La nota
del presidente del Centro Gandhi di Pisa, Rocco Altieri, pubblicata sulla prima
pagina di “Odissea” martedì 19 marzo 2024 col titolo: Disarmisti ed elezioni
(vedi link qui sotto)https://libertariam.blogspot.com/2024/03/disarmisti-ed-elezioni-di-rocco-altieri.html mi permette di
fare qualche considerazione. Lo faccio dopo aver raccolto molti malumori
provenienti da luoghi diversi e da persone di età e ideali differenti, ma tutte
accomunate dallo stesso sentimento ostile verso la guerra. La loro delusione si
incentra su poche ma importanti considerazioni. Poiché in questo lungo arco di
guerra (russo-ucraina) si sono fatte marce, raccolte migliaia di firme nelle
piazze, ci sono state mobilitazioni, scioperi, dibattiti, incontri pubblici, e
persino prodotto libri, ci si domanda come mai, dal momento che si voleva
creare un movimento (o partito) contro la guerra che concorresse alle elezioni
europee, non si sia proposta all’intera galassia contraria alla guerra questa
eventualità. L’aggregazione su questo punto specifico: fine del conflitto, e
dunque basta invio di armi e di soldi per il massacro, doveva essere quanto più
vasta possibile e con poche parole d’ordine chiare a tutte e tutti, perché solo
facendo massa si può avere qualche possibilità di successo. Convincere gli
astensionisti e portare dalla nostra parte chi ne sta subendo le conseguenze (ceti
popolari e ceti medio-bassi impoveriti). L’ultima bolletta della luce si è
mangiato quasi un quinto della mia pensione.
Magari si sarebbe potuto trovare
un nome identificabile immediatamente, un simbolo più efficace e mettere su un
programma pochi punti e condivisi. Ovviamente non ci sarebbe stato spazio per
tutti sulla lista, ma fissare dei criteri sarebbe stato necessario. Ad esempio
dare la precedenza a nomi di sicura affidabilità. A chi ha speso la vita contro
armamenti, eserciti, mercanti di morte, basi militari e ne ha subìto la galera,
ad alcuni obiettori di coscienza, a quei lavoratori portuali che hanno scioperato
contro l’invio di armi sul fronte di guerra, ad esponenti dei movimenti
pacifisti e nonviolenti che conosciamo da sempre per il loro rigore e la loro
moralità. Ad attivisti dei movimenti di donne e di giovani che abbiamo visto
nelle piazze, a qualche figura partigiana autorevole, alle infermiere che si
sono sacrificate durante la pandemia e che sono massacrate dai duri turni di
lavoro, a qualche medico che si è distinto per umanità e per la difesa della
sanità pubblica. A quanti dentro i movimenti religiosi hanno sposato la via del
negoziato e della trattativa con molta determinazione. E soprattutto con un
mandato preciso, su un obiettivo preciso, e da cui non si dovrà derogare. Una
lista, cioè, che si avrebbe avuto voglia di votare, e per una causa che ci
riguarda tutti come uomini e donne minacciati di estinzione dai guerrafondai di
ogni tipo. Invece molti temono che la lista Pace Terra Dignità sia stata
concepita in maniera troppo verticistica; che possa essere confusa con una
delle tante presentate dai partiti; che non siano stati definiti con chiarezza
i pochi punti su cui dobbiamo tutti convergere; che sarebbe stato più efficace
un nome secco e che contenesse la parola guerra. Un lavoro condiviso avrebbe di
sicuro favorito un legame più capillare con tutto quanto si muove di più vitale
nella società civile. Si è ancora in tempo? Io spero di sì.
PS.
Ringrazio il presidente Altieri per la stima che pubblicamente ha mostrato alla
mia persona, ma potrò dare il mio contributo alle comuni idee disarmiste da
compagno di strada e dal basso come ho sempre fatto.