IL “CORRIERE” E IL GIUDICE
Guercino "La Giustizia" |
L’ex magistrato Guido Salvini ci ha fatto pervenire il link del suo scritto su “Il Dubbio”, l’articolo che troverete subito dopo e le email che ci sembrava doveroso far precedere, nella loro precisa battitura. “Odissea” formula all’uomo Salvini gli auguri per la salute della sua consorte.
Ecco qui la e-mail che avevo mandato ai cronisti giudiziari in cui c'è anche il link all'articolo del Dubbio. Legga in quali condizioni sono stato colpito alle spalle, una vergogna. Dopo Palamara è rimasto tutto uguale
un caro saluto
Guido Salvini
vi mando la mia risposta alla Ignobile operazione del Corriere della Sera di 2 giorni fa pilotata dall'alto, il significato era colpirne 1 per educarne 100 (anzi 2 con Cuno)
https://www.ildubbio.news/giustizia/guido-salvini-io-inviso-al-potere-ma-sul-mio-lavoro-parlano-i-numeri-wa0207ag
Canova "Allegoria della Giustizia"
Se qualcuno vuole riprenderla avrà il mio più profondo ringraziamento
Vi prego anche di diffonderla a tutti i vostri contatti. Tengo anche a
dirvi, perché siete amici che il 18.3 pomeriggio in cui ho avuto
notizia con 3 righe di SMS da Ferrarella dello "scoop" in cui mi
annunciava che si stava occupando delle mie pendenze, ero all'ospedale
Policlinico dove mia moglie è stata ricoverata quel giorno ed è entrata in
dialisi.
Ho scritto subito a Ferrarella e ai suoi capi pregando loro,
visto il momento, drammatico, e che non avevo alcuna carta disposizione e
voleva un confronto diretto, almeno di riflettere un momento e di
darmi modo di spiegare il mio punto di vista. Non mi hanno minimamente
ascoltato e sono usciti o dopo che ero riuscito a stento a mandare 4 righe via
e-mail mentre ero in ospedale affranto. Questo è il livello umano e morale
di chi ha pilotato, facilitato con le sue inesperienza e pochezza ed eseguito
questa operazione contro chi ha lavorato per 41 anni sino a notte fonda
grazie
un caro saluto
Guido
Canova "Allegoria della Giustizia" |
UNA VENDETTA POSTUMA DELLA CORPORAZIONE
Come
andrebbe raccontata invece una vita di lavoro
Guido Salvini
Dispiace
che il lungo ed astioso articolo del Corriere spari, con pretese di scoop, volutamente
alle ombre, ed è ovvio perché è un articolo che ha il fine preciso che diremo alla
fine, senza servire affatto a comprendere i problemi della giustizia a Milano. Ho
lasciato l’Ufficio 4 mesi fa, per questo la chiamo una vendetta postuma,
studiata all’ “interno”. Senza alcuna misura cautelare pendente, nessuna
intercettazione, nessuna archiviazione, nessuna sentenza fuori termine, non una
carta in giro, nemmeno una liquidazione del gratuito patrocinio per un avvocato
e con tutti i processi di rilievo per la collettività o conclusi o fissati. Non
ho mai ricevuto in questi anni da PM o avvocati difensori, nemmeno di persone
offese, richieste di sollecito o lamentele per qualche fascicolo urgente in
attesa. Questo per non parlare, non dovrei farlo io, dei grandi processi di
interesse collettivo terminati nella soddisfazione di tutte le parti, da Monte
dei Paschi alle violenze degli ultrà interisti al fenomeno dei trapper, da tristi
e complesse colpe mediche ad un monumentale giudizio abbreviato per mafia, la
cd cosca Aquilano, concluso, in un contesto difficilissimo di scontro tra
accusa e difesa, con molte assoluzioni in solo 3 mesi nell’estate 2023 e senza
pretendere mesi di esonero dall’arrivo dei fascicolo di ordinari come chi mi
aveva preceduto nel corso delle indagini. Nemmeno un giorno, i capi ufficio lo
sanno benissimo e tacciono E, per concludere, la Loggia Ungheria con 65 parti
civili finito in fotofinish una settimana prima del congedo.
