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lunedì 4 marzo 2024

TRA LE PAGINE  
di Angelo Gaccione
 
Cataldo Russo


Il nuovo libro di Russo


C
he cos’è questo libro lo chiarisce Cataldo Russo stesso nella nota introduttiva al volume: “Fra due mari, raggruppa poesie ispirate per lo più alla Calabria. Vedo e parlo, raccoglie poesie di impegno civile che riguardano il mondo intero e richiamano l’attenzione su fatti e accadimenti che hanno scosso le nostre coscienze. Miscellanea, contiene poesie di vario genere e contenuto. Viaggio da naufrago, racchiude le sensazioni di viaggi veri o immaginari in un paese che non è più il giardino d’Europa”. Quattro sezioni distinte, dunque, e dove le date dei singoli componimenti non ubbidiscono a nessun criterio cronologico perché estrapolate dalle tante raccolte precedenti per comporre L’arco teso della storia (Campanotto Editore 2023, pagg. 158). Ha fatto benissimo a ordinare in questo modo il suo libro Cataldo Russo, un libro assolutamente compatto e soprattutto necessario. Leggendolo in tale ordine e in tale quantità ci facciamo immediatamente l’idea di un percorso poetico che è stato temporalmente lungo, ampio, interrogante, di presa di coscienza profonda, di indignazione e attento come pochi alla realtà. Ad una realtà empia e poetica insieme; scandalosa e tenera, struggente e dolorosa, malinconica e nostalgica, e dove la prepotente bellezza della natura violata dagli uomini sanguina e resiste come può. Grande merito di Russo è di avere rimesso al centro la fatica del lavoro, soprattutto della vita contadina al Sud che lui ha conosciuto a fondo. Loglio s’è attaccato alla spiga/ e la pula al chicco./ Non c’è vento/ a dar respiro alle tue fatiche./ La calura opprime anche i pensieri./ Un’altra giornata nella vana attesa/ che una folata di vento dia conforto/ al tuo respiro guerriero” (Estate sull’aia, 1970). Tutti i testi scritti a Crucoli, sua terra di origine, o a quella terra dedicati, sono potenti letterariamente, come lo sono per la profondità di adesione e di sentimento. Ma non c’è solo la Calabria: c’è Milano e ci sono una serie di luoghi, di città, divenute sempre più a misura di profitto e sempre meno a taglia d’uomo (come chiude la poesia “Venezia”) e il poeta ne registra lo sfascio, la speculazione, l’alienazione, la desocializzazione, la disumanità. Sulla guerra, sui migranti, sulla tragedia palestinese, pochissimi poeti mi sono parsi consapevoli ed efficaci quanto lui. Nel chiuso della carlinga/ l’angelo sterminatore semina morte. - Fratello, perché uccidi le rane?/ - Perché gracidano ./ (…) - E quei ragazzi davanti la scuola…/ e le donne al mercato e?/ Perché sono troppo vicini al bersaglio. Sono alcuni dei versi del testo “Guardo ma non vedo”. Stupendi anche i testi più privati e familiari compresi nella sezione Miscellanea in cui dolcezza e saggezza si fondono magnificamente. Si ha l’imbarazzo della scelta, ma almeno uno è obbligatorio riportarlo per intero. Assaporiamo i versi di questo “Amo l’autunno”: L’autunno frantuma le onde sugli scogli/ e soffia rabbia sugli inermi alberi./ L’autunno urla il suo rancore e apre/ la strada al gelo dell’inverno./ Non c’è quiete nel mio cuore. L’autunno delle passioni/ s’è destato prepotente e non/c’è gelo dell’inverno a stemperarlo. Un poeta, Cataldo Russo, che ha costruito passo passo e con pazienza la sua parabola espressiva e che in questo libro si rivela nella sua più piena e consolidata maturità.