IL PONTE SOSPESO
di
Romano Rinaldi
Ponte
a una campata o campato in aria?
Antefatti.
Ponte
di Kobe.
Lunghezza poco più di 4 Km di cui uno per parte da terra al rispettivo pilone e
2 km tra i due piloni che appoggiano sul fondo dello stretto di Akashi dove il
fondo del mare è profondo un centinaio di metri. Altezza dei piloni: 297m slm.
Inizio costruzione 1988, fine 1998. Spesa effettiva circa 3 miliardi di euro.
Durante il terremoto di Kobe, il 17 gennaio 1995 (magnitudo 7.3), i piloni, in
fase di ultimazione, hanno subito danni riparabili ma si sono allontanati l’uno
dall’altro di un metro, sicché la campata alla fine è risultata più lunga del
previsto. Questo fu la causa del ritardo nell’ultimazione del ponte (10 anni
invece di 4-5).
Ponte di Canakkale sullo stretto dei Dardanelli (o di Gallipoli),
Ellesponto. È il ponte sospeso più lungo al mondo con una lunghezza totale di
4.6 km e una luce di 2 km tra i due piloni appoggiati sul fondo del mare
(uguale a quella del ponte di Kobe). È stato completato in circa 5 anni ed
inaugurato dal Presidente turco Erdogan nel 2022. La spesa totale dichiarata è
stata di 2.5 miliardi di euro con una stima di 415 milioni di euro risparmiati
ogni anno in termini di consumo di carburante e relative emissioni nocive.
Dovrebbe quindi “ripagarsi” in 6 anni. Il terremoto (magnitudo 7.8) che ha
colpito la Turchia il 6 febbraio 2023 non ha sottoposto il ponte ad alcuna
sollecitazione perché posto a quasi 1000 km dall’epicentro, nonostante siano
state diffuse notizie che vantavano la resistenza del ponte ai terremoti.
L’attualità.
Il Ponte sullo stretto di Messina. Diventerebbe il ponte sospeso con
campata tra i piloni più lunga al mondo (3.3 km) e di conseguenza coi piloni
più alti al mondo. I piloni non sono posizionabili in mare per le condizioni
geologiche e la profondità del fondo, la lunghezza complessiva del ponte è di
3.6 km (solamente 150m in più da ogni parte dei piloni). In virtù di questa
lunga campata unica, i piloni dovranno elevarsi a circa 399 m per consentire
un’altezza del ponte dall’acqua di una sessantina di metri. La spesa prevista è
passata da 3.8 (18 anni fa) a 14.5 miliardi di euro prima ancora che il
progetto esecutivo sia stato finalizzato. La spesa non scenderà di certo sotto
i 16 miliardi ma l’incremento di spesa sul preventivo varierà a seconda del
protrarsi del tempo di esecuzione, come prevedibile. Salvo altri fattori
imprevisti, il completamento è previsto per il 2032 (8 anni).
Si tratta dunque di una spesa che, attualmente è già da sei a otto volte
superiore a quella dei due ponti attualmente più moderni e lunghi esistenti al
mondo. In altre parole, con gli stessi soldi potremmo costruire da sei a otto
dei ponti più lunghi e moderni al mondo… altro che ponte Morandi!
Fino
qui possiamo fare alcune deduzioni numeriche riguardo le condizioni
costruttive. Tuttavia, come negli altri casi e forse a maggior ragione nel caso
del ponte sullo stretto di Messina, è obbligatorio occuparsi anche di tante
altre condizioni. Le principali sono: la Geologia, le infrastrutture esistenti
o da completare contemporaneamente, la convenienza economica nel medio-lungo periodo,
il conseguente “effetto volano” per l’economia locale e nazionale (posti di
lavoro ecc.), la blindatura economica necessaria per evitare che l’immane
investimento porti più vantaggi alla criminalità organizzata che alla
popolazione in generale (si è parlato di un ponte tra due cosche), ecc., ecc.
A proposito delle infrastrutture esistenti è istruttivo riportare una
considerazione recentemente fatta dall’arcinoto geologo Mario Tozzi a
corollario della sua opinione contraria alla realizzazione del ponte: “Sarebbe
equivalente a costruire il collegamento tra due mulattiere per mezzo di una
bretella autostradale a sei corsie e due tratte a doppio binario ad alta
velocità. E Dio non voglia che si dovesse verificare un altro terremoto della
stessa entità di quello del 1908 perché il ponte, pur resistendo, collegherebbe
solo macerie, vista l’imprevidenza costruttiva nelle due aree dello stretto
negli ultimi 115 anni”. Non un buon viatico.
