“Abbiamo
perso la nostra innocenza in quell’inferno (…) lì siamo diventati anche noi due
distruttori di mondi!”
Sono le
brevi battute di un dialogo di due scienziati impegnati nel progetto Manhattan
alla ricerca affannosa dell’arnese, la bomba a fissione nucleare fatta
esplodere ad Alamogordo il 16 luglio del 1945. Questo brandello di dialogo è lo
scenario su cui si apre il romanzo di Oliviero Arzuffi La salvezza del
papiro (Oltre, Sestri Levante 2024 pagg. 178 € 16). Poi ci saranno
Hiroshima e Nagasaki con le loro tremende apocalissi, e la storia dell’umanità
non sarà più la stessa. Già nel capitolo secondo, quello che porta come titolo
“Anno Dariano 731”, lo scrittore ci informa che il peggio era già da tempo
avvenuto sulla Terra, segno che i bipedi non avevano mostrato alcuna saggezza.
Lo avevano annientato il loro pianeta, lo avevano reso una landa inabitabile e
senza più vita perché ciò che era successo all’epoca delle due città giapponesi,
non aveva funzionato né da monito né da presa di coscienza. I contrasti
mondiali e la guerra, con la quantità di ordigni accumulati, ne avevano
decretato la fine. Se non si erano estinti del tutto come specie, gli uomini, lo
si doveva a quei pionieri che, sfruttando le capacità della scienza e della
ricerca, avevano fatto in tempo a traslocare sulla vicina Luna e sul pianeta
Marte.
Ma credete forse che questi nuovi
coloni si comporteranno in maniera diversa e con maggiore saggezza dei loro
progenitori terrestri? Nemmeno per sogno. L’intelligenza artificiale che aveva
portato alla fine di una civiltà estremamente progredita e prospera sul pianeta
terra, non metterà alcun limite alla ricerca. In più, sia ad Arcadia Planitia,
sia ad Hellas Planitia, sia a Elysium, sia a Chryse Planitia, i contrasti per
lo sfruttamento delle risorse naturali, per la supremazia, per il dominio,
erano ricominciati con la stessa virulenza. L’egoismo che aveva perduto gli
antichi terrestri, assumerà la stessa logica e modalità colonialiste. L’utopia
di una federazione pacifica, solidale, altruista, collaborativa è destinata a
naufragare. L’idrogeno dell’Arabia Terra è troppo importante perché queste
colonie egoistiche non facciano di tutto per impossessarsene. “L’umana follia”
si rimette in moto e già gli abitanti di Elysium hanno intrapreso la loro folle
corsa per dotarsi di armi nucleari ultrapotenti e distruttive. Gli umani paiono
destinati a fare gli stessi errori in una spaventosa coazione a ripetere. La
tragica storia della Terra avrebbe dovuto spingere i sopravvissuti a porre un
tabù inviolabile, a riconsiderare la dimensione etica perché “Non tutto ciò che
è possibile è anche lecito” come dirà Andrea a Uri, convinto che alla ricerca
non vanno posti limiti (capitolo XXXII). Il saggio Parmenio cercherà di mettere
in piedi una confederazione pacifica basata sull’uguaglianza tra tutti gli
insediamenti e spingere ad un disarmo totale per evitare futuri conflitti. Un
disarmo permanente come sola possibilità per evitare l’annientamento. I
filmati, i documenti, i lontani papiri decifrati davano conto di ciò che in un
lontano passato era accaduto su quella specie di Eden che era stata la Terra.
Rinunciare all’arroganza, all’orgoglio freddo e calcolatore del sapere
scientifico, recuperare il sentimento della misericordia e praticare la
giustizia, restavano le uniche vie per una vita degna e sicura. Non disgiunto,
tutto questo, dall’amore diffuso sulla Terra dalla predicazione di quel
singolare visionario detto il Nazareno che, tuttavia, nonostante il suo
messaggio così umano e rivoluzionario era stato messo in croce.
Romanzo ammonitore da un lato, utopico
e fantascientifico dall’altro, con La salvezza del papiro Oliviero
Arzuffi – che da terrestre ha conservato una ancestrale nostalgia e forse una
smisurata fiducia nella redenzione – non ammettendo che il pianeta che ci ha
dato la vita e ci ha nutriti possa precipitare nelle tenebre della follia, ci
consegna un lieto fine. Farà approdare sulla Terra il suo protagonista
accompagnato da un nutrito gruppo di temerari al suo seguito, grazie ad una
missione divenuta un desiderio potente e inarginabile. Una seduzione estremamente
affascinante. Ora, dopo tante migliaia di anni le condizioni di invivibilità
radioattiva sono mutate ed è diventato possibile il ripopolamento. Un viaggio,
questo, che si preannuncia come un vero e proprio ritorno a casa, come
all’Itaca di Ulisse dopo tante peripezie. Arzuffi questo luogo del
ripopolamento lo colloca a Gerusalemme da dove il messaggio del Cristo era
partito per diffondersi nel mondo intero. Quasi una rinascita nella luce della
Parola, del Verbo, per uscire dalle tenebre, cioè dalla morte, e rientrare
nella vita. La missione di Marco e Lea decisi a restare per ripopolare e far
rivivere “lo splendore dei luoghi santi” è cominciata. E poiché l’utopia ha da
sempre la sua letteratura, La salvezza del papiro vi aggiunge il suo
prezioso tassello. Riusciranno i nostri eroi a dare forma a una “nuova
creazione” terrestre? E soprattutto: riusciranno a convivere in pace senza
eserciti e senza armi? Diventeranno collaborativi, solidali, fraterni? La
letteratura è il regno della desiderabilità e dunque non può rinunciare ad
avere fiducia. Non può privarsi del suo insopprimibile anelito verso la
speranza.