Sul nuovo libro di Renzo
Vidale, Ricordo di Giampiero Neri, la prima cosada dire è che è bello. La veste editoriale, infatti, è molto curata non solo
professionalmente, ma anche affettivamente. Desidero sottolineare il ruolo che
riveste la fotografia in copertina, scattata da Renzo, che ritrae il poeta come
fosse ancora vivo tra noi. Ed è questo lo scopo dell’incontro di oggi: fare
sentire la voce di Giampiero tramite lo sguardo di uno dei suoi più cari amici.
Era un piacere ascoltarli, quando si scambiavano pareri di carattere letterario
oppure discutevano delle partite giocate dall’Inter. Ho potuto osservare questi
momenti, con discrezione, durante le riunioni a casa di Valeria Dal Bo, che, da
circa trent’anni, ci ospita a leggere e analizzare i nostri scritti.Dispiace
che la poltrona prescelta da Giampiero ora sia vuota perché la sua figura
cordiale, ma non accondiscendente era fondamentale per tutti noi. Quegli incontri
erano stati denominati da Neri Tertulia, una
parola spagnola che significa circolo, cenacolo. Rimaniamo colpiti dalla capacità di Renzo di comprendere il
mondo interiore, il carattere, i gusti, il modo di fare di Giampiero. L'eloquio
lento, il tono pacato erano stati oggetto di una certa ironia da parte di un
amico banchiere: “Vorrà dire che, tra una parola e l’altra, me farò un sognet”.
Tale predisposizione riflessiva non è un limite, ma un atteggiamento che dà valore
alle parole e alle pause di silenzio. Un attore bravo non legge velocemente, ma
dona importanza a quegli spazi vuoti che esprimono tanto. Ne consegue che il
linguaggio deve essere essenziale, attento ad ogni singolo vocabolo. Non a caso
il critico Giacinto Spagnoletti aveva accostato la produzione di Neri a quella
di Camillo Sbarbaro, pacato, sereno e alieno dalla retorica: “Lei mi ricorda
Camillo Sbarbaro (è poco?) nella secchezza dell’espressione e nel taglio delle
immagini”. Non dimentichiamo che entrambi amavano le scienze naturali, Sbarbaro
soprattutto la botanica. Lo stile calibrato, che mira all’oggetto e non ad
espedienti artefatti, l’abbinamento appropriato tra sostantivo e aggettivo, la
scelta della punteggiatura si colgono anche nelle originali prose poetiche di
Vidale. Conta ciò che si comunica e non le frasi ad effetto; occorre nel lavoro
creativo operare una sintesi, evitando l’eccesso. La sintassi è chiara con
andamento scorrevole e un ritmo che trova un suo equilibrio. Nell’opera si
susseguono numerose immagini: scorci di vita, momenti conviviali,
considerazioni sulla bellezza femminile, a cui Giampiero era molto sensibile,
pareri su artisti e scrittori (Terragni, Gadda…) su Giovanni, il senza tetto,
che Renzo ha voluto conoscere. Ma cupe ombre si addensavano, dall’inverno del
2023, su Giampiero. Persino le visite all’ospedale, dove il poeta era
ricoverato, fornivano spunti di dialogo. Una colonia di corvi, avvistata dal
poeta dalla finestra del nosocomio è avvertita come presagio luttuoso. Vengono
in mente i versi di Carducci in Nevicata:
“Uccelli raminghi a’ vetri appannati” compaiono, oppure la lirica Il corvo di Edgar Allan Poe che richiama
il nostro destino. Possiamo individuare tutte le sfumature del brano: l’uso del
passato remoto, presente anche nelle altre prose, che ci riporta in un tempo
lontano per chiudersi poi con quel silenzio che sembra una sorta di addio:
“Giampiero guardò in direzione della grande finestra.. Era pallido in viso.. Avrebbe
voluto aggiungere dell’altro, ma rimase in silenzio”. Ogni vocabolo ha una sua funzione nella narrazione e trasmette
tante sensazioni dall’inquietudine alla ricerca di quesiti esistenziali. Vidale, pur essendo protagonista insieme a Neri dei racconti,
con molto garbo per non prevaricare, si definisce genericamente con un lui che
interagisce. Un’armonia si percepisce in tutto il lavoro, in perfetta sintonia
con la poetica di Giampiero: “A chi gli chiedeva quali regole metriche seguisse
per raggiungere l’armonia, rispondeva dal risuonare dei significati.
Aggiungeva: “La poesia è l’utile unito al vero”, considerazione da non
trascurare, in un’epoca in cui si evade troppo spesso dalla realtà in modo
arbitrario. Potrei continuare con numerosi esempi, ma desidero concludere
apprezzando l’intensità di queste pagine che ridanno vita al poeta e all’uomo
Giampiero, evitando la celebrazione, da lui detestata. Il ricordo di tanti
episodi significativi e marginali rappresenta un frammento di eternità attuato
dalla scrittura.