Festival europeo del giornalismo
e dell’alfabetizzazione ai media Firenze, 14 marzo 2024. In occasione del Festival di Firenze, Idra ha
consegnato 22 domande ai professionisti della notizia chiedendo di rispondere
via email. Sono domande insidiose, come si può vedere; domande che ciascuno di
noi dovrebbe porsi. A chi si occupa di comunicazione sorge spesso il dubbio
che, per la pessima piega che essa ha assunto in termini di servilismo e
subalternità ai vari poteri, sia andata via via delegittimandosi agli
occhi del pubblico, tanto che lo stesso Ordine dei giornalisti sembra a molti
divenuto obsoleto e inutile. È inutile dire che, se le risposte arriveranno,
“Odissea” le pubblicherà in prima pagina.
1. Quale grado di autonomia e
rispettabilità è legittimo rivendicare quando l’informazione si avvale
prevalentemente di fonti istituzionali, uffici stampa, agenzie private o di
parte, non sottoposte a verifica quanto a veridicità, coerenza, esaustività?
Può un’informazione degna di questo nome fornire una descrizione efficace della
vita sociale e politica di un Paese? 2. L’attendibilità di una notizia viene determinata sulla
base di circostanze oggettive documentabili, o invece di un ruolo
autoassegnato? Rincorrere la velocità è nell’interesse del lettore? 3. Recentemente è stata attestata la veridicità di notizie
censurate dai media social sotto
pressione di entità governative: etichettate come disinformazione, si era
ritenuto più sicuro oscurarle. Circostanze del genere non rappresentano uno
scandalo giornalistico da prima pagina? 4. Con quale frequenza accade che
errori materiali lampanti di dati, date, cifre o accadimenti vengano corretti
pubblicamente, magari con lo stesso impegno e analoga evidenza?
5. L’abuso di termini stranieri,
in particolare anglicismi, pur disponendo di ottimi corrispettivi nella lingua
nazionale, giova alla trasparenza e all’efficacia di una comunicazione democratica? 6. È sensato riconoscere anche
responsabilità culturali e didattiche ai contenuti dell’informazione veicolata
dai media? Come contrastare allora le lacune nella padronanza della
lingua e le imprecisioni nella pronuncia di vocaboli esteri incautamente
esibiti? 7. Le emittenti radiofoniche e
televisive locali hanno beneficiato del “contributo
straordinario per i servizi informativi” connessi alla diffusione del
contagio da Covid-19, normato da un decreto ministeriale? Hai provato imbarazzo
nell’ottemperare all’impegno a trasmettere “messaggi
di comunicazione istituzionale” di fonte governativa su materie delicate,
opinabili e controverse come le misure eccezionali in fatto di sanità pubblica?
Ritieni in ogni caso un indicatore di qualità del servizio giornalistico avervi
acconsentito? Resisteresti in futuro a pressioni di questo tipo? 8. L’appiattimento manifestatosi
nell’approccio a temi come la pandemia Covid o il riacutizzarsi del conflitto
in Europa orientale), e la presentazione manichea delle componenti in
conflitto, rispondono forse ai requisiti di una comunicazione laica e liberale?
9. Ritieni che per allinearsi
alle esigenze della “comunicazione
istituzionale” promossa e variamente foraggiata dagli esecutivi, quella
giornalistica abbia fatto ricorso a tecniche riconducibili alla deontologia
professionale? Può considerarsi appropriata la consuetudine, oramai divenuta
automatica, di selezionare i fatti di cronaca secondo criteri che non vengono
esplicitati né spiegati, o la censura preventiva di una quantità di fonti
dichiarate apoditticamente inattendibili? 10. Gli appuntamenti informativi
coi referenti dell’amministrazione pubblica (colloqui, conferenze stampa,
interviste) dovrebbero essere preparati documentandosi sulle materie oggetto
dell’incontro, sulle caratteristiche e la biografia dell’interlocutore, sul
contesto dell’appuntamento, così da permettere di interloquire con domande,
integrazioni, osservazioni? O è preferibile il copia-incolla, la riproduzione
meccanica della velina di turno? 11. Come deve la cittadinanza
ragionevolmente valutare la qualità dell’operato di cronisti ingaggiati con
retribuzioni poco decorose, costretti a seguire in affanno e superficialmente
il fitto e variegato calendario di turno di appuntamenti in programma, da desk
o sul campo? 12. Quali provvedimenti sarebbe
necessario adottare per scongiurare la manipolazione delle notizie
(intenzionale o involontaria) frutto di immagini non pertinenti associate ai
testi?
