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sabato 20 aprile 2024

LA PERDITA DI FIDUCIA
di Luigi Mazzella

Vanni Moroni
Allegoria della fiducia

Fides” è una parola latina. Prima che se ne impossessasse la religione cattolica per indicare il dono che Dio fa agli esseri umani di poter credere senza pensare, esprimeva un concetto ben diverso: la possibilità di confidare sulla parola altrui senza contratti né testimoni. Il termine era inteso, in buona sostanza, come la personificazione della lealtà nel privato e come la base, nel pubblico, della fiducia dell’individuo nei confronti dell’autorità. Oggi, nessuno ne parla e sembra, quindi, che il problema di una perdita della fiducia non esista. E, invece, soprattutto la perdita della fides publica nella veridicità dell’informazione che governanti e uomini ai vertici della res comune danno ai cittadini è di importanza vitale per ogni società che non voglia autodistruggersi. Se, infatti, le fake news pervadono i media di mano privata e pubblica, se si dubita della veridicità delle dichiarazioni ufficiali delle più alte autorità dello Stato e se a ciò si aggiungono gli interventi repressivi o limitativi della libertà di parola (toccando anche l’informazione on line e vietandole di auto-organizzarsi) il cittadino è tenuto, in buona sostanza, lontano dalla verità. Il che, avrebbe detto Guareschi, non è né bello né istruttivo! Ciò premesso, in astratto e in termini generali, vediamo che cosa succede, in concreto, nel nostro disastrato Occidente. Con pubbliche e solenni dichiarazioni, Grandi Potenze (fuor di metafora: quelle Anglosassoni) assicurano ai cittadini del mondo intero che in una data situazione esse terranno un certo comportamento, ma poi i sospetti che il loro atteggiamento sia ben diverso e probabilmente del tutto opposto a quello dichiarato sono alimentati da movimenti di opinione sotterranei (e neppure tanto occulti, perché rivelati da varie fonti). In altre parole, la figura dell’agente provocatore che dice e dichiara solennemente di voler perseguire un evento per ingannare la massa e intanto costruire in segreto, predisponendo gli strumenti adeguati, le premesse per un evento del tutto contrario a quello promesso è diventata una prassi costante. E ciò sia a livello internazionale (fuor di metafora: le predette Grandi Potenze) sia all’interno dei singoli Paesi (fuor di metafora in Italia: il “Grillismo” vicino alla politica delle grandi Potenze, ma critico di essa con estrema violenza verbale). In conseguenza nel primo caso non si può avere fiducia che a un promesso “distacco” da un’iniziativa di sicura impopolarità etica e diplomatica  e di ancora più certa scorrettezza politica o militare sia effettivamente data attuazione; nel secondo caso non si può dare credito a forze politiche che “cavalchino” il disagio di una maggioranza dissenziente (ma non presente in Parlamento) affermando di voler fare una politica diversa da quella dei governanti, con la riserva (il propositum in mente retentum, ancora una volta, dei Romani) di volere invece consentire, assorbendo il dissenso, che si continui a fare ciò che si dichiara errato. Domanda finale: rebus sic stantibus, ritenete saggio il comportamento del filosofo (non a caso, idealista hegeliano) Benedetto Croce che faceva gli scongiuri udendo pronunciare le generalità e il titolo dell’opera di Oswald Spengler?