Non essendo né un economista, né un sociologo, mi astengo da tante altre
condizioni “al contorno” e provo ad argomentare su alcuni aspetti tecnici e
geologici per i quali, viceversa, mi sento in grado di esprimere qualche
considerazione informata anche se non corroborata da analisi approfondite, che
sono compito dei progettisti.
Partendo dalla geologia, questa è a sua volta un insieme complesso di
competenze che in questo caso, coinvolgono la geotecnica, la stratigrafia, la
geologia strutturale, la geodinamica, la tettonica, la sismologia, la geologia
marina ecc... In ognuno di questi campi sono necessarie conoscenze specifiche
riguardo i luoghi sui quali va ad insistere l’opera quindi sono necessari studi
ad hoc da parte di esperti di ciascun settore e l’uso dei più recenti strumenti
e conoscenze a disposizione in ciascuna di queste discipline. E senza
menzionare l’aspetto ambientale ed ecologico, sul quale è altresì necessaria
un’accurata valutazione di impatto.
Ponte franato in Sicilia
Ecco dunque che può
sorgere qualche legittimo dubbio. Per esempio, sull’aspetto meramente geologico
nel suo complesso, non abbiamo pareri recenti di eminenti studiosi di queste
materie che devono necessariamente aver contribuito al progetto. Ma il progetto
di cui si sente parlare è quello riferibile ad una quindicina di anni fa
(2003-2011) rivisto, si dice, in 24 ulteriori ore di lavoro. Ora, vista la
rapidità con la quale si sono evolute le conoscenze tecnico-scientifiche e i
relativi strumenti negli ultimi 3-4 lustri, è spontanea una domanda che tutti
possiamo porci: chi di noi ha ancora in tasca un telefonino di 15-20 anni fa? E
nel caso ci fosse qualcuno ancora così arretrato, gli affideremmo il compito di
produrre, ad esempio, un documento basato sull’uso dell’intelligenza
artificiale? Sì, perché di questo si tratta. Quando si progetta un’opera mai
fatta prima, gran parte del lavoro consiste nel fare simulazioni coi mezzi più
moderni a disposizione su tutti gli aspetti del progetto (tecnici, economici,
temporali, ecc.). La potenza di calcolo e di gestione di sistemi complessi che
comprendono una grande mole di dati, fornita dai moderni strumenti informatici
non era nemmeno immaginabile 15 anni fa. Su questo infatti si basa, nel bene e
nel male l’intelligenza artificiale. Oggi la scienza e la tecnologia (comprese
le discipline geologiche menzionate) sono tutt’altro rispetto ad allora. Dove
sono le simulazioni geotecniche, sismologiche, geodinamiche, ecc., aggiornate
ad oggi? Quale tipo di sensori e strumentazioni hanno fornito i dati
sperimentali da usare per le simulazioni? Su quale entità di sollecitazioni
naturali (evento sismico, mare, vento, ecc.) e con quali caratteristiche
statiche e dinamiche dei terreni interessati, del ponte stesso e di tutti i
materiali coinvolti nella sua costruzione, sono state fatte queste simulazioni
e quando? Queste sono domande legittime alle quali le 24 ore di cui sopra non
possono aver dato alcuna risposta.
Ponte franato in Sicilia |
Frane in Sicilia
Consideriamo solo uno
degli aspetti geologici ma il più “popolare”. Il terremoto di Messina e Reggio
Calabria nel 1908 (qualche decina di ore fa, in tempi geologici) è stato classificato
come avente una magnitudo intorno a 7.1 (scala Richter) ma a quel tempo non si
disponeva di alcun sistema di valutazione dell’energia in gioco e la stima è
basata sul livello di distruzione degli edifici del tempo (Scala Mercalli). E
se il prossimo fosse di grado 7.2? E che sarà mai? Purtroppo però si dà il caso
che questa sia una scala logaritmica e l’incremento di due decimali corrisponde
a un’energia doppia! Ricordiamo che il terremoto di Kobe fu di grado 7.3,
quello in Turchia addirittura 7.8. Vogliamo dunque lesinare tra 7.1 e 7.2 come
previsione di un possibile futuro terremoto nello Stretto di Messina? D’altra
parte parliamo di una zona con sismicità tra le più elevate sulla Terra; chi si
sente in grado di stabilire l’entità (e la data) del prossimo terremoto?