Guido Salvini |
Ovviamente
nell’ufficio come il Gip, sotto organico da quando è nato, lo ha scritto molte
volte anche il presidente del Tribunale, non ci sono “ruoli zero”, molti
fascicoli restano in attesa e transitano da chi esce a chi subentra. Ma se stai
attento sono quelli di seconda e terza linea, non rilevanti in termini di
pericolosità o di efficacia preventiva, spesso nati morti e destinati a fare
poca strada con le regole e le limitazioni introdotte dalla riforma Cartabia:
quelli che nei corridoi chiamiamo scherzosamente “carte buone per un’amnistia”,
(per inciso sarebbe una buona idea) carte senza sbocco, che non hanno un futuro
significativo in un’aula. Ci sono quelli che arrivano anche da altre sedi
giudiziarie quasi prescritti e con la sorte segnata, quello con 44 imputati che
cita con enfasi il Corriere ad esempio, un falso in supporti DVD arrivato a Milano
già in agonia da un’altra sede. Spesso ci sono richieste zoppicanti presentate
dai PM, non è una critica, tanto per fare statistica e liberare stanza di un po’
di carte, un fenomeno che dopo la riforma dovrebbe pian piano attenuarsi
liquidando all’origine i processi inutili. Se il Corriere vuole possiamo
esaminare i miei fascicoli uno a uno e credo che poi dovrebbe scrivere un
articolo ben diverso. Non c’è nessuna pendenza urgente o impegnativa nel ruolo
che ho lasciato, un’autostrada sgombra per chi è chiamato a succedermi e che ha
goduto anche dell’omaggio del mio archivio informatico e del completo know how
per tutti i fascicoli. Lasciando l’ufficio a dicembre avevo fissato fascicoli
sino a maggio, non oltre. Si fa così, sembra un dettaglio ma è quello che
smonta tutta la malevola narrazione del Corriere, perché non ci sovrappone mai
a chi subentrerà, di cui non si conoscono tempi, modi, e organizzazione del
lavoro che vorrà darsi, soprattutto se è una collega con una recentissima
maternità. Quando ero arrivato nel 2017 avevo trovato una richiesta di misura
in carcere pendente per 35 accusati di associazione per delinquere
transnazionale, ma non me ne lamento. L’ho fatta e basta. Nell’articolo si
leggono anche frottole, ne cito solo una: l’elenco dei processi è stato redatto
regolarmente dalla Cancelleria su mia richiesta e messo a disposizione dell’Ufficio
il giorno stesso del mio congedo. Poi non ci sono 900 archiviazioni pendenti ma
zero, ripeto zero, tutte fatte e firmate. Semplicemente il nostro ufficio archiviazioni,
per la mancanza di personale che conosciamo, non le ha ancora “registrate” e
sono ferme addosso a una parete…
E
so bene, anche questa è una astuzia giornalistica, che oggi parlare di Codice
rosso ha un forte effetto evocativo. Ma tutti i seri processi in Codice rosso, potenzialmente
pericolosi, erano già stati fissati o definiti e rimanevano solo vecchi conflitti
in famiglia da tempo risolti e a volte da non riaccendere, piccoli episodi
datati e accuse a stranieri o persone offese irreperibili, in nessun modo
definibili come priorità. Infatti, grazie ad una selezione attenta e
intelligente dei singoli casi, in danno di vittime che avevano presentato
denunce non è mai successo niente a differenza, purtroppo, di altre sedi
giudiziarie. Per intendersi in termini di numeri, senza ingannare i lettori, ogni
PM, certo senza sua colpa, ha di norma in ufficio anche 1000 fascicoli. Io nel
2022 ne chiusi più di 280, poco sopra la media dell’ufficio, poi avevo deciso su
