lettore di valutare le parole con cui Rfi chiude il riscontro alle quaranta domande (impertinenti?)
formulate da Idra: “Si ritiene doveroso chiarire che il rispetto delle normative vigenti, l’attenzione alla sicurezza delle persone, il rispetto per l’ambiente e l’impegno alla piena trasparenza e
condivisione costituiscono dei valori insiti nel nostro DNA
professionale, esteso a tutto il Gruppo FS”. Associazione
di volontariato Idra - Firenze idrafir@gmail.com, idraonlus@pec.it