Il
voltafaccia è stato della Meloni o di Biden? Come
nel vecchio sketch di Carosello anch’io devo confessare di aver commesso un
errore. Ho scritto, anche più volte, di un “voltafaccia” di Giorgia Meloni
rispetto alle sue posizioni anti-americane, anti-Nato, Anti-Unione Europea del
tempo in cui il suo partito era all’opposizione. E ho sbagliato, perché non mi
ero reso conto che di vero “girellismo” si erano macchiati Joe Biden, i suoi
sostanziali pupari (CIA, FBI, Pentagono) e non la nostra Presidente del
Consiglio che aveva trovato Oltreoceano i suoi “Fratelli d’America”,
neo-fascisti come i “fratelli d’Italia”. Eppure la metamorfosi (per usare un
termine più nobile) di quel popolo definito “yankee” dagli Inglesi non era
imprevedibile e non doveva sfuggirmi. GliStatunitensi, dopo l’acquisizione della fedeltà (“pronta, cieca e
incondizionata”, come Guareschi definiva quella del “trinaricciuti”
togliattiani) dei partiti comunisti Europei (e ciò per effetto della loro crisi
ideologica e soprattutto finanziaria, conseguente alla caduta dell’impero
sovietico, voluta, a mio parere, anche dal KGB) igoverni democratici nordamericani avevano
“contato” sulla politica pauperistica propria di ogni “sinistra” (fatta di
sussidi, redditi variamente denominati, cunei fiscali e via dicendo) per
mantenere basso se non inesistente (e comunque non competitivo) il livello
europeo di crescita economica. Con la guerra in Ucraina, lo scenario era
cambiato. Gli americani, imponendo ai Paesi Europei aderenti alla NATO di
dissanguarsi per inviare armi a Zelensky avevano trovato un modo diverso di
risolvere i loro problemi economici, dando nuovi introiti alla loro industria
delle armi e fresco sostegno alla lobby ebraica di Wall Street. Il mutamento
dello scenario non era privo di conseguenze sul piano politico. I battaglioni
(detti Azov) di Zelensky erano “neo-nazisti” e la violenza esercitata contro le
popolazioni del Donbass filo-russe e russofone ricordava quella dei tedeschi
della Seconda guerramondiale. Il
panorama mondiale, Meloni governante, si era ulteriormente incupito con lo
sterminio di palestinesi inermi avviato da parte di Netanyahu, Presidente
Israeliano, con il l’intento di distruggere il terrorismo di Hamas. Era chiaro
che per i metodi di guerra usati in Ucraima e in Israele gli alleati naturali
dell’inciampante Biden e dei suoi pupari segreti che lo sorreggevano
impedendogli cadute a ripetizione non potevano essere che i fascisti. La
“pulzella della Garbatella”, nella convinzione degli americani, avrebbe
maneggiato con maggiore fervore l’ascia di guerra dissotterrata dalla fossa in
cui era stata nascosta dopo la fine di Hitler e di Mussolini. E ciò perché la
retorica comunista non conosceva incitamenti allo scontro bellico altrettanto
incisivi come quelli fascisti.Le due
immagini a) delbacio ben centrato sulla
fronte dato dal Presidente sonnambulo alla brava e solerte nipotina italica e
b) dello sguardo intenso tra il Volodymir, amico dei combattenti neo-nazisti in
divisa militare e la Giorgia in tailleur Armani (certamente memore delle grandi
imprese dei battaglioni M, parimenti votati alla vita ed alla morte),
immortalate in foto, divenute, come si dice oggi “virali”, si aggiungevano al
repertorio degli incontri “di amorosi sensi” della Meloni con tutti i leader
più convinti dell’inevitabilità di vedere scoppiare funghi atomici nelle nostre
belle città europee. In conclusione, con l’amicizia devota per un Biden amico
non solo dei battaglioni Azov Ucraini ma anche sia pure più velatamente (per
convenienza politica) dell’esercito sterminatore di Natanyahu, le ceneri di
Hitler e di Mussolini non hanno da rivoltarsi per la sofferenza di un tradimento
d’ideali.
Il compito della “pulzella” si sta sviluppando nel suo humus naturale.
L’imbarazzo è solo dei suoi alleati di governo che non a caso vanno ognuno di
essi “per la tangente” e in direzioni diverse. Oggi che Putin ha stravinto le
elezioni in Russia, “l’informatissimo” Tajani, solitamente muto come un pesce,
ha detto, in un inconsueto duetto a distanza con Joe Biden, che quelle elezioni
non sono state libere né giuste. Il motivo della folgorazione circa la mancanza
di libertà e di giustizia (sic!) nelle votazioni che hanno dato a Putin il 90%
circa dei consensi che ha indotto, verosimilmente, il segretario di Forza
Italia a superare la sua istintiva e naturale tendenza al silenzio, non è stata
rivelata dalle fonti di informazione. C’è, però, chi sostiene che egli abbia
voluto dimostrare fedeltà incondizionata alla pulzella e alla coalizione di destra
(detta per celia di centro-destra) prendendo pubblicamente le distanze da
Matteo Salvini che, risvegliandosi dal coma perché colpito a morte dai suoi
stessi errori, aveva detto, “nientepopodimeno” che “quando un popolo vota ha sempre
ragione”: affermazione ritenuta dal diffidente Tajani filo-putiniana. Così
vanno le cose in Italia: il che, con buona pace di Guareschi, non è né bello né
istruttivo.