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mercoledì 20 marzo 2024

IL VOLTAFACCIA
di Luigi Mazzella


 
Il voltafaccia è stato della Meloni o di Biden?
 
Come nel vecchio sketch di Carosello anch’io devo confessare di aver commesso un errore. Ho scritto, anche più volte, di un “voltafaccia” di Giorgia Meloni rispetto alle sue posizioni anti-americane, anti-Nato, Anti-Unione Europea del tempo in cui il suo partito era all’opposizione. E ho sbagliato, perché non mi ero reso conto che di vero “girellismo” si erano macchiati Joe Biden, i suoi sostanziali pupari (CIA, FBI, Pentagono) e non la nostra Presidente del Consiglio che aveva trovato Oltreoceano i suoi “Fratelli d’America”, neo-fascisti come i “fratelli d’Italia”. Eppure la metamorfosi (per usare un termine più nobile) di quel popolo definito “yankee” dagli Inglesi non era imprevedibile e non doveva sfuggirmi. Gli  Statunitensi, dopo l’acquisizione della fedeltà (“pronta, cieca e incondizionata”, come Guareschi definiva quella del “trinaricciuti” togliattiani) dei partiti comunisti Europei (e ciò per effetto della loro crisi ideologica e soprattutto finanziaria, conseguente alla caduta dell’impero sovietico, voluta, a mio parere, anche dal KGB) i  governi democratici nordamericani avevano “contato” sulla politica pauperistica propria di ogni “sinistra” (fatta di sussidi, redditi variamente denominati, cunei fiscali e via dicendo) per mantenere basso se non inesistente (e comunque non competitivo) il livello europeo di crescita economica. Con la guerra in Ucraina, lo scenario era cambiato. Gli americani, imponendo ai Paesi Europei aderenti alla NATO di dissanguarsi per inviare armi a Zelensky avevano trovato un modo diverso di risolvere i loro problemi economici, dando nuovi introiti alla loro industria delle armi e fresco sostegno alla lobby ebraica di Wall Street. Il mutamento dello scenario non era privo di conseguenze sul piano politico. I battaglioni (detti Azov) di Zelensky erano “neo-nazisti” e la violenza esercitata contro le popolazioni del Donbass filo-russe e russofone ricordava quella dei tedeschi della Seconda guerramondiale.
Il panorama mondiale, Meloni governante, si era ulteriormente incupito con lo sterminio di palestinesi inermi avviato da parte di Netanyahu, Presidente Israeliano, con il l’intento di distruggere il terrorismo di Hamas. Era chiaro che per i metodi di guerra usati in Ucraima e in Israele gli alleati naturali dell’inciampante Biden e dei suoi pupari segreti che lo sorreggevano impedendogli cadute a ripetizione non potevano essere che i fascisti.
La “pulzella della Garbatella”, nella convinzione degli americani, avrebbe maneggiato con maggiore fervore l’ascia di guerra dissotterrata dalla fossa in cui era stata nascosta dopo la fine di Hitler e di Mussolini. E ciò perché la retorica comunista non conosceva incitamenti allo scontro bellico altrettanto incisivi come quelli fascisti.  Le due immagini a) del  bacio ben centrato sulla fronte dato dal Presidente sonnambulo alla brava e solerte nipotina italica e b) dello sguardo intenso tra il Volodymir, amico dei combattenti neo-nazisti in divisa militare e la Giorgia in tailleur Armani (certamente memore delle grandi imprese dei battaglioni M, parimenti votati alla vita ed alla morte), immortalate in foto, divenute, come si dice oggi “virali”, si aggiungevano al repertorio degli incontri “di amorosi sensi” della Meloni con tutti i leader più convinti dell’inevitabilità di vedere scoppiare funghi atomici nelle nostre belle città europee. In conclusione, con l’amicizia devota per un Biden amico non solo dei battaglioni Azov Ucraini ma anche sia pure più velatamente (per convenienza politica) dell’esercito sterminatore di Natanyahu, le ceneri di Hitler e di Mussolini non hanno da rivoltarsi per la sofferenza di un tradimento d’ideali. 



Il compito della “pulzella” si sta sviluppando nel suo humus naturale. L’imbarazzo è solo dei suoi alleati di governo che non a caso vanno ognuno di essi “per la tangente” e in direzioni diverse. Oggi che Putin ha stravinto le elezioni in Russia, “l’informatissimo” Tajani, solitamente muto come un pesce, ha detto, in un inconsueto duetto a distanza con Joe Biden, che quelle elezioni non sono state libere né giuste. Il motivo della folgorazione circa la mancanza di libertà e di giustizia (sic!) nelle votazioni che hanno dato a Putin il 90% circa dei consensi che ha indotto, verosimilmente, il segretario di Forza Italia a superare la sua istintiva e naturale tendenza al silenzio, non è stata rivelata dalle fonti di informazione. C’è, però, chi sostiene che egli abbia voluto dimostrare fedeltà incondizionata alla pulzella e alla coalizione di destra (detta per celia di centro-destra) prendendo pubblicamente le distanze da Matteo Salvini che, risvegliandosi dal coma perché colpito a morte dai suoi stessi errori, aveva detto, “nientepopodimeno” che “quando un popolo vota ha sempre ragione”: affermazione ritenuta dal diffidente Tajani filo-putiniana.
Così vanno le cose in Italia: il che, con buona pace di Guareschi, non è né bello né istruttivo.