Frane in Sicilia |
Ma c’è un’altra considerazione che può aggiungere scetticismo a tutti questi
ragionamenti. Prima di dare credito a imprenditori e ingegneri di gran fama,
bisogna ripassare la storia delle grandi opere ingegneristiche in Italia. L’esempio
peggiore finora fu la diga del Vajont. Ancora lì tutta in bella mostra nella
sua magnificenza ingegneristica e imprenditoriale ancora non sorpassata in
tutta Europa e forse nel mondo. A sostenere un "lago" fatto dai
terreni e rocce che si sono staccati dal Monte Toc con la immensa frana
scatenata presumibilmente dalla penetrazione dell’acqua dell’invaso sotto la
faglia che era ben mappata nelle carte geologiche! Il materiale, cadendo sul
lago artificiale, già quasi pieno d’acqua, causò lo tsunami (in terraferma) più
devastante al mondo. Le migliaia di morti nei villaggi a valle letteralmente
spazzati via dall’onda sono ben presenti nel mio ricordo di liceale. E non fu
certo per ignoranza della geologia perché illustri scienziati, italiani ed
esteri, avevano sconsigliato l'impresa. Purtroppo in Italia, contrariamente al
Giappone e molti altri Paesi, gli studi geologici sono tutt’ora tenuti in
scarsa considerazione dalle vigenti normative. Per esempio, gli studi nelle
discipline geologiche che ho menzionato, possono essere anche affidati ad
esperti in ingegneria con “vocazione” geologica, quindi non necessariamente
studiosi del particolare ramo geologico di cui si è detto né esperti di quei
temi relativamente ai luoghi in questione. E tutto questo senza voler “pensare
male”, perché notoriamente si fa peccato!
Intanto il terreno frana
Come ultima
considerazione geologica c’è da notare che le zone in cui è previsto l’impianto
di quei due immensi piloni (più alti di qualsiasi altro al mondo) così come le
quattro enormi masse di ancoraggio dei cavi di sostegno, poste a soli 150m dai
piloni, non sono certo esenti da faglie e fratture nelle formazioni rocciose
del luogo e quindi sono soggette a movimenti relativi a seguito della “normale”
attività geodinamica nell’arco temporale (200 anni) previsto per la durata del
ponte. Spero che questo almeno sia stato tenuto in debito conto e soprattutto
con le valutazioni e simulazioni più aggiornate possibili come accennavo sopra.
Solo un cenno al cosiddetto volano economico. Dalle parole del ministro per le
infrastrutture, tutti abbiamo sentito numeri veramente campati in aria. Il
numero di nuovi posti di lavoro di cui si gioverebbero le aree di quel sud
depresso è passato, nel giro dell’ultimo anno da 120.000 a 60.000 a 36.000
unità. Prendendo quest’ultimo numero, si apprende ora che sarebbe calcolato
sulla base del numero di posti-uomo per anno. Questo significa che si deve
dividere quel numero per 8 (anni previsti per il completamento dell’opera).
Quindi si tratta di 4.500 effettivi posti di lavoro. Di cui però si può
considerare al massimo una percentuale intorno al 50% per le maestranze locali.
Quindi parliamo di poco più di 2000 posti di lavoro. Un rispettabile numero ma
non proprio un volano di gran peso e dimensioni per tutto il meridione come
viene decantato. È dunque chiaro che questo parametro è stato ampiamente
sovrastimato.
Intanto il terreno frana |
Ferrovia ad un solo binario in Sicilia
Ancora qualche aspetto
tecnico-economico. Dovendo presumere l’approntamento di infrastrutture adeguate
da ambo i lati del ponte (strade. autostrade, ferrovie, ecc.) come si
giustifica la recente sottrazione di 2.6 miliardi ai fondi destinati alla
realizzazione di queste infrastrutture e la loro ri-destinazione alle prime
spese da affrontare per il ponte? Sembrerebbe un tipico caso di carro davanti
ai buoi. Inoltre, tra le infrastrutture che possono contribuire a rendere il
ponte utile ci sono i grandi porti, alcuni da realizzare ed altri, come il
porto di Gioia Tauro, già attrezzato come terminal dei porta-container più
performanti attualmente in navigazione. Ebbene già 1/3 di queste navi non
potrebbero passare sotto un ponte alto “solo” 65m. I conti sono presto fatti,
le navi trasportano fino a 25 strati di containers, ciascuno alto 2,59m a cui
va aggiunta l’altezza dello scafo. E in futuro queste navi non saranno certo
più piccole. Il ponte dunque nasce già troppo “basso” pur avendo progettato i
piloni più alti al mondo ma la legge della catenaria è matematica, non è
un’opinione.
Ferrovia ad un solo binario in Sicilia |