FANATICI E RAZIONALITÀ
di Luigi Mazzella
Prove di “premierato” della pulzella italica con l’ascia di guerra.
Il “Fatto
Quotidiano”, in data 15 marzo 2024, scrive che “l’Italia, scimmiottando il
Regno Unito, la Francia e la Germania” si sarebbe legata “per i prossimi dieci
anni, con un accordo di difesa militare a una Nazione in
guerra, sostenendo l’ingresso di Kiev nell’UE e nella NATO e promettendo “nel
caso di futuro attacco della Russia consultazioni nelle 24 ore per decidere il
contrasto all’aggressione”. Il giornale
aggiunge testualmente, senza mostrare apertamente sconcerto: “Sembra che
(l’accordo) sia stato negoziato direttamente dalla Presidente del Consiglio,
senza che la Farnesina di Tajani abbia avuto un ruolo”. L’articolo, a firma di Elena Basile, non si ferma
qui e lasciandoci comunque nel dubbio sulle sorti del mite Tajani (visto
il rapporto precedente, nell’Esecutivo fascista di Mussolini, del
Capo del Governo con il suo Ministro degli Esteri che pure era un suo
congiunto) così prosegue: “Papa Francesco di tanto in tanto pronuncia
parole cristiane e umane che non vengono comprese” e cadono in un deserto
di odio. In realtà esse cadono, a mio
giudizio, in un terreno (quello Occidentale) che essendo stato irrigato
per duemila anni da acqua cattolica, protestante, ortodossa, giudaica (e
da un po’di tempo islamica), idealistica tedesca di destra (fascismo) e di
sinistra (comunismo) non è un “deserto” ma una palude limacciosa, un ammasso di
sabbie mobili dove trovano la morte, insieme alle parole ragionevoli del Papa, anche
i tanti malcapitati esseri umani che vi precipitano. Le parole del
Pontefice, però, sono, a mio giudizio, l’espressione
personalissima di una sua umanità che non trova alimento né nel
Cristianesimo (ben rappresentato dalla Curia a lui ostile e dallo IOR
interessato alla vendita di armi) che nei secoli ha fatto strage di
infedeli né nel suo “preteso” sinistrismo politico, realizzato, ovunque,
con comunismi di varia denominazione e con non dimenticati atti di ferocia e di
atrocità. Un miracolo, quindi? Il termine è inappropriato per un
laico. La sostanza è, a mio parere, quella di un residuo storico
dell’antico empirismo sperimentale e razionale dei progenitori greco-romani del
Papa, oriundo italiano: un residuo di libertà e razionalità sopravvissuto
(cromosomicamente?) all’impetuoso “tornado” di irrazionalismo giunto sullo
Stivale dall’Est Mediorientale e dal Nord Teutonico. Libertà e razionalità, d’altronde, vanno di pari
passo. Non si è liberi in presenza di irrazionalità dominanti accettate per fede
o per fanatismi ideologici, a causa del loro assolutismo intollerante: le
une e gli altri spingono alla sottomissione dei dissidenti, alla guerra, alla
lotta, allo sterminio dei “diversi”. Dal suo
bagaglio culturale, Francesco, con ricorso alla razionalità, ha espunto
persino il motto contraddittorio del fondatore del suo ordine, Ignazio de
Loyola (“non si deve uccidere un uomo ma se egli è nemico di Dio santa sarà la
sua uccisione”). Per gli atei razionalisti e
per gli esseri umani nemici di ogni fanatismo politico di stampo ideologico le
parole di Francesco “cadono” non nel deserto, come teme Elena Basile, ma
in un terreno fertile e fecondo. Il problema dell’ambasciatrice comunque
c’è: in un Occidente pieno di “credenti”: religiosi intolleranti e utopisti
politici irriducibili e implacabili, “l’invito alla ragione” di Francesco,
che si è dimostrato uomo libero e razionale, da quanti potrà essere
ascoltato e condiviso? Soprattutto se si considera che religiosi o
politici sono “tutti” passati progressivamente sotto il manto degli Stati Uniti
che hanno offerto a popolazioni varie il loro ombrello protettivo grondante di
sangue? Domanda finale: Si può
intendere come un segnale incoraggiante l’ultima dichiarazione del Capo dello
Stato Italiano?