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lunedì 1 aprile 2024

Nel cimitero di Crespi d’Adda
di Alberto Figliolia



Piccole irregolari lapidi
sul prato di tenue smeraldo
sotto il cielo
onnipotente e pur incredulo;
pietre stinte al vento,
i nomi a fatica si leggono,
una distesa di generazioni
fra il cerchio dei monti
e il fiume senza tempo.
 
Consumarono l’esistenza
nei campi odorosi di fatica,
una preghiera al tramonto
e polenta sul tavolo
o una povera zuppa,
i bambini col moccio,
il futuro già morto.
 
Consumarono l’esistenza
fra macchine voraci:
dodici ore in piedi
dai nove anni in su
e se ti scappava la pipì
dovevi attendere
la fine del turno
mentre fibre e scarti
ti ostruivano il respiro
 
(e il generale sparava
sulla folla di innocenti
che chiedevano pane e giustizia
e le barricate erano fumo,
erano sangue, paura, rabbia
 
e il generale sparava
sugli abiti lisi.
sui frati del popolo,
sui morti di fame
nei crocicchi, nelle vie, nelle piazze;
sparava al cuore
dell’umanità senza voce
 
e il re appuntò la medaglia
al petto del carnefice)
 
questo penso
quando scorro
le piccole irregolari lapidi
del cimitero
di contadini e operai,
pietre stinte al vento,
i nomi letti a fatica.