Berlino.Il 22 Aprile 1724 nacque a
Königsberg il filosofo Immanuel Kant. Oggi se ne festeggia il trecentesimo
anniversario. Nell’odierna newsletter del Professor Heribert Prantl, giurista e
pubblicista, molto noto non solo in Baviera dove spesso scrive per la
Süddeutsche Zeitung, si fa riferimento ad un’opera kantiana forse non molto conosciuta,
ma ben adatta a questi tempi di morti e stragi di guerra. Il titolo, riferisce
Prantl, Kant lo prende ironicamente dal nome di una locanda, situata nei pressi
di un cimitero. Il filosofo naturalmente non vuole certo parlare solo di morte,
ma esprimere il suo pensiero sulla pace, che non cade dal cielo e neppure è
insita nella natura dell’uomo. Per assicurarla e mantenerla ci vogliono, così
Kant/Prantl, una ferma volontà, una logica rigorosa e una grande capacità
politica. Doti che oggi non sembrano essere alla portata di tutti. Neanche di
quelli che la invocano senza tener conto della realtà tra aggressori e
aggrediti e senza neppure sentire quella pietas che dobbiamo a tutte le
innumerevoli vittime di guerra. Una pace ingiusta non è una pace. Cosa
sarebbero oggi l’Europa e la Germania se Hitler non fosse stato costretto alla
resa? Certo meglio senza le armi quando la situazione lo permette. Le dittature,
oggi, non mancano e ben nota a tutti è la loro sete di sangue, non solo verso i
“nemici giurati” all’esterno dei loro paesi, ma all’interno degli stessi stati,
nelle cui prigioni vengono segregate e torturate fino alla morte le persone che
dissentono, solo perché anelano libertà e democrazia. A me, leggendo la
newsletter è venuta in mente la “frase dedica” del grande poeta e drammaturgo
tedesco Friedrich Schiller che introduce il suo dramma teatrale I masnadieri
(Die Räuber). La frase dedica è “In tyrannos” - contro la tirannia -. Di questo
anche oggi, cercando la pace, dobbiamo tenerne conto. Lisa Mazzi