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mercoledì 10 aprile 2024

IL LIBRO DI VIDALE
di Mariacristina Pianta


La copertina del libro

Sul nuovo libro di Renzo Vidale, Ricordo di Giampiero Neri, la prima cosa da dire è che è bello. La veste editoriale, infatti, è molto curata non solo professionalmente, ma anche affettivamente. Desidero sottolineare il ruolo che riveste la fotografia in copertina, scattata da Renzo, che ritrae il poeta come fosse ancora vivo tra noi. Ed è questo lo scopo dell’incontro di oggi: fare sentire la voce di Giampiero tramite lo sguardo di uno dei suoi più cari amici. Era un piacere ascoltarli, quando si scambiavano pareri di carattere letterario oppure discutevano delle partite giocate dall’Inter. Ho potuto osservare questi momenti, con discrezione, durante le riunioni a casa di Valeria Dal Bo, che, da circa trent’anni, ci ospita a leggere e analizzare i nostri scritti. Dispiace che la poltrona prescelta da Giampiero ora sia vuota perché la sua figura cordiale, ma non accondiscendente era fondamentale per tutti noi. Quegli incontri erano stati denominati da Neri Tertulia, una parola spagnola che significa circolo, cenacolo.            
Rimaniamo colpiti dalla capacità di Renzo di comprendere il mondo interiore, il carattere, i gusti, il modo di fare di Giampiero. L'eloquio lento, il tono pacato erano stati oggetto di una certa ironia da parte di un amico banchiere: “Vorrà dire che, tra una parola e l’altra, me farò un sognet”. Tale predisposizione riflessiva non è un limite, ma un atteggiamento che dà valore alle parole e alle pause di silenzio. Un attore bravo non legge velocemente, ma dona importanza a quegli spazi vuoti che esprimono tanto. Ne consegue che il linguaggio deve essere essenziale, attento ad ogni singolo vocabolo. Non a caso il critico Giacinto Spagnoletti aveva accostato la produzione di Neri a quella di Camillo Sbarbaro, pacato, sereno e alieno dalla retorica: “Lei mi ricorda Camillo Sbarbaro (è poco?) nella secchezza dell’espressione e nel taglio delle immagini”. Non dimentichiamo che entrambi amavano le scienze naturali, Sbarbaro soprattutto la botanica. Lo stile calibrato, che mira all’oggetto e non ad espedienti artefatti, l’abbinamento appropriato tra sostantivo e aggettivo, la scelta della punteggiatura si colgono anche nelle originali prose poetiche di Vidale. Conta ciò che si comunica e non le frasi ad effetto; occorre nel lavoro creativo operare una sintesi, evitando l’eccesso. La sintassi è chiara con andamento scorrevole e un ritmo che trova un suo equilibrio. Nell’opera si susseguono numerose immagini: scorci di vita, momenti conviviali, considerazioni sulla bellezza femminile, a cui Giampiero era molto sensibile, pareri su artisti e scrittori (Terragni, Gadda…) su Giovanni, il senza tetto, che Renzo ha voluto conoscere. Ma cupe ombre si addensavano, dall’inverno del 2023, su Giampiero. Persino le visite all’ospedale, dove il poeta era ricoverato, fornivano spunti di dialogo. Una colonia di corvi, avvistata dal poeta dalla finestra del nosocomio è avvertita come presagio luttuoso. Vengono in mente i versi di Carducci in Nevicata: “Uccelli raminghi a’ vetri appannati” compaiono, oppure la lirica Il corvo di Edgar Allan Poe che richiama il nostro destino. Possiamo individuare tutte le sfumature del brano: l’uso del passato remoto, presente anche nelle altre prose, che ci riporta in un tempo lontano per chiudersi poi con quel silenzio che sembra una sorta di addio: “Giampiero guardò in direzione della grande finestra.. Era pallido in viso.. Avrebbe voluto aggiungere dell’altro, ma rimase in silenzio”.
Ogni vocabolo ha una sua funzione nella narrazione e trasmette tante sensazioni dall’inquietudine alla ricerca di quesiti esistenziali.
Vidale, pur essendo protagonista insieme a Neri dei racconti, con molto garbo per non prevaricare, si definisce genericamente con un lui che interagisce. Un’armonia si percepisce in tutto il lavoro, in perfetta sintonia con la poetica di Giampiero: “A chi gli chiedeva quali regole metriche seguisse per raggiungere l’armonia, rispondeva dal risuonare dei significati. Aggiungeva: “La poesia è l’utile unito al vero”, considerazione da non trascurare, in un’epoca in cui si evade troppo spesso dalla realtà in modo arbitrario. Potrei continuare con numerosi esempi, ma desidero concludere apprezzando l’intensità di queste pagine che ridanno vita al poeta e all’uomo Giampiero, evitando la celebrazione, da lui detestata. Il ricordo di tanti episodi significativi e marginali rappresenta un frammento di eternità attuato dalla scrittura.