13. La venatura palesemente
valutativa che il cronista rivela quando, nel dar conto degli eventi, si avvale
di aggettivazioni, toni, espressioni, posture chiaramente orientate, non rischia,
a tuo avviso, di far percepire l’informazione come mera propaganda? E di
accreditare i dubbi di chi teme che il giornalismo si stia trasformando da
‘professione della verità’ in grancassa del potere? 14. Condividi che proprio il
conformismo di fondo al quale sembra essersi adattata la comunicazione
giornalistica sia all’origine della crisi di credibilità del ‘quarto potere’
contemporaneo?In
passato consultare più giornali permetteva di farsi un’opinione considerando
punti di vista differenti e divergenti. Oggi che l’informazione dominante
veicola un’unica versione dei fatti mettendo al bando quelle contrarie, come si
può coltivare lo spirito critico? 15. Il giornalismo contemporaneo semplifica la comunicazione
riducendo le sfumature e le complessità del mondo reale alla dicotomia
buono/cattivo. Questa banalizzazione dei messaggi, tipica della narrazione nel
mondo infantile, è in contrasto con la necessità di esporre i fatti nel modo
più oggettivo possibile? 16. Dall’evoluzione digitale
applicata al cosiddetto ‘fact checking’ è lecito attendersi che emancipi dalla
disinformazione, o non piuttosto che consolidi e radicalizzi gli attuali
protocolli-di-verità a senso unico? In quali casi il ‘fact-checking’
ha smontato versioni ufficiali poi smentite dai fatti?
17. Julian Assange è il simbolo del giornalismo d’inchiesta.
Il fatto che sia per questo perseguitato dallo stesso Occidente che mena vanto
della propria democraticità, non è forse l’attestazione di una ‘libertà di
stampa’ solo millantata a parole? 18. Se non c’è da sorprendersi
dell’avvenuta quasi-scomparsa del giornalismo d’inchiesta, potrà forse
l’Intelligenza Artificiale rimediare al tramonto della capacità di indagine? O
ne decreterà piuttosto, in linea con l’involuzione ‘naturale’ del mestiere di
giornalista, la scomparsa definitiva? 19. È possibile oggi riconoscere l’elaborato di un
giornalista rispetto a un prodotto dell’intelligenza artificiale generativa?
Questo non espone l’intera categoria a un’imminente obsolescenza? 20. Il successo crescente dei cosiddetti ‘influencer’
rispetto ai media tradizionali
certifica una perdita di utilità e credibilità della professione giornalistica?
21. In democrazia il giornalismo permette alla cittadinanza
di controllare il potere conoscendone l’operato. Nei regimi totalitari i media permettono al potere di
controllare il popolo attraverso la propaganda. Oggi in quale delle due
condizioni ci troviamo? 22. Quali garanzie effettive, e
attraverso quali strumenti specifici, assicura all’informazione libera e
democratica l’appartenenza all’Ordine dei giornalisti? Perché l’esercizio del
mestiere deve esservi subordinato, se già il codice civile e quello penale sono
sufficienti a orientarne, disciplinarne ed eventualmente sanzionarne l’operato? Associazione
di volontariato Idra 055.760.27.73, 334.904.36.02, idrafir@gmail.com; http://www.idraonlus.it, https://www.facebook.com/idra.firenze