L’articolo
del Direttore Angelo Gaccione (ieri, 11 marzo 2024) sull’impegno di Odissea per
la Pace, nel ricordare le parole di Papa Francesco https://libertariam.blogspot.com/2024/03/prepararsi-negoziare-di-angelo-gaccione.html, è uscito poco dopo che avevo provato a formulare
una interpretazione lessicale a quelle stesse parole. A questo proposito è
interessante notare che, pur partendo da prospettive diverse, i nostri pensieri
giungono alla medesima conclusione. Qui di seguito quanto avevo scritto. Credo che finora sia mancata una
interpretazione autentica delle parole del Papa quando ha parlato di “bandiera
bianca”. Una allocuzione che purtroppo si presta a molte interpretazioni. Può
significare “resa incondizionata” oppure “non sparate! vengo a portare un
messaggio” oppure ancora “fermate il fuoco, dobbiamo trattare”. Sono tutti casi
che possono verificarsi sul campo di battaglia. Tuttavia l’ultima variante è sicuramente
quella che richiede il coraggio di cui parlava il Papa. Era prevedibilissimo che tutti
avrebbero potuto travisare le parole del Papa e scatenare una assurda polemica
sulla base del proprio interesse, utilizzando la semplice allocuzione della
bandiera bianca, senza curarsi del pensiero, oltre che delle parole che
l’accompagnano. Queste sono operazioni che non richiedono alcun coraggio, è
evidente. Anzi, sono indice di malafede e codardia. È codardo chi vorrebbe la
resa incondizionata dell’Ucraina ed è codardo chi imputa all’Occidente la colpa
della proditoria invasione russa del territorio di quella Nazione sovrana. Per
interessi diversi, s’intende e certo non per gli interessi della Pace in quanto
tale. Il primo passo verso una
trattativa di pace deve logicamente essere il cessate il fuoco, senza vinti né
vincitori. È proprio questa seconda parte del ragionamento che richiede
coraggio. Il coraggio di ammettere di non poter perdere da parte della Russia,
paese aggressore e il coraggio di ammettere di non poter vincere, da parte del
Paese aggredito, l’Ucraina. Un coraggio e una forza necessari ad entrambi per
evitare ulteriori lutti e distruzioni tra le parti e conseguenze ancora più
nefaste, in prospettiva, per tutta l’umanità. Insomma dimostrare di avere il
coraggio delle proprie azioni. A questo deve necessariamente seguire un
percorso di trattative ed eventualmente un accordo, garantito dal medesimo
coraggio e dall’onestà degli interlocutori ma anche dalla forza (morale o
fisica) di una terza parte, un garante appunto. E il Papa, nel suo pragmatismo,
ne ha persino menzionato alcuni.