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domenica 17 marzo 2024

FANATICI E RAZIONALITÀ
di Luigi Mazzella

 
 
Prove di “premierato” della pulzella italica con l’ascia di guerra.
 
Il “Fatto Quotidiano”, in data 15 marzo 2024, scrive che “l’Italia, scimmiottando il Regno Unito, la Francia e la Germania” si sarebbe legata “per i prossimi dieci anni, con un accordo di difesa militare a una Nazione in guerra, sostenendo l’ingresso di Kiev nell’UE e nella NATO e promettendo “nel caso di futuro attacco della Russia consultazioni nelle 24 ore per decidere il contrasto all’aggressione”. Il giornale aggiunge testualmente, senza mostrare apertamente sconcerto: “Sembra che (l’accordo) sia stato negoziato direttamente dalla Presidente del Consiglio, senza che la Farnesina di Tajani abbia avuto un ruolo”. L’articolo, a firma di Elena Basile, non si ferma qui e lasciandoci comunque nel dubbio sulle sorti del mite Tajani (visto il rapporto precedente, nell’Esecutivo fascista di Mussolini, del Capo del Governo con il suo Ministro degli Esteri che pure era un suo congiunto) così prosegue: “Papa Francesco di tanto in tanto pronuncia parole cristiane e umane che non vengono comprese” e cadono in un deserto di odio. In realtà esse cadono, a mio giudizio, in un terreno (quello Occidentale) che essendo stato irrigato per duemila anni da acqua cattolica, protestante, ortodossa, giudaica (e da un po’di tempo islamica), idealistica tedesca di destra (fascismo) e di sinistra (comunismo) non è un “deserto” ma una palude limacciosa, un ammasso di sabbie mobili dove trovano la morte, insieme alle parole ragionevoli del Papa, anche i tanti malcapitati esseri umani che vi precipitano. Le parole del Pontefice, però, sono, a mio giudizio, l’espressione personalissima di una sua umanità che non trova alimento né nel Cristianesimo (ben rappresentato dalla Curia a lui ostile e dallo IOR interessato alla vendita di armi) che nei secoli ha fatto strage di infedeli né nel suo “preteso” sinistrismo politico, realizzato, ovunque, con comunismi di varia denominazione e con non dimenticati atti di ferocia e di atrocità. Un miracolo, quindi? Il termine è inappropriato per un laico. La sostanza è, a mio parere, quella di un residuo storico dell’antico empirismo sperimentale e razionale dei progenitori greco-romani del Papa, oriundo italiano: un residuo di libertà e razionalità sopravvissuto (cromosomicamente?) all’impetuoso “tornado” di irrazionalismo giunto sullo Stivale dall’Est Mediorientale e dal Nord Teutonico. Libertà e razionalità, d’altronde, vanno di pari passo. Non si è liberi in presenza di irrazionalità dominanti accettate per fede o per fanatismi ideologici, a causa del loro assolutismo intollerante: le une e gli altri spingono alla sottomissione dei dissidenti, alla guerra, alla lotta, allo sterminio dei “diversi”. Dal suo bagaglio culturale, Francesco, con ricorso alla razionalità, ha espunto persino il motto contraddittorio del fondatore del suo ordine, Ignazio de Loyola (“non si deve uccidere un uomo ma se egli è nemico di Dio santa sarà la sua uccisione”). Per gli atei razionalisti e per gli esseri umani nemici di ogni fanatismo politico di stampo ideologico le parole di Francesco “cadono” non nel deserto, come teme Elena Basile, ma in un terreno fertile e fecondo. Il problema dell’ambasciatrice comunque c’è: in un Occidente pieno di “credenti”: religiosi intolleranti e utopisti politici irriducibili e implacabili, “l’invito alla ragione” di Francesco, che si è dimostrato uomo libero e razionale, da quanti potrà essere ascoltato e condiviso?  Soprattutto se si considera che religiosi o politici sono “tutti” passati progressivamente sotto il manto degli Stati Uniti che hanno offerto a popolazioni varie il loro ombrello protettivo grondante di sangue? Domanda finale: Si può intendere come un segnale incoraggiante l’ultima dichiarazione del Capo dello Stato Italiano?