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lunedì 4 marzo 2024

BASTA CREDERE, COMINCIAMO A PENSARE!
di Luigi Mazzella



Le aspirazioni a una società libertaria con forte ridimensionamento (se non esclusione) dei poteri dello Stato e della famiglia e con adeguato contenimento dell’avidità proprietaria sono sempre state presenti nella “in” cultura Occidentale,  imperniata su credenze religiose e politiche… ma mai amate dai seguaci  dei cosiddetti tre malfattori Spinoziani (i profeti del Dio unico, Mosé. Cristo e Maometto) e dei due aggiunti da me (i filosofi Platone ed Hegel). In altre parole l’invito a essere “razionali” ha ispirato la ricerca speculativa di molti filosofi che, però, non sono mai riusciti a eliminare il clima asfittico della “in” cultura imperniata sulla fantasia e sull’utopia. Naturalmente, le reazioni dei credenti religiosi e dei politici fanatici di ideologie salvifiche (fasciste e comuniste) sono state volte a “bollare” duramente tutti i tentativi filosofici di pensatori per così dire “non inquadrati”. E ciò, soprattutto, con l’uso del termine dispregiativo anarchia considerata come un tentativo di dissolvere “valori” incontrovertibili e consolidati. Pierre Joseph Proudhon e Max Stirner sono stati i più bersagliati, ma anche un uomo di pensiero più cauto come William Godwin è stato associato all’anarchismo sulla base di una valutazione di Peter Kropotkin (lui, sì, anarchico) che scrisse: “Fu Godwin il primo a teorizzare i fondamenti economici e politici dell’anarchismo nonostante egli non abbia dato un nome alle idee sviluppatesi nel suo lavoro”.
Quali erano queste idee? In sintesi: l’auspicio di una graduale espansione della conoscenza e della comprensione umana, l’asserita incompatibilità di ogni autorità con il naturale pensiero razionale degli esseri umani, la necessità di fondare l’economia sulla conciliazione delle idee di solidarietà e di libertà. 
Si tratta, com’è bene evidente, di principi filosofici dettati da una visione della vita meno codina, bigotta o fanatica dei credenti e dei fanatici delle utopie. Godwin si guarda bene, conoscendo il livello “in” culturale dei suoi contemporanei dal dare alcuna indicazione degli strumenti politici volti a contenere, in concreto, gli eccessi autoritari dello Stato e della Famiglia (pur considerati strumenti superflui di esercizio di un potere limitativo della libertà); non indica alcuna strada per giungere a un tipo di società diverso da quello dominante nella parte Ovest del Pianeta (e per molti aspetti, non solo in essa). Ciò non basta per risparmiargli gli strali dei “credenti e dei fanatici a tutto spiano” che sull’utopia della salvezza di tutti gli abitanti del Pianeta costruiscono le fortune e le ricchezze dei pochi (lobby del credito per gli ebrei, fasti vaticani per i traffici dello IOR e della beneficenza, petroldollari per gli islamici, nomenclature di “papaveri-paperoni” per fascisti e comunisti).
Scriveva Giacomo Zanella, che era un prete: “Se schiavi e se lacrime ancora rinserra è giovin la Terra”, trascurando l’ipotesi che anche in età verde si può morire. Godwin lo sapeva e anticipando il mio motto personale (scritto sul frontespizio dei miei Diari): “Basta credere, cominciamo a pensare” voleva soltanto evitare un tramonto prematuro dell’Occidente.