Firenze, patria delle
utopie ad Alta Velocità. E della favolistica mediatica Qualcuno potrebbe spiegare agli amministratori della Regione
Toscana che anche le favole vanno sapute raccontare? È dal 1999 che si tenta di
vendere a Firenze la pelle dell’orso del passante ferroviario ad Alta Velocità
prima di averlo catturato. 25 anni dopo, l’ennesimo annuncio dell’ennesimo
assessore alle infrastrutture, Stefano Baccelli. Questa volta sui titoli di un
giornale la promessa recita: “La TAV entro il 2027”! E in video lo conferma autorevolmente
il presidente Eugenio Giani. Forse nessuno ha comunicato a costoro che persino
il committente RFI è assai prudente. Sarebbe bastato informarsi, magari
consultando il sito dell’Ufficio
Nodo
del Comune di Firenze dedicato alla TAV. Lì è stato pubblicato, dopo
sollecitazioni e rimostranze presentate da Idra
ai responsabili di RFI, il
cronoprogramma dei lavori contrattualizzato con l'esecutore dei lavori, il
Consorzio Florentia: un documento intitolato “Cronoprogramma
dei Lavori 2023-2029” che già nel titolo appare smentire entrambi.
Nel primo istogramma della prima scheda di quel documento leggiamo che la ‘fine
lavori’ è programmata per fine aprile 2029. Salvo imprevisti, ovviamente. Che a
Firenze durano da 25 anni. Questo è infatti solo l’ultimo di una collezione di
cronoprogrammi presentati nei lustri dalle Ferrovie dopo la chiusura della
conferenza di servizi del 3 marzo 1999, puntualmente sconfessati dai fatti. I media, dal canto loro, sembrano
registrare le dichiarazioni dei politici di turno senza discuterle, e le
riportano senza verificarne nemmeno a
posteriori l’attendibilità. C’è persino chi vola, come la Rai, e annuncia: “Entro fine anno prevista la conclusione degli scavi
per il tunnel TAV a Firenze”! Provvederanno a correggere le informazioni date? Ai microfoni della TGR della Toscana il presidente Giani dice di
auspicare un dibattito pubblico per le aree intorno alla nuova stazione: “Col sindaco Nardella ne abbiamo parlato:
nei prossimi mesi dovrà essere questo un po’ il tema di fondo della Firenze del
futuro”.
Noi ci domandiamo: quanto è legittimo scomodare il termine dibattito
pubblico a opera già avviata, decisa senza confronto pubblico fra opzioni
alternative, approvata senza ascolto della cittadinanza, licenziata senza
valutazione di impatto ambientale nell’area critica della stazione a rischio
esondazione dei torrenti Mugnone e Terzolle? Perché mai la cittadinanza
dovrebbe sentirsi attratta da un progetto che la penalizza? Il danno per i visitatori
della città d’arte e i fiorentini che ancora la abitano è documentato dallo
stesso ministero delle Infrastrutture con una radiografia impietosa fatta
di dati, numeri e proiezioni. In sintesi: “La posizione della nuova stazione
ha le seguenti conseguenze: a) trovandosi a circa 1 km da SMN, comporta un
corrispondente aggravio di tempi e costi di accesso per i destinati al centro,
oltre che un prevedibile cambio di modo (da piedi a TPL); b) tutte le
connessioni tra treni AV su Belfiore e altri treni non AV (quindi REG e IC) su
SMN, sono perse o comportano un aggravio di tempo”. Giani potrà averne
parlato con Nardella. Ma dalle informazioni ricevute a più riprese da RFI, a Idra risulta che il ‘tavolo tecnico’
con la Regione Toscana e il Comune di Firenze per le sistemazioni esterne alla
Stazione langue senza addivenire a soluzioni condivise. Fra non molto
Giani lascerà. Nardella ancor prima. Non si corre il rischio che, travestita da
“dibattito pubblico” coi suoi bravi tempi ‘democratici’, la patata bollente di
una missione urbanistica impossibile (emblematiche
le conversioni a U di Nardella) sia lasciata elegantemente in eredità a chi
verrà dopo? Coi cittadini in mezzo a subirne le conseguenze?