ben 158 misure cautelari e qui avevo invece il numero largamente più alto di
tutti, e solo negli ultimi giorni di servizio avevo definito qualcosa come 1150
archiviazioni. Ed è normale che ai nuovi arrivati quando non ricevono il ruolo
di un magistrato in uscita si redistribuisca qualcosa per il semplice fatto che
non hanno ancora neanche un fascicolo. Di cosa si parla quindi con toni
scandalistici? Di niente. I fascicoli in stand by presso tutti, dico tutti, gli
uffici del Tribunale di Milano sono una quantità enorme, decine e decine di
migliaia, se non fosse così non ci sarebbe il PNRR e gli allarmi continui di
tutti i capi ufficio. E a volte quelli che restano indietro non sono il genere
di fascicoletti che mi vengono attribuiti. Ricordo richieste di misure cautelari
urgenti anche in materia di criminalità organizzata pendenti in uffici a pochi
passi da me da oltre un anno, sentenze depositate dopo mesi e mesi, appelli,
anche per processi importanti anche di criminalità amministrativa, ancora
pendenti dopo 3 anni. E a me non è mai accaduto. Può sembrare elevato dal punto
di vista meramente numerico il residuo lasciato ma non è nulla, sul piano
quantitativo e qualitativo, in confronto alle migliaia e migliaia di fascicoli conclusi
in questi anni. Quella che mi ha colpito è solo un’operazione di fredda disinformazione
giudiziaria che gioca sull’inesperienza del lettore medio. Ripeto, nessuno, né
accusa né difesa, si è mai lamentato con me e questa è la cartina di tornasole,
insuperabile. Anzi tantissimi avvocati hanno mostrato rincrescimento per il
fatto di non trovarmi più, sempre “garantista” e disponibile ad ascoltare
tutti, in aula come GIP o GUP, sopratutto nei giudizi abbreviati, rito che non
a caso tantissimi con me sceglievano con un aumento esponenziale, sul piano
qualitativo dell’impegno. Sfido chiunque, l’autore dell’articolo per primo, a
dimostrare il contrario. Se qualcuno volesse scrivere di una lamentela nei miei
confronti si troverebbe con la pagina bianca.
De Ferrari "La Giustizia"
Ci
sarà invece di certo dietro tutto questo qualche invidia, lasciata,
inevitabilmente, in eredità. E anche qualche rancore a lungo coltivato. Sopratutto
perché io ho spesso osato criticare, da giudice non “associato” e anche sulle
colonne del Dubbio, e queste sono aggravanti, il mio mondo di appartenenza.
Alla fine, in un modo o nell’altro, i dissenzienti si colpiscono, e
possibilmente alle spalle. Non ho mai chiesto medaglie, non ho mai fatto
domande per passare ad un ufficio non di prima linea e neanche per diventare
capo ufficio perché senza in tasca la tessera di una corrente sarebbe stata una
domanda inutile. Anche dopo Palamara da noi non è cambiato niente. E anche
perché non mi piaceva, per non rischiare di imitare quei capi tra noi che si
vedono cinque mattine la settimana e poi si dedicano con maggior soddisfazione
ai loro incarichi universitari. So che non mi devo
rimproverare alcunché, dopo essere andato in congedo con 80 giorni di ferie
arretrate e aver passato negli ultimi anni quasi tutti i sabati e le domeniche
in ufficio. Lo sanno tutti, i cronisti di giudiziaria e anche le guardie del Palazzo
che mi salutavano, anche con un certo stupore, a tardissima, proprio tardissima
sera, anche notte. Forse è questa la “sorpresa” di
cui parla l’articolista.
Per
concludere, il Corriere si è rifiutato di pubblicare un articolo di questo
genere. Non ne dubitavo.
Guido
Salvini
De Ferrari "La Giustizia" |