BASTA CREDERE, COMINCIAMO A PENSARE! di Luigi Mazzella
Le
aspirazioni a una società libertaria con forte ridimensionamento (se non
esclusione) dei poteri dello Stato e della famiglia e con adeguato contenimento
dell’avidità proprietaria sono sempre state presenti nella “in” cultura
Occidentale, imperniata su credenze religiose e politiche… ma mai
amate dai seguaci dei cosiddetti tre malfattori Spinoziani (i
profeti del Dio unico, Mosé. Cristo e Maometto) e dei due aggiunti da me (i
filosofi Platone ed Hegel). In altre parole l’invito a essere “razionali”
ha ispirato la ricerca speculativa di molti filosofi che, però, non sono mai
riusciti a eliminare il clima asfittico della “in” cultura imperniata
sulla fantasia e sull’utopia. Naturalmente, le reazioni dei credenti
religiosi e dei politici fanatici di ideologie salvifiche (fasciste e
comuniste) sono state volte a “bollare” duramente tutti i tentativi
filosofici di pensatori per così dire “non inquadrati”. E ciò,
soprattutto, con l’uso del termine dispregiativo anarchia
considerata come un tentativo di dissolvere “valori” incontrovertibili e
consolidati. Pierre Joseph Proudhon e Max Stirner sono stati i più bersagliati,
ma anche un uomo di pensiero più cauto come William Godwin è stato associato
all’anarchismo sulla base di una valutazione di Peter Kropotkin (lui, sì,
anarchico) che scrisse: “Fu Godwin il primo a teorizzare i fondamenti economici
e politici dell’anarchismo nonostante egli non abbia dato un nome alle
idee sviluppatesi nel suo lavoro”. Quali
erano queste idee? In sintesi: l’auspicio di una graduale espansione della
conoscenza e della comprensione umana, l’asserita incompatibilità di ogni
autorità con il naturale pensiero razionale degli esseri umani, la necessità di
fondare l’economia sulla conciliazione delle idee di solidarietà e di
libertà. Si
tratta, com’è bene evidente, di principi filosofici dettati da una visione
della vita meno codina, bigotta o fanatica dei credenti e dei fanatici delle
utopie. Godwin si guarda bene, conoscendo il livello “in” culturale dei suoi
contemporanei dal dare alcuna indicazione degli strumenti politici volti a
contenere, in concreto, gli eccessi autoritari dello Stato e della Famiglia
(pur considerati strumenti superflui di esercizio di un potere limitativo della
libertà); non indica alcuna strada per giungere a un tipo di società diverso da
quello dominante nella parte Ovest del Pianeta (e per molti aspetti, non solo
in essa). Ciò non basta per risparmiargli gli strali dei “credenti e dei
fanatici a tutto spiano” che sull’utopia della salvezza di tutti gli abitanti
del Pianeta costruiscono le fortune e le ricchezze dei pochi (lobby del credito
per gli ebrei, fasti vaticani per i traffici dello IOR e della beneficenza,
petroldollari per gli islamici, nomenclature di
“papaveri-paperoni” per fascisti e comunisti). Scriveva
Giacomo Zanella, che era un prete: “Se schiavi e se lacrime ancora
rinserra è giovin la Terra”, trascurando l’ipotesi che anche in età verde
si può morire. Godwin lo sapeva e anticipando il mio motto personale
(scritto sul frontespizio dei miei Diari): “Basta credere,
cominciamo a pensare” voleva soltanto evitare un tramonto prematuro
dell’Occidente.