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martedì 12 marzo 2024

BANDIERA BIANCA E CORAGGIO
di Romano Rinaldi


 
L’articolo del Direttore Angelo Gaccione (ieri, 11 marzo 2024) sull’impegno di Odissea per la Pace, nel ricordare le parole di Papa Francesco https://libertariam.blogspot.com/2024/03/prepararsi-negoziare-di-angelo-gaccione.html, è uscito poco dopo che avevo provato a formulare una interpretazione lessicale a quelle stesse parole. A questo proposito è interessante notare che, pur partendo da prospettive diverse, i nostri pensieri giungono alla medesima conclusione. Qui di seguito quanto avevo scritto.
Credo che finora sia mancata una interpretazione autentica delle parole del Papa quando ha parlato di “bandiera bianca”. Una allocuzione che purtroppo si presta a molte interpretazioni. Può significare “resa incondizionata” oppure “non sparate! vengo a portare un messaggio” oppure ancora “fermate il fuoco, dobbiamo trattare”. Sono tutti casi che possono verificarsi sul campo di battaglia. Tuttavia l’ultima variante è sicuramente quella che richiede il coraggio di cui parlava il Papa.
Era prevedibilissimo che tutti avrebbero potuto travisare le parole del Papa e scatenare una assurda polemica sulla base del proprio interesse, utilizzando la semplice allocuzione della bandiera bianca, senza curarsi del pensiero, oltre che delle parole che l’accompagnano. Queste sono operazioni che non richiedono alcun coraggio, è evidente. Anzi, sono indice di malafede e codardia. È codardo chi vorrebbe la resa incondizionata dell’Ucraina ed è codardo chi imputa all’Occidente la colpa della proditoria invasione russa del territorio di quella Nazione sovrana. Per interessi diversi, s’intende e certo non per gli interessi della Pace in quanto tale.
Il primo passo verso una trattativa di pace deve logicamente essere il cessate il fuoco, senza vinti né vincitori. È proprio questa seconda parte del ragionamento che richiede coraggio. Il coraggio di ammettere di non poter perdere da parte della Russia, paese aggressore e il coraggio di ammettere di non poter vincere, da parte del Paese aggredito, l’Ucraina. Un coraggio e una forza necessari ad entrambi per evitare ulteriori lutti e distruzioni tra le parti e conseguenze ancora più nefaste, in prospettiva, per tutta l’umanità. Insomma dimostrare di avere il coraggio delle proprie azioni. A questo deve necessariamente seguire un percorso di trattative ed eventualmente un accordo, garantito dal medesimo coraggio e dall’onestà degli interlocutori ma anche dalla forza (morale o fisica) di una terza parte, un garante appunto. E il Papa, nel suo pragmatismo, ne ha persino menzionato alcuni.