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giovedì 21 marzo 2024

UNA LISTA CONTRO LA GUERRA
di Angelo Gaccione


 
La nota del presidente del Centro Gandhi di Pisa, Rocco Altieri, pubblicata sulla prima pagina di “Odissea” martedì 19 marzo 2024 col titolo: Disarmisti ed elezioni (vedi link qui sotto) https://libertariam.blogspot.com/2024/03/disarmisti-ed-elezioni-di-rocco-altieri.html
mi permette di fare qualche considerazione. Lo faccio dopo aver raccolto molti malumori provenienti da luoghi diversi e da persone di età e ideali differenti, ma tutte accomunate dallo stesso sentimento ostile verso la guerra. La loro delusione si incentra su poche ma importanti considerazioni. Poiché in questo lungo arco di guerra (russo-ucraina) si sono fatte marce, raccolte migliaia di firme nelle piazze, ci sono state mobilitazioni, scioperi, dibattiti, incontri pubblici, e persino prodotto libri, ci si domanda come mai, dal momento che si voleva creare un movimento (o partito) contro la guerra che concorresse alle elezioni europee, non si sia proposta all’intera galassia contraria alla guerra questa eventualità. L’aggregazione su questo punto specifico: fine del conflitto, e dunque basta invio di armi e di soldi per il massacro, doveva essere quanto più vasta possibile e con poche parole d’ordine chiare a tutte e tutti, perché solo facendo massa si può avere qualche possibilità di successo. Convincere gli astensionisti e portare dalla nostra parte chi ne sta subendo le conseguenze (ceti popolari e ceti medio-bassi impoveriti). L’ultima bolletta della luce si è mangiato quasi un quinto della mia pensione. 



Magari si sarebbe potuto trovare un nome identificabile immediatamente, un simbolo più efficace e mettere su un programma pochi punti e condivisi. Ovviamente non ci sarebbe stato spazio per tutti sulla lista, ma fissare dei criteri sarebbe stato necessario. Ad esempio dare la precedenza a nomi di sicura affidabilità. A chi ha speso la vita contro armamenti, eserciti, mercanti di morte, basi militari e ne ha subìto la galera, ad alcuni obiettori di coscienza, a quei lavoratori portuali che hanno scioperato contro l’invio di armi sul fronte di guerra, ad esponenti dei movimenti pacifisti e nonviolenti che conosciamo da sempre per il loro rigore e la loro moralità. Ad attivisti dei movimenti di donne e di giovani che abbiamo visto nelle piazze, a qualche figura partigiana autorevole, alle infermiere che si sono sacrificate durante la pandemia e che sono massacrate dai duri turni di lavoro, a qualche medico che si è distinto per umanità e per la difesa della sanità pubblica. A quanti dentro i movimenti religiosi hanno sposato la via del negoziato e della trattativa con molta determinazione. E soprattutto con un mandato preciso, su un obiettivo preciso, e da cui non si dovrà derogare. Una lista, cioè, che si avrebbe avuto voglia di votare, e per una causa che ci riguarda tutti come uomini e donne minacciati di estinzione dai guerrafondai di ogni tipo. Invece molti temono che la lista Pace Terra Dignità sia stata concepita in maniera troppo verticistica; che possa essere confusa con una delle tante presentate dai partiti; che non siano stati definiti con chiarezza i pochi punti su cui dobbiamo tutti convergere; che sarebbe stato più efficace un nome secco e che contenesse la parola guerra. Un lavoro condiviso avrebbe di sicuro favorito un legame più capillare con tutto quanto si muove di più vitale nella società civile. Si è ancora in tempo? Io spero di sì.



PS. Ringrazio il presidente Altieri per la stima che pubblicamente ha mostrato alla mia persona, ma potrò dare il mio contributo alle comuni idee disarmiste da compagno di strada e dal basso come ho sempre fatto.